Rubio rubacuori

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Finalmente le primarie repubblicane fanno tappa in Florida, le cui frequentatissime spiagge prenderanno il posto delle infinite e malinconiche distese di grano dell’Iowa nel racconto dei reporter che seguono il carrozzone del Grand Old Party alla conquista della nomination presidenziale. Il prossimo 31 gennaio, la Florida accogliererà la battaglia tra Mitt Romney e Newt Gingrich.

    Finalmente le primarie repubblicane fanno tappa in Florida, le cui frequentatissime spiagge prenderanno il posto delle infinite e malinconiche distese di grano dell’Iowa nel racconto dei reporter che seguono il carrozzone del Grand Old Party alla conquista della nomination presidenziale. Il prossimo 31 gennaio, la Florida accogliererà la battaglia tra Mitt Romney e Newt Gingrich, con Rick Santorum e Ron Paul a inseguire. Il Sunshine State è abituato a ospitare sfide all’ultimo voto, decidendo spesso la corsa alla Casa Bianca. Ne sa qualcosa George W. Bush, che nel 2000 vinse le presidenziali grazie a una manciata di voti conquistati proprio tra Miami e Tallahassee. Gli attuali candidati stanno cercando di ottenere (per ora vanamente) l’endorsement dei due pesi massimi locali, l’ex governatore Jeb Bush e il giovane senatore di origini cubane Marco Rubio, eletto al Senato poco più di un anno fa e già corteggiato per formare il ticket da contrapporre a Obama. Difficile che Rubio accetti di candidarsi alla vicepresidenza oggi: più probabile che punti direttamente a correre per la presidenza tra quattro anni.

    Una delle questioni che decideranno la partita in Florida è la posizione dei candidati sull’immigrazione, ed è qui che Romney e Gingrich cercheranno di conquistare il favore di Rubio, capace di spostare migliaia di voti tra gli appartenenti alla numerosissima comunità cubana della Florida. Per l’occasione, il Miami Herald è andato a ripescare la storia di uno scontro violento tra Rubio e Univision, il canale televisivo ispano-americano più seguito negli Stati Uniti. I fatti risalgono all’estate scorsa, quando il notiziario della sera (nella fascia di massimo ascolto) raccontò i legami della famiglia Rubio con il narcotraffico. In realtà, a finire nel mirino è stato il cognato di Marco, Orlando Cicilia, che alla fine degli anni Ottanta fu  condannato a 25 anni di carcere per possesso e spaccio di droga. Nel 2000, dopo essere stato rilasciato sulla parola, Cicilia salì sul palco in compagnia di Rubio, appena eletto speaker della Camera della Florida. Univision ha subito spiegato che all’epoca dell’arresto del cognato Marco Rubio era studente al liceo, e che nulla a che fare con i reati di Cecilia.

    Tre membri di spicco del partito locale hanno invitato i candidati alle primarie a boicottare il dibattito televisivo ospitato da Univision il 29 gennaio. Tutti, tranne Ron Paul, hanno accolto l’invito, auspicando che l’emittente faccia ammenda per quanto trasmesso lo scorso luglio. Uno dei principali conduttori di Univision, Jorge Ramos, ha difeso la rete, spiegando che “Marco Rubio potrebbe diventare il primo presidente ispanico degli Stati Uniti, e proprio per questo è giusto conoscere la sua storia”.

    Gli esuli cubani sono considerati dei privilegiati dal resto della comunità ispanica, che per questo non li ama particolarmente. Anche per questo c’è chi ha letto nel documentario di Univision una trappola per azzoppare Rubio e la sua inarrestabile ascesa, sperando di marginalizzarlo all’interno del partito. A quanto pare, però, senza riuscirci. Per il momento.