"L'articolo 18 non è un tabù". Parla il responsabile Welfare del Pd

Claudio Cerasa

Dopo la tosta intervista rilasciata ieri dal ministro Elsa Fornero al Corriere della Sera e dopo le dure reazioni offerte in queste ore dai sindacati in merito alla proposta di riformare il mercato del lavoro mettendo in discussione una volta per tutte l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (una proposta "folle", ha sentenziato senza appello oggi Susanna Camusso sempre sul Corriere della Sera), in molti si sono chiesti, al di là dei tatticismi, quale sia la linea ufficiale su questo tema portata avanti da uno dei tre partiti che fanno parte della nuova maggioranza di governo: il Pd.

    Dopo la tosta intervista rilasciata ieri dal ministro Elsa Fornero al Corriere della Sera e dopo le dure reazioni offerte in queste ore dai sindacati in merito alla proposta di riformare il mercato del lavoro mettendo in discussione una volta per tutte l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (una proposta "folle", ha sentenziato senza appello oggi Susanna Camusso sempre sul Corriere della Sera), in molti si sono chiesti, al di là dei tatticismi, quale sia la linea ufficiale su questo tema portata avanti da uno dei tre partiti che fanno parte della nuova maggioranza di governo: il Pd.

    Negli ultimi mesi, le idee del Partito democratico in tema di riforma del mercato del Lavoro hanno fatto registrare una brusca oscillazione che va dal “no” secco di Stefano Fassina (responsabile economico del Pd) a qualsiasi proposta che vada a toccare l'articolo 18 (e dunque no al modello danese, no alla flexsecurity) al “sì” assoluto offerto dall'ala “liberal” del Pd (da Enrico Letta a Walter Veltroni) a tutte le proposte simili a quella del famoso modello danese. Quello che però non tutti sanno è che nel Partito democratico esiste una persona deputata a rappresentare le posizioni del Pd sul tema del Welfare e quella persona si chiama Giuseppe Fioroni.

    E a fino a prova contraria la linea del Pd su questo punto è quella dell'ex ministro dell'Istruzione, e a ben vedere la linea del Pd è meno vicina di quanto si potrebbe pensare a quella della Cgil. Una pazzia la riforma del ministro Fornero? Andiamoci piano, ragazzi, dice Fioroni al Foglio. “Prima di tutto una premessa d'obbligo. Mi auguro che il ministro Fornero impari in fretta dagli errori commessi dai predecessori e che al contrario di come ha fatto per esempio l'ex ministro Maurizio Sacconi eviti di essere il ministro degli annunci e provi piuttosto a dare il là a un vero tavolo della concertazione. Quanto al merito delle proposte, beh, non c'è dubbio che il mondo del mercato del lavoro sia un mondo complesso che ha necessità assoluta di essere rinnovato e ammodernato con urgenza. Ma per essere riformato con serietà è impensabile concentrarsi solo un punto e basta, come per esempio la riforma dell'articolo 18. No. Serve una proposta complessiva e in quella proposta complessiva è importante che siano presenti temi come quelli degli ammortizzatori sociali, del ricollocamento dei lavoratori licenziati, delle politiche di formazione per favorire l'inserimento lavorativo dei soggetti in difficoltà. Serve un pacchetto serio, servono tutele serie, e vedrete che dentro un pacchetto serio nulla può essere considerato un tabù: neanche l'articolo diciotto”.

    A Fioroni poi chiediamo quale sia la linea del Pd sul tema della flexsecurity. Perché se il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro del Welfare Elsa Fornero hanno detto esplicitamente in più occasioni di essere favorevoli a una riforma del mercato del Lavoro ispirata al modello danese dall'altra parte il Pd ha offerto sempre segnali di scarsa coesione su questo tema specifico. Ma in realtà, come dice Fioroni, una linea c'è. “Io dico alla Fornero che il modello danese è un modello molto interessante ma c'è un problema che qualcuno dovrebbe aiutarmi a chiarire. Il problema è che il modello danese è un modello che costa ed è un modello che prevede un forte sostegno economico nell'ambito tanto degli ammortizzatori sociali quanto del ricollocamento per chi perde il lavoro. Se il governo dovesse trovare le risorse ben venga il modello danese, ma mi chiedo davvero se in una fase come questa in cui una delle priorità dell'esecutivo dovrebbe essere quella di tagliare la spesa il nostro paese un modello come quello danese può permetterselo davvero”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.