Lenticchie padane
Tremonti considera Bossi uno degli uomini più intelligenti che abbia mai conosciuto, e anche facendo la tara alla propensione del divo Giulio per l’iperbole e la conseguente cantonata, si può scommettere un Eurobond che l’intuito politico e la gran furbizia celtica non hanno ancora salutato il vecchio capotribù. Con Roberto Calderoli, l’uomo che da ministro semplificatore si presentava a Pontida con bermudini per nulla sobri sulla lunga coscia padana, la scommessa si fa più ardita, dall’iperbole si rischia di dover passare alla capriola.
Tremonti considera Bossi uno degli uomini più intelligenti che abbia mai conosciuto, e anche facendo la tara alla propensione del divo Giulio per l’iperbole e la conseguente cantonata, si può scommettere un Eurobond che l’intuito politico e la gran furbizia celtica non hanno ancora salutato il vecchio capotribù. Con Roberto Calderoli, l’uomo che da ministro semplificatore si presentava a Pontida con bermudini per nulla sobri sulla lunga coscia padana, la scommessa si fa più ardita, dall’iperbole si rischia di dover passare alla capriola. A noi certe tartarinate della Lega sono sempre piaciute. Borghezio che quest’estate si è fatto menare sull’uscio del Club di Bilderberg (mentre dentro forse già stavano mettendo in carica il preside Monti) in fondo è un eroe dei nostri tempi. Ma se certe lunari cosmogonie hanno fatto di Borghezio uno stupor mundi formato Monty Python, la ghirba maxillo-facciale di Calderoli, la sua dentiera a tagliola hanno sempre suscitato reazioni più preoccupate. Però si poteva sempre riconoscere, a Calderoli, il gusto della provocazione in grado di ottenere il suo effetto politico.
E’ stato il suo mestiere per tanti anni, l’agent provocateur. Quando con le magliette sataniche scatenò una mezza guerra civile a Bengasi, o quando portò il maiale non islamico a pascolare a Bologna, fu comunque meglio di quelli che pisciavano correttezze politiche per cercare di annegarci il problema. La faccia come il porcellum con cui ha difeso il suo trappolone elettorale è stata a suo modo rispettabile. E certe sue sintesi fulminanti, come quando fiutò quel che stava combinando Fini e coniò “il complotto dei viscidoni”, hanno fatto barcollare le certezze di chi lo ha sempre ritenuto un troglodita prestato alla politica. Un leghista, ma di talento.
Ma adesso. Adesso la Lega è rimasta l’unico partito a fare opposizione, praticamente ha il monopolio dell’uso della forza verbale, gli altri stanno muti come sorci. E Calderoli che fa? Invece di difendere Cortina dalle bombe, fa un’interrogazione a risposta scritta sul frugale pasto del 31/12 sera della famiglia Monti. Ora, per ipotizzare che a casa del Preside qualcuno abbia fatto bunga bunga a spese del contribuente, bisogna aver fatto un brain storming col Trota e la Rosi Mauro. Una boiata pazzesca. E s’è preso una bacchettata sulle dita dal Preside, di quelle che valgono un voto di sfiducia: “Cotechino e lenticchie comprati da mia moglie. Credo di avere ancora lo scontrino sul frigo, a Palazzo Chigi”.
Ieri, non contento, il Dottor Stranamore della strategia padana chiedeva a gran voce “adesso si dimetta”, mentre il resto del mondo fischiettava, guardando in giro imbarazzato. Un po’ troppo, come figura da cioccolataio, anche per gente abituata a dichiarare l’indipendenza gli anni dispari e il conio del fiorino padano quelli pari. A spararle grosse la Lega è maestra. Fare opposizione, mentre gli altri fanno flanella, è però una responsabilità, roba seria. Ma se si finisce a fare interrogazioni che sembrano scritte da Stella & Rizzo, se invece di dettare la linea si copiano i giornaloni anticasta, se l’iperbole non sa più trovare la capriola del paradosso, allora non funziona più. Non si butta così la primogenitura dell’opposizione. Per un piatto di lenticchie, poi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano