Agenda Passera
Non solo sviluppo e infrastrutture. Il ministro Corrado Passera, ormai, segue e parla anche dei dossier che non lo riguardano direttamente. Infatti fa sentire la sua posizione anche su Bce garante e riforma del lavoro
Non solo sviluppo e infrastrutture. Il ministro Corrado Passera, ormai, segue e parla anche dei dossier che non lo riguardano direttamente. Infatti fa sentire la sua posizione anche su Bce garante e riforma del lavoro. D’altronde la tentazione del superministro di poter gestire o coordinare l’attività di tutti i ministeri con impatto economico e pro crescita era chiara fin dall’inizio. A Palazzo Chigi si racconta che il governo Monti è nato con qualche ora di ritardo. Al Quirinale ci furono momenti di impasse. Passera voleva essere uno e trino, con Sviluppo economico, Infrastrutture e pure Ambiente. Il colpo non riuscì. Ma la suggestione resta. Infatti dopo anni di attriti fra i vertici dei dicasteri dello Sviluppo e delle Infrastrutture con il ministero dell’Ambiente, adesso Sviluppo e Ambiente parlano quasi la stessa lingua. I rapporti fra Passera e il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, sono cordiali, anzi ottimi. E’ su green economy e sviluppo sostenibile che Passera e Clini trovano consonanze ideali e operative.
Ieri Passera, però, s’interessava d’altro. Il ministro ha mandato un messaggio alla rassegna Pitti Uomo a Firenze e, soprattutto, ha incontrato i sindacati sulla vertenza Fincantieri: c’è un accordo sindacale nel gruppo pubblico capitanato da Giuseppe Bono che prevede 1.243 esuberi; l’accordo a dicembre è stato firmato solo da Cisl e Uil. Passera anche per cercare di riportare al tavolo della trattativa la Fiom-Cgil ha visto ieri pomeriggio i sindacati.
L’atteggiamento dialogante e concertativo del ministro, che non vuole escludere il sindacato di Susanna Camusso, ha un duplice obiettivo: non provocare ulteriori tensioni nelle centinaia di crisi aziendali gestite dal ministero dello Sviluppo; e cercare di assecondare una riforma del mercato del lavoro che possa trovare anche il consenso della Cgil. Per questo nella confederazione di Corso Italia è stata notata con soddisfazione una recente dichiarazione del ministro: “Dobbiamo ridurre l’abuso del precariato e valorizzare il contratto di apprendistato”. Una frase ambivalente: valorizzare il contratto di apprendistato è un obiettivo dell’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (Pdl), ma il contratto d’inserimento formativo è pure il perno della proposta di legge dell’ex ministro ds, Cesare Damiano.
Nelle prime mosse e nelle prime parole di Passera si nota una cautela sui campioni nazionali. Pur essendo stato, come consigliere delegato di Intesa, fra i finanziatori e i soci della montezemoliana Ntv, ha difeso l’amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti, dalla richiesta di dimissioni giunta da Diego Della Valle, socio di Ntv. Così come, gestendo anche le competenze sull’energia, Passera parlando delle necessarie liberalizzazioni non ha detto che serve una decisione drastica per separare Snam rete gas dall’Eni. In sintonia, in questo, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà: “Separare l’Eni dalla Snam non è una priorità”, ha assicurato due giorni fa l’ex presidente dell’Antitrust, non ascoltando i consigli sul tema arrivati dal suo successore all’Authority, Giovanni Pitruzzella. D’altronde, nell’intervista di domenica scorsa con il Corriere della Sera, Passera non ha menzionato Eni, Enel e Finmeccanica tra le aziende da privatizzare.
Sulla scrivania del ministro si accalcano altri dossier, oltre quello delle liberalizzazioni. C’è da definire il decreto sulle rinnovabili, sono imminenti provvedimenti sull’eolico e le biomasse, ed entro fine mese scadono i contratti per tutti i dirigenti ministeriali che si occupano di energia e c’è da nominare il capo dipartimento. Pur non essendoci conferme ufficiali, indiscrezioni governative assicurano che di recente l’ex ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, ha messo in guardia Passera da una “pulizia etnica” al dicastero. E’ certo, invece, che Passera non ha assegnato le deleghe ai sottosegretari, anche se il viceministro Mario Ciaccia, già in Intesa, è il suo alter ego.
Passera, dopo aver annunciato la vendita di tutte le azioni e le partecipazioni in suo possesso, sta già mostrando i primi evidenti smarcamenti dagli ambienti bazoliani, non solo di Intesa. Emblematico un passaggio dell’intervista al Corriere della Sera: “Il modo in cui è stato sciolto il nodo Edf-Edison smentisce chi poteva pensare che volessi favorire qualcuno”. Che significa? L’Opa di Edf su Edison “non sarà superiore” a 0,84 euro, al di sotto del valore di carico (1,49 euro) che la finanziaria bazoliana Tassara ha delle azioni di Edison, su cui gravano 3 miliardi di debiti verso Intesa e altri. Così se Tassara deciderà, scelta quasi obbligata, di aderire all’Opa, la finanziaria fondata da Romain Zaleski dovrà registrare una minusvalenza di 350 milioni. “Non posso dire niente”, ha risposto ieri Zaleski.
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