Au revoir Marcegaglia

Segreti, piani e relazioni dei due candidati al vertice di Confindustria

Michele Arnese

La campagna per la successione al vertice di Confindustria sta entrando nel vivo. A metà gennaio saranno nominati i tre saggi che porteranno nella giunta della confederazione i candidati che avranno ricevuto più del 15 per cento dei consensi della base. Il primo candidato a lavorare per succedere a Emma Marcegaglia è da tempo Giorgio Squinzi, già presidente di Federchimica e ora alla testa delle imprese chimiche europee.

    La campagna per la successione al vertice di Confindustria sta entrando nel vivo. A metà gennaio saranno nominati i tre saggi che porteranno nella giunta della confederazione i candidati che avranno ricevuto più del 15 per cento dei consensi della base. Il primo candidato a lavorare per succedere a Emma Marcegaglia è da tempo Giorgio Squinzi, già presidente di Federchimica e ora alla testa delle imprese chimiche europee. Il patron della multinazionale Mapei può vantare un appoggio fattivo di Marcegaglia, e del suo entourage, e una giunta che finora lo vedrebbe favorito. Ma la situazione è diventata fluida per l'attivismo di Alberto Bombassei.

    Il fondatore della Brembo, da quando ha assunto nella sua azienda un ruolo meno operativo dopo la nomina come ad di Andrea Abbati Marescotti, ha iniziato una sorta di giro d'Italia per conquistare consensi. Ieri, ad esempio, è stato in Liguria e nelle prossime settimane sarà in Piemonte, Emilia, Marche e al sud. Bombassei è riuscito a coagulare un fronte eterogeneo di personalità, finora spesso in contrapposizione: da Luca Cordero di Montezemolo all'ex ministro Maurizio Sacconi, da Franco Bernabè (Telecom) a Stefano Parisi. Bombassei conta sul sostegno del Piemonte e sulle territoriali di Bergamo, Varese, Verona e Cremona. Incerta la posizione di Brescia, con il presidente Giancarlo Dallera con Bombassei (è nel cda di Brembo) mentre Aldo Bonomi, vice di Marcegaglia, appoggia Squinzi. E' stato notato un apprezzamento espresso da Paolo Scaroni, ad di Eni, per la candidatura di Bombassei, ma nulla è deciso. Questo significa che Assolombarda presieduta da Alberto Meomartini, manager di estrazione Eni, sostenga in maniera compatta il patron di Brembo? La risposta che arriva da Milano è no. Come dire che la maggioranza propenderebbe per Squinzi. Si vedrà. Quel che è certo è che Assolombarda, prima di assumere una decisione, vuole conoscere i programmi: il nuovo numero uno di Confindustria sarà un mero presidente di rappresentanza o un “amministratore delegato”? Gestirà la confederazione in maniera centralistica o federalistica? Ma è anche certo che Bombassei organizzerà a breve a Milano un incontro con un selezionato gruppo di imprenditori.

    L'altra territoriale decisiva nella partita per la successione a Marcegaglia è quella romana e laziale capitanata da Aurelio Regina, accreditato di un buon rapporto con Squinzi. Ciò significa che Roma e il Lazio appoggeranno di sicuro il patron di Mapei? Anche in questo nulla è automatico. Certo, a Roma hanno un peso anche Telecom, i costruttori che vedono in maggioranza di buon grado Squinzi, e Fs che con Mauro Moretti contrasta la montezemoliana Ntv, di cui è socio Bombassei. Regina terrà conto, come Meomartini in Assolombarda, delle opinioni interne alla territoriale, e comunque preferisce una soluzione unitaria a una spaccatura su due personalità con pedigree simile: imprenditori di successo alla testa di multinazionali tascabili e dalla solida esperienza confindustriale.

    “C'è una differenza nell'azione dei due candidati
    – osserva un esponente confindustriale, conoscitore delle dinamiche associative – Squinzi lavora per vie interne, che seguono la struttura della confederazione, Bombassei sta lavorando ‘sotto il tavolo', facendo una campagna meno ortodossa, tanto che ha proposto un faccia a faccia pubblico tra i candidati”. “Ci manca solo un'inutile spettacolarizzazione della successione alla Marcegaglia”, commenta al Foglio un ex presidente di Confindustria che preferisce l'anonimato.

    Ci sono infine due variabili:
    il nord est e la Fiat. Il Veneto ha candidato Andrea Riello. Una candidatura più che altro di bandiera. C'è chi vocifera che il presidente del gruppo Riello Sistemi stia negoziando una vicepresidenza con Bombassei. Riello, a chi lo sostiene, assicura che sta negoziando nulla. Comunque il mondo veneto delle piccole e medie imprese è perplesso su un candidato (Bombassei) espressione della galassia Fiat, visto che Brembo è fornitore delle case automobilistiche.

    Se Bombassei si accredita come il candidato giusto
    per far rientrare il Lingotto in Confindustria, lo schieramento che sostiene Squinzi ha vissuto con irritazione la fragorosa rottura della Fiat con la confederazione. Ed è nota l'idea concertativa, che non ha mai escluso la Cgil, perseguita dalla Federchimica di Squinzi. Non è un caso che in questi giorni, in cui si discuteva di riformare anche l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Bombassei e Riello abbiano rotto il tabù auspicando la riforma, mentre Squinzi ha preferito il silenzio.