Monti, Cancellieri, Passera. Tre gradazioni per la risposta ai Tir

Marianna Rizzini

Un governo, tre gradazioni sul “che fare” con lo sciopero dei Tir di cui anche l'Ue chiede conto in nome della libera circolazione delle merci. “Fermeremo i blocchi”, è il messaggio per l'Europa, fatto pervenire a Bruxelles durante una telefonata tra il Viminale e il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani. E però se il premier Mario Monti dice che “il rispetto della legalità si può e si deve esigere” ma che “l'interesse di categoria” non viene prima “dell'interesse generale”, il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri si muove tra “dialogo e fermezza”.

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    Un governo, tre gradazioni sul “che fare” con lo sciopero dei Tir di cui anche l’Ue chiede conto in nome della libera circolazione delle merci. “Fermeremo i blocchi”, è il messaggio per l’Europa, fatto pervenire a Bruxelles durante una telefonata tra il Viminale e il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani. E però se il premier Mario Monti dice che “il rispetto della legalità si può e si deve esigere” ma che “l’interesse di categoria” non viene prima “dell’interesse generale”, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri si muove tra “dialogo e fermezza”, annunciando azioni mirate dei prefetti (come a Roma, dove il prefetto Giuseppe Pecoraro ha vietato con un’ordinanza gli assembramenti dei Tir in prossimità dei caselli in entrata nella capitale). Il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture Corrado Passera mette invece l’accento “sul massimo sforzo” fatto dal governo “per trovare soluzione” ai problemi sollevati dagli autotrasportatori. In fondo è quello che dice anche Unatras, grande associazione di categoria dei camionisti contraria allo sciopero al grido di “abbiamo già ottenuto quello che potevamo”, a differenza della ribelle ma minoritaria Trasporti Uniti, l’organizzazione che sta bloccando le autostrade con i presidi a singhiozzo. Il governo, dicono in ambienti montiani, intende “monitorare”, “dissuadere” e “intervenire tempestivamente ove necessario”.

    L’ex sottosegretario all’Interno e senatore pdl Alfredo Mantovano, osservando “la natura di una protesta che sarebbe troppo facile etichettare tout court come mafia”, pensa che “il forte disagio da cui scaturisce la rivolta degli autotrasportatori possa essere affrontato con occhi ben aperti ma senza partire lancia in resta come se si trattasse di criminalità organizzata, anche se è vero che il trasporto su strada in Sicilia e nell’Agro Pontino ha mostrato, in passato, elementi di inquinamento da parte delle cosche”. E’ il giorno in cui il blocco dei Tir diventa fenomeno carsico: appare e scompare da un casello all’altro, a nord fa una vittima (un autotrasportatore travolto da una collega tedesca renitente al blocco), a sud si fa sentire nei supermercati, in Sicilia si allenta in attesa della giornata del giudizio (oggi il governatore Raffaele Lombardo incontra Monti). 

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.