Così Mediobanca porta le Coop nel salotto buono della finanza

Michele Arnese

Operazione industriale o di sistema? E’ l’interrogativo che aleggia fra analisti e osservatori dopo l’accordo di massima tra il colosso assicurativo Unipol e la famiglia Ligresti per fondere Unipol, Premafin, Fondiaria Sai e Milano assicurazioni. Per realizzare il progetto, inizieranno lunedì gli incontri tra Unipol e il gruppo Ligresti, tra le perplessità fino a ieri sera di Paolo Ligresti (la famiglia uscirà di scena).

    Operazione industriale o di sistema? E’ l’interrogativo che aleggia fra analisti e osservatori dopo l’accordo di massima tra il colosso assicurativo Unipol e la famiglia Ligresti per fondere Unipol, Premafin, Fondiaria Sai e Milano assicurazioni. Per realizzare il progetto, inizieranno lunedì gli incontri tra Unipol e il gruppo Ligresti, tra le perplessità fino a ieri sera di Paolo Ligresti (la famiglia uscirà di scena). La lettera di intenti prevede un negoziato in esclusiva fino al 23 gennaio e verifiche di due diligence da parte di Unipol. La compagnia controllata dal mondo delle cooperative punta a comprare le azioni Premafin detenute dai Ligresti, pari al 51 per cento del capitale, per complessivi 76,9 milioni, con un’Opa, ma tutti i dettagli fino a ieri non erano noti. Ieri, comunque, a Piazza Affari sia Unipol sia la scuderia Ligresti sono schizzate.

    Ma in Borsa è apparso chiaro chi poteva di sicuro festeggiare: Mediobanca. L’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha scritto su Firstonline Ugo Bertone, “è riuscito a condurre in porto una trattativa difficile, rintuzzando le proposte di Gerardo Braggiotti, advisor per conto dei Ligresti, e liberandosi di un legame, quello con Salvatore Ligresti, ormai divenuto troppo scomodo”.

    A piacere al mercato, sottolineano alcuni operatori, è soprattutto il fatto che il progetto abbozzato due sere fa per l’istituto di Piazzetta Cuccia non dovrebbe comportare la conversione dei crediti bancari in capitale delle compagnie assicurative, come invece ipotizzato nella prima parte delle trattative per il salvataggio di Premafin e del polo assicurativo dei Ligresti: “Notizia positiva per Mediobanca – dicono gli analisti di Intermonte – che è esposta per 1 miliardo verso Fondiaria Sai e per 400 milioni verso Unipol e che non vedrebbe i propri crediti convertiti in equity”. Insomma, Mediobanca conta di centrare più obiettivi. Innanzitutto può asserire di aver favorito un processo di aggregazione: “Quello che nascerà dalle preesistenti società – ha scritto ieri Riccardo Sabbatini sul Sole 24 Ore – sarà per premi (21,1 miliardi nel 2010) il secondo gruppo assicurativo italiano immediatamente a ridosso delle Generali che, per poche decine di milioni, manterrà la leadership”. Chissà se i vertici del Leone sono entusiasti di questo lavorìo sul fronte assicurativo del loro primo azionista, ovvero Mediobanca. Ma forse il colosso triestino deve ringraziare Nagel: Piazzetta Cuccia scongiura il rafforzamento sul mercato italiano di un competitor come Axa.

    C’è un terzo aspetto da non sottovalutare, si nota in ambienti finanziari: Mediobanca stringe legami sistemici con il mondo delle Coop, una delle componenti più robuste dell’economia italiana. Se l’operazione Ligresti andrà in porto e Unipol si fonderà con Fondiaria-Sai, Premafin e Milano, la holding delle coop Finsoe – primo socio di Unipol – farà la sua parte nell’aumento di capitale della compagnia bolognese. E, visto che le fusioni porterebbero a un’importante diluizione di Finsoe, che ora ha il 50,75 per cento di Unipol, Finsoe non intende arretrare troppo nel capitale.

    Resta da vedere se proprio tutti nel mondo cooperativo bolognese siano d’accordo nel progetto, che costituisce quel salto di qualità che era stato tentato sul versante bancario dall’ex numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, che cercò di acquisire il controllo della Bnl. Non è un caso che fino a ieri sera dalla Legacoop presieduta da Giuliano Poletti non giungevano parole di approvazione. “Non siamo contrari, ma l’operazione è complessa e deve essere valutata compiutamente”, dice al Foglio un esponente del vertice di Legacoop. Ereditando le quote della galassia Ligresti nel salotto buono, o presunto tale, del capitalismo italiano, le coop potranno magari superare eventuali ritrosie.