Convergenze parallele Monti-Passera

Michele Arnese

Le 107 pagine dell’ultima bozza del decreto sulle liberalizzazioni che, nei programmi del governo Monti, sarà approvato dal Consiglio dei ministri di domani, sono una poderosa iniezione di libertà economica e imprenditoriale. Il giudizio è pressoché unanime nella maggioranza tripartita. Certo, gli ultraliberisti di Pdl, Pd e Terzo polo avrebbero preferito anche altre misure, ma il più è nemico del bene, si mormora alla presidenza del Consiglio e nei principali ministeri che hanno redatto l’articolato del decreto.

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    Le 107 pagine dell’ultima bozza del decreto sulle liberalizzazioni che, nei programmi del governo Monti, sarà approvato dal Consiglio dei ministri di domani, sono una poderosa iniezione di libertà economica e imprenditoriale. Il giudizio è pressoché unanime nella maggioranza tripartita. Certo, gli ultraliberisti di Pdl, Pd e Terzo polo avrebbero preferito anche lo scorporo della rete ferroviaria (Rfi) dalle Ferrovie dello stato (che non c’è); una separazione proprietaria più accelerata di Snam rete gas dall’Eni (che arriverà effettivamente, salvo ripensamenti, entro due anni circa); la privatizzazione di Poste italiane o lo scorporo del Bancoposta, il braccio creditizio finanziario del gruppo statale; per non parlare di norme più stringenti sui servizi bancari. Ma il più è nemico del bene, si mormora alla presidenza del Consiglio e nei principali ministeri che hanno redatto l’articolato del decreto.
    Il testo risente dell’impostazione che il premier Mario Monti ha ribadito ieri all’Osservatore Romano: le liberalizzazioni introducono “una sana concorrenza” contro “privilegi eccessivi” e a favore “del merito e dei giovani”.

    Una visione che si rileva chiaramente negli articoli della bozza sulle professioni (sono abrogate le tariffe ed è previsto l’obbligo del preventivo), sui servizi pubblici locali e sui carburanti. Nel governo c’è chi dice che i grandi gruppi e i cosiddetti campioni nazionali, ovvero le maggiori società controllate dal Tesoro, abbiano cercato sponde e ottenuto udienza soprattutto al ministero dello Sviluppo economico capeggiato da Corrado Passera, grazie soprattutto alle passate frequentazioni ministeriali e istituzionali di Mario Ciaccia, attuale viceministro, che Passera ha chiamato da Intesa al dicastero insieme con Stefano Firpo, ora a capo della segreteria tecnica. Nell’entourage di Passera si ridimensiona l’impressione: è fisiologico, si dice, che in un ministero che ha accorpato anche Infrastrutture e trasporti si ascoltino le grandi aziende pubbliche. Ma ascoltare non vuol dire condividere.

    Sta di fatto che in materia di trasporti, ad esempio, la separazione della rete ferroviaria ora controllata e governata dalle Ferrovie capitanate da Mauro Moretti – separazione auspicata dal concorrente sull’alta velocita, Ntv, di Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle – sarà decisa dall’Authority delle reti. Campa cavallo? Si vedrà. Ntv, comunque, può essere soddisfatta per altre norme contenute nella bozza e che riguardano i contratti di lavoro delle imprese ferroviarie.
    Per restare nel campo dei trasporti, anche i metodi radicali che alcuni tecnici governativi, e di sicuro anche qualche ministro, volevano imprimere per limare le tariffe delle concessioni autostradali, sono stati accantonati per misure meno invasive. Ma le concessionarie autostradali preferiscono non gioire troppo. Secondo l’impostazione auspicata dal dicastero di Passera, le competenze sul settore, comprese le tariffe, saranno distribuite fra Agenzia e Authority delle reti.

    Per gli addetti ai lavori, l’influsso dell’ex consigliere delegato di Intesa si è fatto sentire anche sul capitolo Poste, di cui Passera è stato capo azienda. Nel decreto non c’è alcuno spezzatino di Bancoposta (creatura banco-finanziaria di Poste voluta proprio da Passera), auspicato di recente dall’Antitrust presieduta da Giovanni Pitruzzella anche per il forcing dei commissari Antitrust di estrazione bancaria. E non compare alcuna privatizzazione parziale del gruppo capeggiato da Massimo Sarmi, come auspicato dai terzopolisti montiani alla Linda Lanzillotta.
    Ambienti più vicini a Passera hanno notato la stilettata giunta ieri dal confindustriale Sole 24 Ore, che ha rilevato come nelle bozze delle liberalizzazioni le norme sulle banche “non sono troppo invasive”. A differenza, per restare in un settore contiguo, di quelle sulle assicurazioni: “Ci sarà uno sforzo per il contenimento dei costi Rc auto”, ha detto non a caso ieri Passera. Ma è stato un altro intervento dell’ex banchiere ad attirare le attenzioni dei politici. Il ministro nel corso del question time alla Camera ha detto che porterà la questione del beauty contest delle frequenze tv al Consiglio dei ministri di domani: “Renderò partecipe il Cdm delle decisioni che intendo assumere”. Paolo Gentiloni del Pd ha espresso soddisfazione per l’impegno di Passera. Meno soddisfatto è apparso Pier Luigi Bersani sul futuro politico dell’ex banchiere: “Passera dove, come, con chi, con quali voti? – ha detto il segretario del Pd in un’intervista a Panorama – Non può esistere più l’uomo solo al comando che si alza alla mattina e dice: io amo l’Italia”.

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