Schäuble ci spiega perché elogia il rigorista Monti e salva Tremonti
“Monti ha sgombrato il campo dagli equivoci su un dominio tedesco in Europa – ha detto al Foglio il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, a margine di un evento tenutosi due giorni fa a Berlino per celebrare l'euro – In passato come commissario Ue alla Concorrenza ha dimostrato di essere un grande europeista. Allo stesso tempo è stato capace di dire agli italiani che, se sono nei guai, è colpa dei debiti che la loro classe politica ha accumulato”. Schäuble salva pure l'ex ministro dell'Economia.
Berlino. “Se anche riuscisse ad andare in porto tutto quello che si è deciso con il Consiglio di Bruxelles del 9 dicembre, ne nascerebbe un Frankenstein”. Così ieri l'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, in un'intervista alla Stampa, ha criticato il Patto salva euro a trazione tedesca, esplicitando il suo disappunto per la gestione della crisi dei debiti sovrani da parte di Angela Merkel. E questa è solo l'ultima delle critiche che l'establishment italiano – senza distinzioni politiche, inclusi europeisti storici come Romano Prodi – ha riservato alla leadership di Berlino. Il paradosso è che in Germania, invece, almeno in questa fase gli elogi per la politica italiana abbondano: “Monti ha sgombrato il campo dagli equivoci su un dominio tedesco in Europa – ha detto al Foglio il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, a margine di un evento tenutosi due giorni fa a Berlino per celebrare l'euro – In passato come commissario Ue alla Concorrenza ha dimostrato di essere un grande europeista. Allo stesso tempo è stato capace di dire agli italiani che, se sono nei guai, è colpa dei debiti che la loro classe politica ha accumulato”. Schäuble salva pure l'ex ministro dell'Economia: “Io ho lavorato molto bene con Giulio Tremonti in questi anni. So che in Italia non ha avuto la fortuna e il rispetto che si è guadagnato in Europa, ma non posso giudicarlo. Non voglio entrare in questioni di politica interna”.
A Berlino il ministro del governo Merkel ha parlato sedendo di fianco a Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e quindi membro del Consiglio direttivo della Bce, il quale non si è limitato a celebrare i pur “innegabili successi dell'euro”. E' andato oltre, chiarendo su che cosa la Germania non sia affatto disposta a trattare: la trasformazione della Bce in una Fed europea. A questo proposito Weidmann ha soggiunto: “Il dibattito è già anche durato troppo a lungo”. Gli ha fatto eco Schäuble: “Stampare denaro negli Stati Uniti non ha mai portato a risultati brillanti. L'abbiamo visto anche nella recente crisi finanziaria”.
La consonanza tra i due è piena. La reazione di entrambi, per esempio, è piuttosto brusca quando si giunge a parlare delle dichiarazioni rilasciate da Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo dell'Eurotower, nell'edizione del settimanale Die Zeit di questa settimana. Secondo il banchiere italiano, in passato ci sarebbero stati problemi, “quando alcuni componenti del Consiglio direttivo si sono espressi in maniera inappropriata su questioni specifiche, come se volessero rappresentare il punto di vista del proprio governo nazionale. Si tratta di un comportamento, che ha minato l'indipendenza della Bce”. L'attacco alla condotta dei tedeschi Axel Weber e Jürgen Stark in seno alla Bce è chiaro. Weidmann glissa: “Non ho ancora letto l'intervista di Bini Smaghi. Tutto quello che posso dire è che un simile linguaggio non sembra appropriato tra colleghi”. Schäuble annuisce e poi, ridendo, aggiunge: “Un presidente della Bundesbank non si sarebbe mai espresso così!”. Sulla necessità di misure straordinarie da affiancare a provvedimenti di lungo periodo Weidmann e Schäuble rimangono invece vaghi ed esitanti. Il presidente della BuBa si dice certo che, per quanto necessari, “i paracaduti siano solo un modo per comprare tempo”. Resta il fatto che il prossimo nodo da sciogliere è quello del prestito di 45 miliardi da parte della Bundesbank al Fondo monetario internazionale. Secondo quali modalità debba arrivare un via libera non è ancora chiaro.
Nella giornata di ieri lo stesso Weidmann ha spedito una lettera al ministro delle Finanze Schäuble per chiarire le condizioni di un sì dell'istituto. In particolare, gli stati periferici dovranno continuare a fare i “compiti a casa” e a rimpolpare le casse del Fondo dovranno essere anche altri stati extra europei. Per quanto riguarda un possibile coinvolgimento del Bundestag nella decisione, Weidmann spiega che “la scelta di un prestito è già stata presa e non ha bisogno di essere approvata”, in questo modo smentendo quanto richiesto nei giorni scorsi da altri funzionari di primo piano della Bundesbank. Anche Schäuble, accomiatandosi, conferma che non vi sarà alcuna partecipazione del Bundestag: “Altrimenti la Banca centrale non sarebbe più indipendente”, conclude.
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