Le idee di Passera per la fase 2.0

Michele Arnese

C’è chi lo chiama tavolo per la crescita e chi lo definisce tavolo per la produttività. E’ quello che è già in cantiere al ministero dello Sviluppo guidato da Corrado Passera e che sarà ufficializzato lunedì prossimo nell’incontro sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali alla quale sta lavorando il ministro Elsa Fornero (si punta a un contratto unico a tempo indeterminato con tutele rafforzate dopo tre anni dall’assunzione).

    C’è chi lo chiama tavolo per la crescita e chi lo definisce tavolo per la produttività. E’ quello che è già in cantiere al ministero dello Sviluppo guidato da Corrado Passera e che sarà ufficializzato lunedì prossimo nell’incontro sulla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali alla quale sta lavorando il ministro Elsa Fornero (si punta a un contratto unico a tempo indeterminato con tutele rafforzate dopo tre anni dall’assunzione). I due tavoli saranno paralleli e i ministri lavorano spesso in simbiosi anche per la sintonia tra gli staff dei due rispettivi ministeri, si nota a Palazzo Chigi.

    In un documento che il Foglio ha visionato in bozza, e che è alla base del piano per la “crescita sostenibile” (come Passera l’ha chiamata ieri in conferenza stampa), si indicano tre motori per la crescita: il primo è la competitività delle imprese fondata su innovazione, internazionalizzazione e crescita dimensionale; il secondo è fondato sull’efficienza a partire da migliori infrastrutture, per finire con processi decisionali più semplici e veloci; il terzo si basa sulla capacità, dopo le liberalizzazioni approvate ieri, di sprigionare energie, cultura del merito e di mercato.

    Prima tappa: incentivi all’industria nell’ambito della semplificazione annunciata ieri dal premier. La congerie di leggi e fondi nazionali da cui affluiscono in mille rivoli risorse statali alle aziende (non esiste una mappatura precisa ancora, si ammette sia al Tesoro che allo Sviluppo) sarà razionalizzata, è l’intenzione degli uomini di Passera che si evince scorrendo la bozza di testo che circola in ambienti governativi e che il Foglio ha letto. L’obiettivo è quello di riordinare e reimpostare le agevolazioni su basi automatiche con una sorta di credito di imposta che favorisca in maniera mirata le aziende che innovano, che investono realmente in ricerca e che si internazionalizzano. La sfida è ardua, si riconosce nel governo, ma di sicuro l’impianto tra il barocco e il pianificatorio che aveva caratterizzato “Industria 2015” di Pier Luigi Bersani, che puntava molto sui distretti e le filiere, non ha dato i risultati sperati.

    Seconda tappa: favorire il consolidamento e la capacità di investimento delle imprese. Il testo è ancora secretato. Ma al ministero dello Sviluppo si indicano nelle recenti analisi dell’economista Stefano Firpo le idee su cui Passera sta lavorando. Firpo, già in Banca Intesa nell’Unità progetti speciali dell’istituto, è ritenuto il vero sherpa dell’ex consigliere delegato di Intesa: non solo per il ruolo attuale di capo della segreteria tecnica ma perché ha da anni sintonia con il banchiere dopo essere stato alla Bce e alla London School of Economics. Firpo tra gli addetti ai lavori è ricordato per un saggio pubblicato sulla Voce.info intitolato “Tremonti bond anche per le imprese”. “Perché non sfruttare i fondi stanziati per i Tremonti bond e non utilizzati dalle banche?”, si chiedeva tempo fa Firpo. La proposta puntava sulla patrimonializzazione delle aziende per rilanciare gli investimenti utilizzando strumenti innovativi come i Tremonti bond (ideati per capitalizzare le banche). Il governo con l’introduzione degli sgravi fiscali Ace sembra essere andato incontro a questa esigenza, ma la proposta di Firpo sui “Tremonti bond per le imprese”, magari sotto altra forma, potrebbe essere ripresa in collaborazione con il Tesoro.

    Un ulteriore capitolo all’esame di Passera è quello energetico. Da un lato il ministero dello Sviluppo in simbiosi con l’Ambiente di Corrado Clini studia un programma per favorire la chimica “pulita” e il settore del riciclo; dall’altro l’esecutivo, nei prossimi mesi, s’impegnerà in una più complessiva riforma in senso ecologico del sistema fiscale. Lo schema allo studio di Passera nella complessiva riforma fiscale, è quello del progressivo spostamento delle basi imponibili su chi utilizza risorse naturali a carattere inquinante.

    Indicazioni, condivise dal governo, sono arrivate anche dal capo economista di Bankitalia, Daniele Franco: una penalizzazione fiscale delle fonti energetiche fossili, per l’emissione di gas serra, costituirebbe un’alternativa al sussidio delle energie rinnovabili (gli esempi da seguire sono Svezia e Germania). Il ministero dello Sviluppo segue in questi giorni la definizione del Conto energia (gli incentivi per privati, imprese ed enti pubblici che installano un impianto solare fotovoltaico). La direzione di marcia di Passera è chiara: i sussidi al fotovoltaico hanno raggiunto vette eccessive e non più sostenibili.