Elogio del camionista senza anarchia
Nelle foto è ripreso sul fianco sinistro, seduto alla guida del suo Tir. Non ha capelli in battaglia e barba fascinosa ma ha lo stesso peli a sufficienza per recitare la parte. Non si intuisce un grande carisma, anzi lo sguardo sembra annacquato e il sorriso vagamente ottuso. Non indossa camicie a scacchi ma un maglione marrone a collo chiuso, con stemma indefinito all’altezza del bicipite e due fili di lana gialla ai polsi.
Nelle foto è ripreso sul fianco sinistro, seduto alla guida del suo Tir. Non ha capelli in battaglia e barba fascinosa ma ha lo stesso peli a sufficienza per recitare la parte. Non si intuisce un grande carisma, anzi lo sguardo sembra annacquato e il sorriso vagamente ottuso. Non indossa camicie a scacchi ma un maglione marrone a collo chiuso, con stemma indefinito all’altezza del bicipite e due fili di lana gialla ai polsi. Ha una bandana rossa in testa, una fascia nera con disegni floreali attorno al polso, segni tatuati sulla mano. Sul braccio scoperto altri tre, a cascata, fatti di lettere, forse “veronica” “tuono” e “assalto”. Non è poi così male come riassunto di un amore, di un’attitudine e di un modo di intendere il mondo a due metri di altezza sull’asfalto. E’ molto arrabbiato: tende l’indice e il mignolo della mano sinistra, li mantiene distesi e allineati: fuck you man.
C’è chi vuole tolleranza zero e l’intervento dei prefetti per sciogliere i blocchi, chi si duole che si sia finiti in mani così rozze, così plebee. Eppure non si può non fare il tifo per questo Rubber Duck de’ noantri, che mette il suo bestione di traverso sull’asfalto e sfida legge, ordine e capitale al tempo del governo tecnico. Questo vuole il nostro immaginario.
Certo la nostra “Anatra di gomma” non ha i tratti di Kris Kristofferson, non ha accanto una strepitosa Ali MacGraw a ingentilirlo. E non guida nemmeno il leggendario Mack RS 786 LS, dal muso lungo e lucente di regale bellezza. Non è dunque “Convoy”, il film di culto in cui il grande Sam Peckinpah riesce a dare toni epici anche ai fatti banali che avvengono sulle highway del country-western: è immaginario all’italiana, tra il povero e il ruspante. La cui scena si svolge tra caselli di autostrade ormai raggrinzite, strade nazionali strette come budelli, piazzali e snodi sgarrupati, imbarcadero dell’altro secolo. I nostri camionisti non affrontano un potere sadico e vessatorio che ha il volto dello sceriffo Lyle “papà orso” Wallace, ma una funzione impersonale e inafferrabile. Non hanno il gusto della sfida, il piacere della rivolta in sé, si battono perché i politici, quei cornuti, “i nostri picciuli si mangiaru”. Non c’è epos dunque. Ma c’è in giro abbastanza erba per incendiare la prateria: piscicoltori, pescatori, agricoltori poveri, benzinai, i soliti precari e i soliti studenti: con l’inevitabile lotto di incidenti accenni di scontri e feriti ai picchetti. Pende sul nostro capo lo spettro dei banchi dell’ortofrutta vuoti e, ragionevolmente, si può sopravvivere alla scomparsa dell’insalata cappuccina?
Tutto si trasfigura quando entrano in scena i Tir, anche l’immagine retrò del “Quarto stato” ritrova una seconda giovinezza, persino gli ex generali che giocano a fare i masaniello, i governatori che soffiano sul fuoco per salvarsi le terga, persino i forconi e i borboni e le magliette del Che. Il Tir conduce la danza, fa paura quando cammina, ancora di più quando sta fermo. Tempo addietro misero in ginocchio la Francia, a fare altrettanto in questa stramba penisola lunga e stretta ci vuole poco.
L’immaginario all’italiana non ama il conflitto da cui escano un vincitore e un vinto. Se c’è scontro tra anarchia e ordine scegliamo l’ammuina, la simulazione parolaia in entrambi i campi. Adoriamo le soluzioni a somma zero in cui nessuno perde la faccia e ognuno può dichiararsi vincitore. Papà orso Wallace non fa per noi: preferiamo mamma Passera che infatti ha già fatto sapere che il governo farà qualche passo indietro e le concessioni del caso.
Stiamo con i Tir e i camionisti perché stanno nel nostro immaginario: dove nessuno è mai riuscito a far entrare un ministro, e per di più tecnico.
Il Foglio sportivo - in corpore sano