La politica del tubo
Si può separare la rete del gas dell’Eni dal gruppo quotato in Borsa e controllato dal ministero dell’Economia? Sì, ma sarebbe un repentino cambio di direzione rispetto a quanto da poco il governo ha approvato, limiterebbe le potenzialità di espansione europea di Snam rete gas e comunque queste discussioni nulla hanno a che vedere con le liberalizzazioni.
Si può separare la rete del gas dell’Eni dal gruppo quotato in Borsa e controllato dal ministero dell’Economia? Sì, ma sarebbe un repentino cambio di direzione rispetto a quanto da poco il governo ha approvato, limiterebbe le potenzialità di espansione europea di Snam rete gas e comunque queste discussioni nulla hanno a che vedere con le liberalizzazioni. E’ quello che in sostanza, secondo una ricostruzione del Foglio sulla base di fonti del cda alla quale i vertici del gruppo oppongono un “no comment”, l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, ha illustrato per sommi capi ai consiglieri d’amministrazione nell’ultima riunione del board del colosso energetico partecipato dal Tesoro con il 3,93 per cento (la Cassa depositi e prestiti ne detiene il 26,4 per cento). Non è stato un intervento a caso, visto che continuano a filtrare sulla stampa indiscrezioni su un possibile intervento governativo su Snam nell’ambito dell’imminente decreto sulle liberalizzazioni: “Approveremo le misure questa settimana”, ha detto ieri il premier Mario Monti.
Scaroni ai consiglieri ha ripercorso le recenti tappe che hanno riguardato Snam, la società quotata in Borsa controllata al 52 per cento da Eni. Snam si compone di quattro parti: 1) Snam rete gas per il trasporto del metano che è stata separata funzionalmente in applicazione di una direttiva europea e ha come presidente Lorenzo Bini Smaghi, già nel board della Bce; 2) Italgas che opera nella distribuzione a livello locale; 3) gli stoccaggi; 4) il rigassificatore di Panigaglia che sfrutta il gas liquido dell’Algeria.
Il legislatore – ha ricordato Scaroni – ha deciso di recepire lo scorso giugno la terza direttiva europea del gas con l’adozione del cosiddetto modello ITO (Independent Transport Operator). Quindi Eni ha attuato e comunicato al mercato una modifica della propria struttura, scorporando dallo scorso primo gennaio il ramo d’azienda dell’attività di trasporto gas mediante conferimento in una società (Srg, ovvero Snam rete gas), interamente controllata da Snam.
Ma la separazione proprietaria di Snam si può fare? Scaroni, secondo la ricostruzione del Foglio, ha fatto intendere di sì. O meglio, il capo azienda dell’Eni ha riconosciuto che l’ipotesi non sarebbe contraria alla direttiva ma la decisione sarebbe un radicale cambio di rotta rispetto a quanto appena deciso soltanto sette mesi fa. Non si deve dimenticare – avrebbe sottolineato Scaroni – che i mercati finanziari, che hanno investito circa cinque miliardi di euro in Snam, richiedono certezza delle regole.
Detto questo il consiglio ha anche discusso i dubbi e le criticità connessi alla separazione societaria di Snam. Innanzitutto, è la considerazione che ha accomunato il cda, il nuovo assetto è stato già presentato agli investitori che potrebbero rimanere spiazzati da un approccio del tutto diverso. Non solo: Snam ha già avviato una strategia di sviluppo a livello europeo. Il corollario del ragionamento è implicito: sarebbe contraddittorio, da una parte, lavorare in prima fila per la creazione di una rete europea e, dall’altro, essere costretti a cedere per legge l’asset più strategico, rappresentato dal trasporto italiano.
Ma è stato un altro argomento che il capo azienda del Cane a sei zampe ha rimarcato: la separazione proprietaria di Srg è una scelta che nulla ha a che vedere con le liberalizzazioni. Secondo Scaroni, l’operazione non porta alcun tipo di vantaggio per i consumatori perché il modello Ito è sufficiente per assicurare l’indipendenza nella gestione della rete. E comunque – dice al Foglio un consigliere che chiede l’anonimato – è importante considerare che, anche prima dell’adozione del modello Ito, non è mai stato addebitato a Srg un atteggiamento discriminatorio nell’accesso. “E’ forse poi utile chiedersi – avrebbe detto sibillinamente Scaroni – perché nessuno dei paesi europei, con una struttura di mercato analoga a quella italiana, ha adottato la separazione proprietaria della rete”. Ma è un’altra la frase di Scaroni che da un lato ha destato sorpresa e dall’altro ha aperto un dibattito nel cda: se si propendesse per la separazione proprietaria, questa dovrebbe più ragionevolmente riguardare l’intera Snam, e non Snam rete gas.
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