C'è posta per Monti. Mittente: le multinazionali. Oggetto: più flessibilità

Michele Arnese

C'è posta per Mario Monti, Corrado Passera ed Elsa Fornero. Sulla scrivania del presidente del Consiglio, del ministro dello Sviluppo economico e del ministro del Lavoro è arrivata una lettera spedita dalle 80 multinazionali estere che in Italia hanno un milione di occupati e generano 500 miliardi di fatturato.

    C'è posta per Mario Monti, Corrado Passera ed Elsa Fornero. Sulla scrivania del presidente del Consiglio, del ministro dello Sviluppo economico e del ministro del Lavoro è arrivata una lettera spedita dalle 80 multinazionali estere che in Italia hanno un milione di occupati e generano 500 miliardi di fatturato. La missiva contiene la sintesi di una decina di pagine di un rapporto elaborato dal comitato investitori esteri in collaborazione con la società di consulenza McKinsey. I suggerimenti all'esecutivo, che li sta valutando con attenzione, si concentrano su tre obiettivi: rendere più competitivo il sistema produttivo italiano; rendere l'Italia più attraente per le imprese multinazionali; migliorare la collaborazione tra società estere e istituzioni nazionali, comprese le università.

    A firmare la lettera, oltre al presidente dell'Eni, Giuseppe Recchi, che è a capo del comitato investitori esteri di Confindustria, sono stati i vertici di Nokia Siemens Italia (Maria Elena Cappello), Vodafone Italia (Pietro Guindani), Procter & Gamble Italia (Sami Kahale) e Ibm Italia (Nicola Ciniero). Tutti, per favorire gli investimenti esteri, chiedono tra l'altro di “migliorare la disciplina per ingresso e mobilità in Italia del lavoratore extra Unione europea, con particolare riguardo alle professionalità medio-alte, da paesi dove operano le altre filiali velocizzando le assunzioni”. Per le 80 multinazionali che operano in Italia è fondamentale, ad esempio, introdurre per legge il principio di autocertificazione della documentazione prodotta dal consolato del paese di provenienza.

    Al secondo punto consigliato al governo Monti, e in particolare al ministro Fornero, ci sono tre proposte. Innanzitutto, è scritto nel documento ricevuto dai principali ministri economici del governo Monti e che il Foglio ha letto, la “semplificazione e la riduzione delle norme di diritto del lavoro non perfettamente allineate con gli altri paesi”, proseguendo nel processo annunciato dall'ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e in linea con i disegni di legge presentati dal senatore del Partito democratico, Pietro Ichino.

    C'è poi la richiesta di una “revisione dei livelli e dei modelli di contrattazione (territoriale e aziendale)”, in linea con quanto previsto dagli accordi con le parti sociali del 28 giugno 2011 e con l'articolo 8 della manovra di agosto del governo Berlusconi che scatenò le proteste delle opposizioni e indusse la Cgil guidata da Susanna Camusso a scioperare. La terza proposta in materia di lavoro delle multinazionali è chiara: “Rafforzare la flessibilità in entrata e in uscita”, sostituendo quindi “la tutela re-integratoria con un'assistenza rafforzata e con indennizzi, adottando modelli di flexsecurity per la tutela e la riqualificazione degli esuberi”.
    Fonti interne al dicastero del Lavoro sottolineano che gli investitori esteri hanno criticato l'attuale normativa perché riduce l'incentivo a investire sulla formazione di lungo periodo, rende estremamente incerti i costi di eventuali esuberi e non favorisce la mobilità dell'occupazione fra imprese. L'obiettivo, spiega il comitato degli investitori esteri in Italia che fa parte della confederazione presieduta da Emma Marcegaglia, è quello di rendere meno costosa e con oneri più certi l'assunzione di personale a tempo indeterminato.

    Dallo stesso comitato, però, dicono che quello della flessibilità del lavoro in uscita, quindi anche la revisione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che disciplina i licenziamenti senza giusta causa e senza giustificato motivo, non è la priorità delle priorità. Tanto che nel documento inviato all'esecutivo, come confermano anche fonti del ministero dello Sviluppo economico e dell'Istruzione, ci sono anche “proposte di possibile collaborazione tra imprese internazionali e autorità pubbliche”. I suggerimenti vanno dalla semplificazione delle procedure per l'accesso ai finanziamenti per la formazione continua nelle imprese, alla collaborazione tra imprese e università per realizzare percorsi specialistici di formazione.