Otto ore per un Cdm col botto

Salvatore Merlo

“Un pacchetto di riforme strutturali che incide positivamente sulla crescita”, ha spiegato Mario Monti in conferenza stampa. E’ durata otto ore la riunione del Consiglio dei ministri che ha varato le misure sulle liberalizzazioni. Il decreto legge, composto da quarantaquattro articoli, affronta l’intero spettro della società italiana: dalle banche alle farmacie, dai taxi all’Eni, dalle assicurazioni ai professionisti, dall’Università alla Giustizia. Per i taxi – che non accennano a placare le proteste – la competenza sulle licenze passa dai comuni a una autorità, costituita per decreto, che si occuperà delle reti di trasporto.

    “Un pacchetto di riforme strutturali che incide positivamente sulla crescita”, ha spiegato Mario Monti in conferenza stampa. E’ durata otto ore la riunione del Consiglio dei ministri che ha varato le misure sulle liberalizzazioni. Il decreto legge, composto da quarantaquattro articoli, affronta l’intero spettro della società italiana: dalle banche alle farmacie, dai taxi all’Eni, dalle assicurazioni ai professionisti, dall’Università alla Giustizia. Per i taxi – che non accennano a placare le proteste – la competenza sulle licenze passa dai comuni a una autorità, costituita per decreto, che si occuperà delle reti di trasporto. Sarà la nuova authority a decidere e forse anche a curare i negoziati con la categoria. Per le imprese, sarà istituito un tribunale ad hoc “per restiuire rapidità ai giudizi” ed è stata anche creata una nuova figura di società per i giovani denominata “società semplificata a responsabilità limitata”: per aprirla basterà un euro di capitale e non sarà necessario l’intervento del notaio. Novità rilevanti anche sulle professioni, come l’avvocatura: non solo sarà obbligatorio fare un preventivo, ma le tariffe stabilite per legge sono state cancellate dal decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri (gli avvocati hanno già annunciato lo sciopero).

    Sulle frequenze televisive è stata stabilita una proroga di novanta giorni del cosiddetto beauty contest, una formula che verrà con tutta probabilità superata e sostituita da un meccanismo di asta pubblica. Gli interventi hanno riguardato anche la sanità: le regioni che non si adegueranno all’aumento del numero delle farmacie (saranno cinquemila in più) subiranno un commissariamento. Confermato, infine, anche lo scorporo di Snam rete gas dall’Eni.
    Alcuni, piccoli, passi indietro, per esempio sui farmaci di fascia C (che resteranno un monopolio delle farmacie) e sui notai (non saranno 1.500 posti in più ma solo 500).

    Eppure l’impressione generale è che si tratti di un provvedimento, come ha detto anche Giorgio Napolitano, “corposo e incisivo”; malgrado le cautele espresse forse troppo frettolosamente sia dal Pd sia dal Pdl. Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha detto che “su diverse materie si può fare di più e meglio e con maggiore immediatezza. Parlo di farmaci, parafarmaci, gas, assicurazioni e banche, servizi professionali”. Dichiarazione che appare risentire della necessità di marcare un posizionamento politico non del tutto appiattito sul governo tecnico, e che corrisponde allo stesso cauto equilibrismo del Pdl, che più del Pd si è diviso negli ultimi giorni al suo interno in tema di liberalizzazioni. “Alcune cose possono ancora essere modificate in Parlamento”, ha detto Silvio Berlusconi al termine dell’udienza del processo Mills. “Siamo già intervenuti perché molte cose fossero modificate, e altre sono ancora modificabili”.

    Tra i provvedimenti proposti dal Pdl e rinviati da Monti: la possibilità di pagare con i Bot i creditori della Pubblica amministrazione. Ma il decreto sulle liberalizzazioni, nel suo complesso, rivela più di un profilo di continuità – come ha spiegato anche il presidente del Consiglio Monti, citando gli ex ministri Raffaele Fitto e Mariastella Gelmini – con l’operato del precedente governo Berlusconi: in particolar modo sul mezzogiorno e sull’istruzione; al netto del fortissimo segnale di discontinuità sottolineato tra le righe dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, in tema di frequenze televisive. Ci sarà con tutta probabilità un’asta pubblica e “non è detto che debbano essere utilizzate esclusivamente per la televisione”, ha detto Passera. Nel corso della conferenza stampa seguita al lunghissimo Consiglio dei ministri, Monti ha spiegato che il decreto (“una grande azione economica, ma anche sociale”) cerca di rispondere a due problemi: “L’insufficiente concorrenza nei mercati e l’inadeguatezza delle infrastrutture”. Il professor Monti ha anche aggiunto che il governo procederà con un nuovo decreto, la prossima settimana, mirato alla semplificazione amministrativa: “Dovremo sciogliere la complicazione delle procedure in tutti i campi della Pubblica amministrazione”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.