I network internazionali contro Equitalia
Le esplosioni nelle sedi di Equitalia di Modena e Foggia la notte di Capodanno hanno fatto dire al capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ormai “siamo passati dallo spontaneismo del singolo che agisce dentro l’associazione anarchica a una vera e propria organizzazione, una sorta di network internazionale con scambio di favori e azioni”. Negli ultimi tempi, in effetti, la Grecia è stata segnata da una serie di attentati più o meno gravi che hanno riportato alla ribalta gruppi anarchici storici e nuove sigle.
Le esplosioni nelle sedi di Equitalia di Modena e Foggia la notte di Capodanno hanno fatto dire al capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ormai “siamo passati dallo spontaneismo del singolo che agisce dentro l’associazione anarchica a una vera e propria organizzazione, una sorta di network internazionale con scambio di favori e azioni”. Negli ultimi tempi, in effetti, la Grecia è stata segnata da una serie di attentati più o meno gravi che hanno riportato alla ribalta gruppi anarchici storici e nuove sigle che hanno avuto modo di mettersi in mostra con attacchi incendiari contro gli uffici di membri del governo e di deputati socialisti, come reazione alle misure di austerità varate dai tecnici alla guida del paese.
Dal 2008 si fa notare la cosiddetta “Congiura delle cellule del fuoco” (SPF), gruppo che si è distinto per aver appiccato un incendio al mese tra Atene e Salonicco in segno di protesta per l’arresto del compagno di lotta Vangelis Voutsatzis, incarcerato per terrorismo nel 2007 e per avere anche sperimentato l’effetto, davanti alle sedi di compagnie d’assicurazione, di pentole a pressione imbottite d’esplosivo.
Odio contro le banche, la polizia, il consumismo e il sistema costituito: è il manifesto che ispira la rete internazionale anarchica. Gli esponenti italiani del network raccolti nella Federazione anarchica informale non si sono fatti mancare nulla: pacco bomba a Prodi nel 2004, bomba all’Ambasciata e alla Camera di commercio greca di Madrid, bomba ad una filiale della City Bank di Barcellona, bombe al tribunale di Valencia. C’è stato pure il tempo, nel 2000, di piazzare un ordigno incendiario nella chiesa di Sant’Ambrogio a Milano, in segno di solidarietà ai compagni detenuti. Solo qualche settimana fa, poi, sempre nostri connazionali avevano spedito una bomba all’amministratore delegato di Deutsche Bank, Josef Ackermann, avvertendo che altri attacchi sarebbero stati attuati entro breve tempo.
Elemento sempre presente (anche dando uno sguardo ai verbali delle riunioni degli anarchici) è la solidarietà internazionale, una sorta di uno per tutti e tutti per uno: c’è un compagno messo in prigione ad Atene? Ecco che subito si attiva la rete per piazzare una bomba davanti al carcere per “evidenziare la vulnerabilità del dominio”.
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