Il volto di Gesù è blasfemo? Forse no, e comunque meglio controllare

Stefano Di Michele

Così, alla fine, in Vaticano hanno azzardato – chissà se in modo avveduto. A nome del Papa si è fatta avanti la segreteria di stato, con una lettera di monsignor Wells, per condannare lo spettacolo di Romeo Castellucci, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, in scena a Milano al Teatro Parenti. Contro l’opera prima si sono mossi i gruppi più ultrà, come Militia Christi, o “il barone nero” (così Repubblica) Roberto Jonghi Lavarini von Urnavas, che pur militando nel Pdl di troppa moderazione non fa mostra: “Siamo pronti a impedire fisicamente l’accesso al teatro e l’esecuzione dello spettacolo”.

    Così, alla fine, in Vaticano hanno azzardato – chissà se in modo avveduto. A nome del Papa si è fatta avanti la segreteria di stato, con una lettera di monsignor Wells, per condannare lo spettacolo di Romeo Castellucci, “Sul concetto di volto nel figlio di Dio”, in scena a Milano al Teatro Parenti. Contro l’opera prima si sono mossi i gruppi più ultrà, come Militia Christi, o “il barone nero” (così Repubblica) Roberto Jonghi Lavarini von Urnavas, che pur militando nel Pdl di troppa moderazione non fa mostra: “Siamo pronti a impedire fisicamente l’accesso al teatro e l’esecuzione dello spettacolo”. E nientemeno, “quando il rosario e le preghiere non bastano più i veri cristiani sanno ancora usare la spada” – tutt’altro linguaggio, rispetto alla nota della curia milanese che invitava a manifestare e dissentire, però senza “eccessi di qualunque tipo, anche solo verbali”.

    Ma è lo spettacolo – dominato dal volto del Cristo di Antonello da Messina – davvero “indegno e blasfemo”? O la segreteria di stato rischia una poco felice figura? Già l’accusa degli ultrà cattolici del lancio di feci sul volto di Cristo pare smontata. “Niente di più falso, di cattivo, di tendenzioso – ha replicato il regista – Chi afferma queste cose gravissime risponderà alla propria coscienza di avere offeso – lui sì – con questa immagine rivoltante il volto di Gesù”. E in effetti adesso i contestatori ammettono di non aver visto lo spettacolo, “ma il volto di Cristo viene offeso mentre nel teatro si diffonde una nauseante puzza di escrementi” (in scena c’è un figlio che assiste un padre malato e incontinente). A far riflettere i più stretti collaboratori del Pontefice dovrebbero essere alcune prese di posizione di giornalisti e scrittori cattolici, a sorpresa schierati con l’opera di Castellucci. A cominciare da Antonio Socci ieri mattina sulla prima pagina di Libero, per il quale “la posizione dei cattolici che protestano rischia di essere solo reattiva (reazionaria), alla fine funzionale al circo mediatico”, e rischia di gettar via, accusandola di blasfemia anticristiana, “un’opera che invece si interroga ansiosamente sul mistero del dolore e su Gesù e mette in scena un grido al Salvatore molto vicino alla bestemmia (come lo sono certi passi della Bibbia, del resto), ma anche alla preghiera”. Socci ricorda anche che il Parenti “è stato il teatro di Giovanni Testori, un grandissimo scrittore e drammaturgo la cui conversione è passata prima attraverso la disperazione e la bestemmia” – e di Testori cita i versi: “T’ho amato con pietà / Con furia T’ho adorato / T’ho violato, sconciato / bestemmiato / Tutto puoi dire di me / Tranne che T’ho evitato”.

    Confida Socci di essere rimasto folgorato da una frase di Castellucci, “l’indicibile dolcezza dello sguardo di Cristo”, dove pure ha trovato un riflesso della sua pena di padre chino sul letto di sua figlia Caterina, gravemente malata. “Ogni giorno e ogni notte io ripeto il grido drammatico e struggente che anche lei, caro Castellucci, nella sua opera, lancia al Salvatore”. Opera – “uno spettacolo che rimette inaspettatamente il volto di Gesù al centro della scena” –  difesa anche da Giuseppe Frangi, direttore del settimanale Vita, sul suo blog sul sito dell’Associazione Testori. In quello stesso teatro, rammenta, gli spettacoli di Testori “avevano sollevato molto e per certi versi analogo scalpore. E lì che avevo imparato come il cristianesimo non si palesi sempre con buone maniere. E che anzi spesso chi lo prende di petto ne rende una testimonianza più vera. E quindi più viva”. Forse oltre a opportune novene riparatrici, in Vaticano avrebbero fatto bene a dare prima un’occhiata.