Haiti si racconta dopo due anni dal terremoto

Elisa Adelgardi

Cade oggi il secondo anniversario del terremoto che ad Haiti ha tolto la vita a più di duecentotrentamila persone, un evento che il Foglio ha seguito grazie all’appoggio dall’organizzazione Onlus Avsi, che opera direttamente nel territorio assieme a Fiammetta Cappellini responsabile della Fondazione.

    Cade oggi il secondo anniversario del terremoto che ad Haiti ha tolto la vita a più di duecentotrentamila persone, un evento che il Foglio ha seguito grazie all’appoggio dall’organizzazione Onlus Avsi, che opera direttamente nel territorio assieme a Fiammetta Cappellini responsabile della Fondazione. E’ stata Fiammetta ad aggiornare tutta Italia delle condizioni terribili da cui si è dovuto intraprendere il cammino della ricostruzione, e tramite la sua testimonianza abbiamo potuto monitorare l’evoluzione che ha accompagnato una società distrutta. Da allora si sono raggiunti traguardi importanti che rientrano nel percorso che l’Avsi si è preposta per la ricostruzione dell’isola: generare posti di lavoro, incentivare la scolarizzazione e la costruzione delle infrastrutture. A oggi si contano cinque nuovi centri nutrizionali, nove scuole e un centro educativo, ma anche pozzi d’acqua e sostegno alla produzione agricola per la gestione del suolo e della riforestazione.

    E oggi che cosa ci vuole comunicare Haiti? Oggi Fiammetta ha scritto sul blog. Ha scritto del ricordo di un momento, quel momento, che ha cambiato le vite di molti. Perché se è vero che sono passati due anni, è anche vero che in questi ventiquattro mesi di grande impegno per la riedificazione di una civiltà sconvolta il dolore si è attorcigliato su chi c’era, e niente lo fa svanire. “Noi che ad Haiti c’eravamo -scrive Fiammetta- noi che il cuore lo abbiamo in questo Paese, il 12 gennaio non pensiamo principalmente alla ricostruzione fatta o non fatta o parzialmente fatta. Pensiamo ai nostri morti”. Haiti ci dice che ha dovuto imparare reagire: “Abbiamo risposto come potevamo, come sapevamo, con le risorse che erano giorno per giorno disponibili, quelle che la grande solidarietà di tante persone ha reso disponibili. La solidarietà si è trasformata in tende, in scuole, in centri educativi; si è trasformata nei primi sorrisi, nella speranza”. Ecco che da un ricordo luttuoso e insostenibile si può ricavare, se non altro, l’emozione consolatoria dei primi sorrisi. Ecco che cosa ci vuole comunicare Haiti oggi: l’orgoglio della ricostruzione, la ricerca disperata, ma a buon fine, di un’umanità riconquistata in un sorriso.