A difesa dell'austerità c'è un prof. keynesiano (e montiano) del Pd

Michele Arnese

Chi pensa che ci sia una contraddizione fra austerità e keynesismo può rivolgersi a un economista e politico come Marco Causi. Il nome di Causi nel centrodestra romano provoca qualche orticaria: Causi, secondo il Pdl, è stato uno degli autori del “buco di bilancio” trovato dal sindaco Gianni Alemanno dopo le gestioni di Walter Veltroni. E’ infatti stato per sette anni assessore al Bilancio, anche se ha sempre ribattuto alle accuse del centrodestra.

    Chi pensa che ci sia una contraddizione fra austerità e keynesismo può rivolgersi a un economista e politico come Marco Causi. Il nome di Causi nel centrodestra romano provoca qualche orticaria: Causi, secondo il Pdl, è stato uno degli autori del “buco di bilancio” trovato dal sindaco Gianni Alemanno dopo le gestioni di Walter Veltroni. E’ infatti stato per sette anni assessore al Bilancio, anche se ha sempre ribattuto alle accuse del centrodestra.

    Ancora oggi nella complicata geografia del Pd Causi è ritenuto vicino a Veltroni, ma in passato è stato esperto economico del Tesoro con l’ex ministro Vincenzo Visco e in precedenza ha lavorato alla Commissione di Bruxelles. Oggi, oltre che essere deputato del Pd, insegna Microeconomia all’Università Roma Tre e i suoi colleghi non hanno dubbi: è un accademico d’impronta keynesiana e sraffiana. Ma nel partito di Pier Luigi Bersani, dove è responsabile Finanza pubblica nel dipartimento economico capitanato da Stefano Fassina, dicono: è un pragmatico. Non a caso è stato tra i pochi nel Pd, oltre all’ex Cisl Pier Paolo Baretta, ad aderire a una sorta di intergruppo degli iper-montiani, con Enrico La Loggia del Pdl e i terzopolisti Linda Lanzillotta e Mario Baldassarri, che ha sostenuto senza tentennamenti la bontà del governo Monti.

    Per questo il “vademecum” sulla parte fiscale della manovra governativa, scritto da Causi per il suo gruppo parlamentare, da un lato ha sorpreso poco i suoi compagni di partito, dall’altro i suoi colleghi prof. che l’hanno letto sono rimasti basiti: sembra scritto dal consigliere di Angela Merkel, ha commentato malignamente qualcuno. La premessa di Causi è chiara: l’Italia come altri paesi, tra cui la Francia, ha un debito eccessivo ma anche una bilancia dei pagamenti in forte deficit. Che significa? Significa che l’austerità serve per diminuire spesa e consumi. Così si può cercare di ridurre il disavanzo della bilancia dei pagamenti. Quindi, prima l’austerità e poi le riforme per la crescita.

    “Per l’Italia è inevitabile un aggiustamento che passi attraverso una fase di austerità”, è il suo messaggio di auguri al popolo del Pd, sotto forma di analisi della manovra Monti. La premessa del keynesiano Causi è che per l’Italia “il rigore fiscale è condizione necessaria ma non sufficiente all’uscita dalla crisi”. Il pallino, infatti, è in mano all’asse franco-tedesco, troppo attendista sia sul fronte finanziario sia sulle politiche espansive. Ma l’economista spiega che l’intervento da 35,9 miliardi è il nostro firewall contro la bassa crescita, l’aumento dei tassi d’interesse e le eredità lasciate da Tremonti. Se Monti alza le tasse e interviene sulle pensioni, è proprio perché l’ex ministro del Tesoro ha varato manovre prive di misure strutturali, ipotizzato recuperi dalla lotta all’evasione troppo ottimistici e, soprattutto, non considerato “le modalità effettive con cui coprire il previsto contributo di 4, 16, 20 miliardi rispettivamente nel 2012, 2013, 2014 a carico della delega fiscale e assistenziale”. Ma sarebbe un errore guardare alla manovra soltanto in una prospettiva emergenziale. Per Causi l’intervento è strutturale perché attraverso l’Imu e le altre imposte patrimoniali “sposta la tassazione dai fattori produttivi (lavoro, impresa) alle cose”; alleggerisce la fiscalità alle aziende; e “dal lato della spesa il passaggio al sistema contributivo pro rata per tutti completa in modo definitivo la riforma pensionistica avviata nel 1995”.