Avanti, Fornero
Dal nordest s'alza un grido: va' avanti Fornero, il lavoro va riformato seguendo la traccia del governo Berlusconi. Ma le riforme non si fermino a quella dei licenziamenti: serve tagliare la spesa pubblica, compresi gli incentivi alle imprese. Dal nordest parla Andrea Riello, presidente di Riello Sistemi e terzo dei candidati alla successione di Emma Marcegaglia in Confindustria dopo Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei.
Dal nordest s'alza un grido: va' avanti Fornero, il lavoro va riformato seguendo la traccia del governo Berlusconi. Ma le riforme non si fermino a quella dei licenziamenti: serve tagliare la spesa pubblica, compresi gli incentivi alle imprese. Dal nordest parla Andrea Riello, presidente di Riello Sistemi e terzo dei candidati alla successione di Emma Marcegaglia in Confindustria dopo Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei.
Proprio Bombassei ieri al Foglio ha detto che la cassa integrazione, però, ha un ruolo positivo: “Molto positivo. Per tutti, piccole, medie e grandi imprese – dice Riello in una conversazione al Foglio – Uno strumento straordinario e moderno per affrontare periodi congiunturali negativi senza disperdere competenze e conoscenze. Ma per cambiamenti strutturali è sicuramente uno strumento inadeguato. Ci vuole altro”. Ci vuole il progetto Fornero? “Modernizzare e riformare il mercato del lavoro in Italia non può che essere ben visto dal mondo delle imprese – risponde Riello, sostenuto da Confindustria Veneto e Friuli Venezia Giulia nella sua corsa al vertice di Viale dell'Astronomia – Mi sembra però che chiamarlo progetto Fornero sia un po' eccessivo”.
Riello ricorda l'opera e gli sforzi del governo Berlusconi: “Il predecessore di Fornero, l'ex ministro Sacconi, già aveva fatto passi molto importanti nella giusta direzione. Forse Confindustria avrebbe dovuto essergli più vicino”. Detto questo il veneto Riello riconosce che “parlare di articolo 18 è sempre difficile”. “E comunque lo Statuto dei lavoratori già prevede la possibilità di licenziare per giusta causa. Ma in questo paese la giusta causa sembra non esistere. Lo testimoniano le sentenze a favore dei ricorrenti licenziati contro i datori di lavoro. Se non mi sbaglio il 99 per cento delle cause si conclude a favore del dipendente con il successivo reintegro dello stesso. Questo non è giusto”. E' quindi giusto che sia previsto un sussidio di disoccupazione universalistico per chi resta senza lavoro? Il governo parla di un reddito minimo garantito, ma chi lo dovrebbe pagare?
“Per chi resta senza occupazione, e non riesce, pur cercando, a trovarne un'altra, è sicuramente giusto – dice Riello – e non può essere che il sistema di welfare complessivo a sostenerlo. Tutti vi dovrebbero contribuire, imprese e cittadini. Non è facile trovare il giusto equilibrio. Bisogna assicurarsi di non premiare quelli che un lavoro proprio non vogliono trovarlo”.
Lavoro, ma non solo: per il veneto Riello l'agenda Monti va integrata con altre riforme. A partire da altre, robuste sforbiciate alle uscite statali: “Mi aspetto forti, incisivi, determinati tagli alla spesa pubblica inefficiente. Il nuovo primo ministro spagnolo Rajoy come primo atto ha varato un piano di tagli di 16,5 miliardi che, parametrato alle dimensioni italiane, corrisponderebbe per noi a quasi 30 miliardi. E poi, liberalizzazioni. Si pensi di più al cittadino cliente, alle imprese clienti, e meno alle corporazioni conservatrici”.
Eppure tra gli imprenditori, come ad esempio Diego Della Valle di Tod's, c'è chi dice che è preferibile non affrontare riforme come quella del lavoro e dei licenziamenti perché turbano la pace sociale e sindacale. “In linea di principio penso abbia ragione – risponde il presidente del gruppo Riello Sistemi – ma le cose vanno fatte nel bene di tutti quando servono, e soprattutto quando si può farle. Il governo Monti, oggi, può”. L'auspicio è che “dopo anni di attenzione verso le imprese capital intensive, oppure energy intensive, è giusto preoccuparsi di quelle a labour intensive. E' la crescita dell'occupazione possibile nel nostro paese la migliore soluzione alla disoccupazione e incertezza dei giovani. E' dove viviamo che dobbiamo creare benessere”.
Il benessere è creato anche dai sussidi statali alle imprese?
O pensa che vadano tagliati o ridimensionati, in cambio di sgravi ulteriori Irap, come ha accennato Marcegaglia? “Una politica industriale basata sui sussidi è spesso stata un incentivo per il malaffare – risponde Riello – Nemmeno la parola mi piace. I sussidi li stornerei tutti a riduzione del cuneo fiscale e contributivo, a sostegno dei redditi”. Quindi è marcegagliano… Come valuta la presidenza della Marcegaglia? “Un quadriennio di presidenza di straordinaria complessità. Il più difficile degli ultimi vent'anni. Non è ancora finita. Aspettiamo”. Bando ai toni ovattati: quali sono i tre atti con cui connoterebbe la Confindustria in caso di sua elezione al vertice della confederazione? “Meno costi, meno liturgie, più territorialità, più presenza internazionale”.
Bombassei in un'intervista a Dario Di Vico del Corriere della Sera ha detto di essere disposto a un faccia a faccia pubblico fra i tre candidati alla presidenza di Confindustria. “Ne sarei onorato. Anzi, proporrò al mio nord-est, che con tanta passione mi sta sostenendo, di organizzarlo qui da noi”.
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