Non sarà la solita passerella
La strada che porta allo stadio di Bata spazzata dal vento dell’Atlantico, mentre lo sguardo si perde nel golfo di Guinea. Sarà così la prima volta della Guinea Equatoriale alla Coppa d’Africa. L’esordio con la Libia aprirà la ventottesima edizione della manifestazione continentale, che non sarà (solo) la solita passerella per i procuratori europei e arabi a caccia del nuovo Boateng, perché potrebbe essere l’anno zero di un nuovo calcio africano.
La strada che porta allo stadio di Bata spazzata dal vento dell’Atlantico, mentre lo sguardo si perde nel golfo di Guinea. Sarà così la prima volta della Guinea Equatoriale alla Coppa d’Africa. L’esordio con la Libia aprirà la ventottesima edizione della manifestazione continentale, che non sarà (solo) la solita passerella per i procuratori europei e arabi a caccia del nuovo Boateng, perché potrebbe essere l’anno zero di un nuovo calcio africano con Costa d’Avorio, Ghana e Senegal in prima fila, anche se quest’ultimo non ha mai vinto, i ghanesi l’ultima delle quattro coppe l’hanno conquistata nell’82 e l’unica degli ivoriani risale al ’92.
Venendo, infatti, a mancare in un colpo solo Egitto, Camerun, Nigeria, Algeria e Sudafrica, vengono a mancare ben 15 vittorie, senza contare che le ultime tre edizioni gli egiziani se le sono aggiudicate contro Costa d’Avorio, Camerun e Ghana. Ma mentre in Libia la Nazionale, nella partita col Mozambico, scendeva in campo con una maglia che richiamava la bandiera degli insorti (ricevendone la benedizione), l’Egitto s’è sportivamente perso nel caos di una rivoluzione a metà. Non mancano all’appuntamento, invece, Marocco e Tunisia, il primo allenato dal belga ex Milan Eric Gerets, il secondo dal tunisino Sami Trabelsi. Mbark Boussoufa è la stella dei marocchini che dopo aver vinto molto in Belgio è volato dai russi dell’Anzhi con passaporto olandese. Oussama Darragi, playmaker offensivo e capitano dell’Esperance Tunisi è invece l’osservato speciale delle Aquile di Cartagine, reduci dalla rivoluzione dei Gelsomini che ha liberato il Paese da Ben Ali. Espressione di un continente che ha nel Nord uno dei principali motori della crescita economica, negli ultimi cinque anni l’incremento medio del Pil dei Paesi che si affacciano sul mediterraneo è del 5 per cento, con il settore energetico e quello agricolo a farla da padroni. Il forte controllo pubblico delle banche e la ridotta dipendenza da finanziamenti stranieri ha, inoltre, tenuto questa zona al riparo dalla crisi finanziaria.
Ma la vera rivelazione africana è l’Angola. Uscita ai quarti di finale nelle ultime due edizioni della Coppa d’Africa, qualificatasi ai Mondiali di due anni fa, nell’ultimo decennio è il Paese che è cresciuto di più al mondo con un Pil medio annuo dell’11,1 per cento contro il 10,5 della Cina. Stabilità politica (dopo una guerra civile durata quasi trent’anni), riforme economiche, aumento del prezzo del petrolio, nuovi giacimenti offshore, espansione della spesa pubblica e nuove infrastrutture gli elementi che hanno reso il Paese una nuova tigre economica. Anche se il 60 per cento della popolazione vive in condizione di povertà, estrema un altro 25 per cento, con un’aspettativa di vita intorno ai 42 anni e Luanda, la capitale, è la città più cara al mondo. Contraddizioni di un continente capace, come nel football, di grandi exploit e in entrambi i casi sarà solo la continuità a fare la differenza.
A volte il calcio può esprimere una ricchezza diffusa, altre è solo la forza della disperazione, come per il Burkina Faso. Dilaniato dalla malaria e dell’Aids è una della nazioni più povere del mondo con un’alta mortalità infantile, infrastrutture nulle e una dittatura militare che soffoca un’economia in cui la struttura industriale è praticamente assente. Il Ct è il portoghese Paulo Duarte, che dopo quattro anni di lavoro spera di raccoglierne i frutti con giovani interessanti, un nome? Fadil Sido, classe ’93.
Come la Guinea Equatoriale, che ospita la manifestazione insieme al Gabon, anche Niger e Botswana sono esordienti, ma il giocatore più atteso resta Didier Drogba alla ricerca della consacrazione con la propria Nazionale, motivatissimo e con una condizione fisica in crescita. Un africano plasmato alla scuola europea, come quasi tutto il calcio continentale; sono pochissimi, infatti, i giocatori che militano nei campionati locali, a parte l’eccezione Gabon, anche se qualcosa si sta muovendo sul lato allenatori, ma finché il calcio sarà una delle poche scappatoie dalla povertà difficilmente nascerà una scuola africana. Gli unici tre campionati continentali censiti da transfermarkt.de (egiziano, tunisino, sudafricano) hanno un valore di mercato complessivo che oscilla dai 75 ai 92 milioni di euro, la media di una campagna acquisti di un club dei più importanti tornei europei. Libia-Senegal, Costa d’Avorio-Angola e Marocco-Tunisia i match da non perdere, in attesa dei quarti e di qualche sorpresa. Per la finale di Libreville c’è tempo.
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