Ma quant'è sexy Elsa Fornero, Madonna della nostra Quaresima laica
Prima era Carnevale ora siamo in Quaresima, ma sarà vero? Nulla di più carnascialesco della Quaresima, nulla di più quaresimale del Carnevale, uso a coprirsi il volto con maschere che nella loro burlesca pretesa risultano mortuarie. Anche il nome ‘Carnevale’ è mascherato: significa ‘carne levare’, ‘eliminare la carne’, nell’ultimo banchetto assediato dagli spettri, il festino in tempo di peste del cavaliere di Puskin, i festini di Palazzo Grazioli con il Cavaliere di Arcore, la spada snudata a sfidare la Morte.
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Prima era Carnevale ora siamo in Quaresima, ma sarà vero? Nulla di più carnascialesco della Quaresima, nulla di più quaresimale del Carnevale, uso a coprirsi il volto con maschere che nella loro burlesca pretesa risultano mortuarie. Anche il nome ‘Carnevale’ è mascherato: significa ‘carne levare’, ‘eliminare la carne’, nell’ultimo banchetto assediato dagli spettri, il festino in tempo di peste del cavaliere di Puskin, i festini di Palazzo Grazioli con il Cavaliere di Arcore, la spada snudata a sfidare la Morte. Mi sono appassionato al Cavaliere non perché mi faceva ridere – ci vuole ben altro, per una simile impresa occorre una donna in lacrime che mi accusa d’ogni malvagità, anche perché se non rido io è lei a ridere di me. Il Cavaliere è piuttosto un grande tragico, un epigono del sommo Totò, il Porfirogenito principe di Bisanzio di cui pochi spettatori hanno osato sostenere l’abisso. Parimenti, atterriti dalla complessa natura del loro dio, berluscones e anti hanno preferito crederlo un Briatore.
La Quaresima invece eccita assai, quella quaresima che grazie alla crisi e al governo Monti quest’anno non solo è precoce ma quanto mai reale e per niente commemorativa. Quelli di bocca buona godono che i proprietari dei Suv siano cacciati come cinghiali, ma agli ambiziosi di più sottili piaceri i beati giorni del castigo lasciano intravedere erotici scenari. Il Divino Marchese, grande esperto di donne al pari di tutti i misogini, esaltava l’astinenza come il più lussurioso dei vizi, e dalla mia esperienza di medico delle anime posso testimoniare che le esibizioniste e le seduttive sono disperate venditrici di ghiaccio, mentre le belle altere custodiscono un indomabile fuoco. Sicché, in realtà, chi non soggiace al pregiudizio del canone dovrà riconoscere che la secchiona è più sexy della pupa, la pia donna è più desiderabile della velina, anche perché altro non fa che desiderare giorno e notte, e niente come il desiderio imbottigliato rilascia profumi inebrianti.
Mara Carfagna è stata un discreto ministro ma Elsa Fornero è ben più sexy e solo un degenerato, un senzadio, uno che mente a se stesso e al mondo può negarlo. Innanzitutto Mara, per far dimenticare giovanili peccatucci, aprì alle femministe, il che non fa molto sesso, mentre l’immacolata Elsa chiuse ai pensionati, il che è assai più hard; le lacrime bagnarono la sua deamicisiana camicetta mentre quell’altra era incerata come una soldatessa di Kim Jong. In secondo luogo il sorriso di Elsa Fornero, così smarrito e al contempo consapevole, e crudele, è una promessa d’inesauribile piacere proprio perché resterà sempre una promessa. E se gli aderenti tailleurini di Mara si limitavano a indicare che da quelle parti stava messa bene, di Elsa è del tutto superfluo occhieggiare al di sotto del collo: già ha vinto la partita. Le rughe della fronte dicono di un chinarsi su perversi libri dai titoli inquietanti: “L’economia dei fondi pensione” e “Cosa si produce, come e per chi”, evidenti allegorie di ben altro che sfugge, come solo l’altro sa fare quando davvero è Altro.
Dico soltanto: non più profluvi di amorose lacrime su scollature barocche nella penombra della chiesa ma, per la Madonna della Quaresima laica, secche lacrime di contenziosi sindacali, capelli stirati che ammiccano ai riccioli scatenati che un giorno danzarono, e, a sorvegliare che tutto quanto stia in piemontese parata sicché l’inferno in quel trepido viso non prevalga, occhi turchesi di castigata follia.
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