Butta già male a Baghdad

Daniele Raineri

Il ritiro dei soldati americani dall'Iraq è appena stato completato tre giorni fa e già il governo di Baghdad sotto la guida del primo ministro Nouri al Maliki tira uno schiaffo in faccia all'Amministrazione Obama, con una mossa che assomiglia molto  all'eliminazione politica della minoranza sunnita dalla carta del potere.

Leggi Washington non ha più presa sull'Egitto dei generali (e la piazza odia gli americani)

    Il ritiro dei soldati americani dall'Iraq è appena stato completato tre giorni fa e già il governo di Baghdad sotto la guida del primo ministro Nouri al Maliki tira uno schiaffo in faccia all'Amministrazione Obama, con una mossa che assomiglia molto  all'eliminazione politica della minoranza sunnita dalla carta del potere. Ieri il vicepresidente Tariq al Hashemi è fuggito verso nord, in salvo nella regione semiautonoma del Kurdistan, dove le truppe del governo centrale non possono entrare, inseguito da un mandato di cattura. L'accusa  è di avere usato le guardie del corpo come una squadra della morte contro rivali politici.

    Maliki è appena stato a Washington e il vicepresidente Joe Biden passa ore al telefono, ma non ottiene nulla. Al Hashemi è il sunnita arrivato più in alto nella politica dell'Iraq, dove il potere degli sciiti è predominante. La sua era una figura di garanzia, per rassicurare la sua gente: vedete, c'è posto anche per noi, saremo ascoltati. La sua estromissione ora segna la rottura del patto politico su cui si regge la pace, tornata grazie a un prezioso lavoro di ago e filo degli americani – generali e politici – dopo la quasi guerra civile scoppiata nel 2006, con l'attentato di al Qaida contro la Cupola d'oro della moschea di Samarra. Il governo ora mostra in televisione le “confessioni” delle guardie del corpo, che il capo politico del blocco sunnita, Iyad Allawi, definisce “completamente fabbricate, come ai tempi di Saddam”. Il sito del primo ministro definisce al Hashemi “un terrorista”. Lui dalla latitanza chiede: “Perché tirano fuori queste storie ora, appena gli americani sono andati via?”.

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    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)