
Abbracciare un cavallo non è segno di follia, ma di amore
La leggenda della pazzia di Friedrich Nietzsche è conformismo, manipolazione. Il filosofo e filologo e scrittore abbracciò pare un cavallo all’uscita del Teatro Carignano di Torino, il 3 gennaio del 1889, e in quel periodo stava in effetti per detonare una follia a lungo incubata, filosofica e clinica. Ma il suo gesto fatale fu tutt’altro che folle. Il cavallo fustigato come emblema di crudeltà era intanto un topos animalista e morale dell’epoca. Infatti la leggenda vuole che dopo l’abbraccio Nietzsche abbia pianto e si sia gettato a terra tra spasmi di dolore.
Leggi Ora che gli ippodromi non hanno più soldi, che ne sarà di quei quindicimila esemplari costretti a marcire nelle stalle? di Stefano Di Michele
Abbracciare un cavallo non è segno di follia, ma di amore. La leggenda della pazzia di Friedrich Nietzsche è conformismo, manipolazione. Il filosofo e filologo e scrittore abbracciò pare un cavallo all’uscita del Teatro Carignano di Torino, il 3 gennaio del 1889, e in quel periodo stava in effetti per detonare una follia a lungo incubata, filosofica e clinica. Ma il suo gesto fatale fu tutt’altro che folle. Il cavallo fustigato come emblema di crudeltà era intanto un topos animalista e morale dell’epoca. Infatti la leggenda vuole che dopo l’abbraccio Nietzsche abbia pianto e si sia gettato a terra tra spasmi di dolore. Ma, più in generale, abbracciare un cavallo è per chi ama questo misterioso e magnifico animale comportamento tra i più normali, direi obbligato.
Il cavallo è seduttivo. Il suo occhio è umido, lacustre, immenso. La sua vista è ancipite, allude a due teste, due intelligenze, due percezioni, due anime. Lo sguardo a sinistra può essere coraggioso, e il cavallo può resistere a tutti gli stimoli visivi di sinistra di fronte ai quali, invece, lo sguardo a destra, sulla via del ritorno, potrebbe farlo soccombere alla paura. E viceversa. La seduzione del cavallo è nel suo istinto di fuga, è preda di smisurato fascino dal grande e maestoso culo, la bella vulva nascosta sotto la coda e il formidabile pene estraibile per le più consolanti pisciate e le più feconde erezioni alla monta. Il cavallo è corpo illuminato da uno straordinario e irrazionale disegno delle membra, che culminano nelle caviglie sottili destinate a reggere un peso sontuoso e sproporzionato. Ti porta in sella, tu lo monti, il maschio e la femmina lo amano sensualmente, ha una pancia che regge la provocazione delle staffe, sopporta la frusta con la rassegnazione mistica di un Lama, il suo sudore è un nettare d’ambrosia. L’animale dispone di un’energia prodigiosa, di apparati digerenti e respiratori che gli consentono esercizi miracolosi di fedeltà alla sua missione nel binomio con il suo cavaliere o con il portantino che manda i suoi attacchi. La sua fatta è una caramella per bambini che traccia il cammino, horse candies dicono gli inglesi. I suoi peti in salita una marmitta naturale. Solo il computer rende conto della complessità di meccanismo che consente a un cavallo di reggersi in piedi, dormire in piedi, brucare erba tutto il santo giorno, camminare, trottare e volare al galoppo azionando quattro gambe da sogno, un collo sinuoso e allungabile, una volontà docile e insieme indomabile.
Abbracciare un cavallo è puro istinto di comunicazione sentimentale, è un atto di buona educazione. Le narici sono sbuffanti e magicamente odorose. Il cavaliere le pulisce con la sua mano. Le labbra ballonzolano sotto le dita con una dolcezza imprevedibile. I denti mostrano l’età con postura scultorea cangiante e colori sempre più aurei o giallastri con il passare del tempo. La lingua è amabile e ben disegnata. Le orecchie segnalano l’umore, sono forti e portano i finimenti, richiedono ornamenti in puro cuoio. E poi sempre quegli occhi misteriosi dove il femminile e il maschile si esprimono all’unisono. Chi abbraccia un cavallo è savio. Chi non lo abbraccia e ne ha paura è provvisoriamente matto.
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