Forconi (spaccati) come nuovi indignados, ma senza il visto degli intellò
Si spaccano i forconi siciliani ribelli – autotrasportatori dell’Aias che vorrebbero sciogliere i blocchi stradali a mezzanotte e contadini di “Forza d’urto” (con pescatori, precari e camionisti indipendenti) che annunciano lotta a oltranza. Si spaccano, i forconi, e poi non vogliono spaccarsi (i Tir chiedono proroghe per i blocchi), ma è già troppo tardi per arrestare l’effetto calamita del “movimento spontaneo” che il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello vede infiltrato da qualche esponente mafioso (e il leader dei forconi, Martino Morsello, si mette in sciopero della fame per protestare contro la sua affermazione).
Si spaccano i forconi siciliani ribelli – autotrasportatori dell’Aias che vorrebbero sciogliere i blocchi stradali a mezzanotte e contadini di “Forza d’urto” (con pescatori, precari e camionisti indipendenti) che annunciano lotta a oltranza. Si spaccano, i forconi, e poi non vogliono spaccarsi (i Tir chiedono proroghe per i blocchi), ma è già troppo tardi per arrestare l’effetto calamita del “movimento spontaneo” che il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello vede infiltrato da qualche esponente mafioso (e il leader dei forconi, Martino Morsello, si mette in sciopero della fame per protestare contro la sua affermazione). Si spaccano, i forconi, mentre già le autostrade vuote di macchine senza carburante si fanno corsia doppia per doglianze d’ogni tipo: contro Equitalia, contro la burocrazia, contro i politici delinquenti, contro le assicurazioni, contro il caro gasolio, contro la sparizione nel nulla dei fondi europei, contro l’impiego che non c’è, contro le istituzioni canaglia, contro Raffaele Lombardo, contro Mario Monti, contro le banche, contro la finanza.
E’ un catalogo del malcontento un tanto al chilo, ma non abbastanza condiviso dagli intellò per fare a gara con l’indignazione alla Occupy Wall Street o con la rabbia dei No Tav coccolati da Ascanio Celestini. E’ un vero malessere in larga parte cieco, e come tale suscettibile di esportazione e adozione in direzioni non sempre prevedibili. E’ un moto anticasta al cubo, che prende di mira la regione come lo stato come il funzionario che guadagna, dicono i forconi, “almeno diecimila euro al mese mentre qui da noi i padri di famiglia chiedono pacchi di pasta alla Caritas”. C’è la madre di quattro figli che fa le pulizie in nero e non sa “che avvenire garantire” ai suoi ragazzi e c’è chi va in piazza a bruciare il tricolore (accadeva venerdì a Palermo, con subitanea dissociazione degli studenti in corteo).
“Siamo come la primavera araba”, dice con ottimismo onirico il pasionario Morsello, precario di mezza età che vuole “la rivoluzione” o “l’indipendenza della Sicilia” contro il potere “di dieci illuminati che decidono la sorte della gente”. Si continuerà finché serve, dice “Forza d’urto”, preparandosi ad altre notti di falò e tamburelli sul ciglio della strada (accadeva ieri nei pressi di Catania). “Non ce ne andiamo senza qualcosa”, dicono gli arrabbiati dopo l’occupazione del mercato ittico a Palermo, mentre già gli ospedali denunciano “problemi” e i sindaci invitano alla “ragionevolezza”. Ma il grosso dei manifestanti è per il blocco, lo sciopero, il presidio al casello anche se porta allo scaffale vuoto, e per la marcia con slogan da rivolta impolverata: i soldi sono del popolo, la calamità non viene dal cielo ma dagli uomini indegni che ci governano, basta ladri e ministri fantoccio, ai mascalzoni si risponde con i forconi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano