Parla Alberto Pera (ex Antitrust)

Il rischio che le liberalizzazioni annunciate siano solo simboliche

Michele Arnese

Da Alberto Pera, primo segretario generale per dieci anni dell'Antitrust italiano, tutto ci si può aspettare tranne che stronchi gli afflati liberalizzatori dell'esecutivo di Mario Monti, che ieri ha annunciato la fase due dell'azione di governo. Eppure il più volte consulente di ministri e organismi internazionali intravede qualche dose di populismo in alcune recenti dichiarazioni di chi promette pugno duro su farmacie e taxi.

    Da Alberto Pera, primo segretario generale per dieci anni dell'Antitrust italiano, tutto ci si può aspettare tranne che stronchi gli afflati liberalizzatori dell'esecutivo di Mario Monti, che ieri ha annunciato la fase due dell'azione di governo. Eppure il più volte consulente di ministri e organismi internazionali intravede qualche dose di populismo in alcune recenti dichiarazioni di chi promette pugno duro su farmacie e taxi. Pera, in una conversazione con il Foglio, parte ponendosi una domanda: “Davvero il problema delle liberalizzazioni in Italia riguarda la vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie e i taxi?”. Partiamo dai farmaci: “Si confondono quelli da banco con quelli in fascia C, cioè, non a carico del Servizio sanitario nazionale, tra i quali ve ne sono di potenzialmente altrettanto tossici di quelli di fascia A”. E i taxi? “Svolgono attività con obbligazioni di servizio pubblico, come la disponibilità notturna e l'obbligo di servizio, che possono anche giustificare i limiti alla concorrenza. Naturalmente occorre che i limiti siano amministrati con attenzione all'efficienza. Ma questo spetta soprattutto alle amministrazioni locali”.

    Quindi è sbagliato concentrarsi su farmaci e taxi? “Non dico questo, però le liberalizzazioni nei mercati di beni e servizi non servono solo ad abolire privilegi o a ridurre i costi per il consumatore, ma sono soprattutto un passo fondamentale delle politiche per la crescita perché consentono di ridurre i vincoli all'entrata”. Facciamo qualche esempio. Restiamo al caso delle farmacie: “Perché non affrontiamo il vero nodo? In Italia esiste un vincolo normativo all'apertura di nuove farmacie. Inoltre le farmacie possono essere gestite solo da farmacisti. E ogni farmacista può avere solo una farmacia: che peraltro può trasmettere agli eredi, purchè poi diventino farmacisti. Si impedisce così l'industrializzazione del servizio”.

    In quali altri settori si deve liberalizzare per far crescere l'economia? “La liberalizzazione del commercio al dettaglio è stata attuata a macchia di leopardo a causa della mancata predisposizione dei piani da parte di varie regioni. La liberalizzazione dell'autotrasporto, ancora caratterizzato di fatto dal controllo ministeriale dei prezzi, faciliterebbe la razionalizzazione del sistema. Nel trasporto aereo l'ampliamento della concorrenza, magari attraverso l'ingresso di seri operatori europei, può avere effetti benefici”. Nelle ferrovie c'è stata anche troppa enfasi, secondo l'ex segretario generale dell'Antitrust, sulla concorrenza nell'Alta velocità, trascurando le possibilità che si aprivano nel trasporto locale. Pera intravede margini per un ampliamento del mercato anche nei servizi postali.

    Pur essendo adesso partner di uno degli studi legali italiani più importanti, Pera scorge “molti spazi” ancora da aprire nel settore dei servizi professionali: “La strada da seguire mi pare quella indicata dall'Antitrust negli anni 90, quella di individuare le aree di servizio pubblico rispetto alle quali è giustificabile una riserva, e limitare la protezione pubblicistica a queste”. Un esempio? “Che in Italia ci siano solo la metà delle sedi notarili rispetto alla  Francia mi sembra il sintomo di un grado di protezione difficilmente giustificabile”. Quanto agli avvocati, Pera ritiene che il problema non sia tanto la concorrenza, quanto l'organizzazione: “Gli avvocati italiani sono come il debito pubblico: troppi. E come il debito pubblico frutto di abusi che hanno caratterizzato per decenni le procedure di accesso. Ma è difficile dire che questa inflazione abbia ristretto la concorrenza. Certo, vi è resistenza della categoria al cambiamento nelle modalità di offerta dei servizi, ma la situazione col tempo sta cambiando”. E i comportamenti anticoncorrenziali? “Beh, secondo la Corte di giustizia i professionisti sono imprese, e per le imprese c'è l'Antitrust”.