Obiettivi e consigli dell'Antitrust

Personaggi in cerca di riforme

Michele Arnese

C’è un grand commis de l’etat, che bazzica da decenni istituzioni, ministeri e authority, il quale da tempo pensa che la crescita dell’Italia passa soprattutto dalla liberazione da lacci e lacciuoli, e che una maggiore competizione non potrà che fertilizzare lo sviluppo e il benessere dell’Italia. In questi giorni sulla sua scrivania, ma in verità anche su quella di Mario Monti e di Corrado Passera, transitano le bozze legislative per un provvedimento sulla concorrenza che sarà una delle basi della “fase due” del tecnogoverno.

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    C’è un grand commis de l’etat, che bazzica da decenni istituzioni, ministeri e authority, il quale da tempo pensa che la crescita dell’Italia passa soprattutto dalla liberazione da lacci e lacciuoli, e che una maggiore competizione non potrà che fertilizzare lo sviluppo e il benessere dell’Italia. In questi giorni sulla sua scrivania, ma in verità anche su quella di Mario Monti e di Corrado Passera, transitano le bozze legislative per un provvedimento sulla concorrenza che sarà una delle basi della “fase due” del tecnogoverno.

    Il grand commis si chiama Antonio Catricalà, è nato in Calabria 59 anni fa ed è consigliere di stato. Ma evidentemente non ha voluto occuparsi sempre e soltanto di giustizia amministrativa, visto che è stato segretario generale dell’Autorità per le comunicazioni, poi è diventato segretario generale alla presidenza del Consiglio, quindi presidente dell’Antitrust. Ora è lo strategico sottosegretario alla presidenza del Consiglio, chiamato a questo ruolo anche per trasformare in decreti e disegni di legge tutte le segnalazioni e i consigli che l’authority che ha presieduto per oltre cinque anni ha inviato, spesso inascoltata, a governo e Parlamento.

    C’è chi dubita che possa davvero incidere nel limitare il predominio di aziende pubbliche da anni abituate a interloquire spesso proficuamente con istituzioni e ministeri. Un metodo concertativo e dialogante alla Gianni Letta, di cui Catricalà è stato segretario generale a Palazzo Chigi; un metodo che adesso alcuni esperti gli imputano nella conduzione dell’Antitrust. Emblematico, tra gli altri, il saggio dell’ex dirigente del Garante, Lapo Berti, sul sito degli economisti progressisti Nelmerito.com. Così come ad altri conoscitori del settore, come ad esempio il primo segretario generale dell’Antitrust, Alberto Pera, appare eccessiva l’enfasi liberalizzatoria su taxi e farmacie. In verità ora a Palazzo Chigi si lavora anche su professioni ed energia.
    Detto questo, le delibere e le relazioni dell’Antitrust gestione Catricalà parlano di richieste di impegni per i grandi gruppi e di una particolare attenzione alla tutela del consumatore; attività che ha avuto una ricaduta mediatica a beneficio anche della notorietà del presidente, che non ha lesinato presenze in salotti televisivi per diffondere il verbo liberista del Garante. Non è mancato qualche mugugno all’interno della struttura e del collegio; mugugni fisiologici in organismi complessi e determinanti come le autorità indipendenti. Infatti qualche maligno ha pure notato come appena nominato presidente dell’authority al suo posto, Giovanni Pitruzzella abbia inaugurato il mandato con una sonora multa alle Poste Italiane. L’istruttoria sul gruppo statale era stata avviata durante la gestione di Catricalà, l’importo della multa (39 milioni) ha però destato sorpresa.

    Proprio sui servizi postali, per allargare la competizione, si sta giocando una partita non secondaria nell’elaborazione del decreto legge e del disegno di legge sulla concorrenza su cui il governo è al lavoro. La Banca d’Italia è stata chiara: bisogna liberalizzare di più sia il settore della mobilità urbana sia il comparto dei servizi postali. L’Antitrust di Giovanni Pitruzzella concorda.

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