Navy Seal in Somalia
Le spie di Obama battono le spie di Sarko fuori casa (cioè in Africa)
“Leon, ottimo lavoro stasera. Ottimo lavoro”. I servizi segreti americani battono i servizi francesi sul loro campo tradizionale, l’Africa. Si è dovuto aspettare fino al mattino per scoprire perché martedì sera il presidente americano, Barack Obama, prima del discorso sullo stato dell’Unione, si è congratulato a microfoni aperti con il segretario alla Difesa, Leon Panetta.
“Leon, ottimo lavoro stasera. Ottimo lavoro”. I servizi segreti americani battono i servizi francesi sul loro campo tradizionale, l’Africa. Si è dovuto aspettare fino al mattino per scoprire perché martedì sera il presidente americano, Barack Obama, prima del discorso sullo stato dell’Unione, si è congratulato a microfoni aperti con il segretario alla Difesa, Leon Panetta. Nella notte del Corno d’Africa, otto ore più avanti rispetto al fuso orario di Washington, una squadra di Navy Seal a bordo di due elicotteri aveva appena liberato due ostaggi in mano ai pirati del nord della Somalia, grazie a informazioni precise. Dopo uno scontro a fuoco Jessica Buchanan, una bionda fotogenica di 32 anni, americana, e Poul Hagen Thisted, di 60, danese, sono stati trasportati via, verso la base americana di Gibuti, illesi. Nove pirati sono stati uccisi e cinque catturati. I due lavorano per un’ong che si occupa di sminamento ed erano stati catturati il 25 ottobre scorso, “per costringere gli Stati Uniti a ritirare le navi da guerra che sorvegliano le rotte commerciali”, avevano detto i rapitori. Il governatore della regione di Galmudug, Mohamed Ahmed Alim, conferma la presenza di dodici elicotteri americani ancora sulle piste dell’aeroporto della capitale locale, Galkayo, e parla di negoziati in corso per il rilascio di un terzo ostaggio, un giornalista americano sequestrato sabato.
Torna l’Obama a cui piace giocare il ruolo del freddo, come già era successo ad aprile, quando diede l’ordine di attaccare il covo di Bin Laden e poi intrattenne i giornalisti durante una serata di gala con la stampa, in tight e sorrisi e candore. Imperturbabile come Michael Corleone nel “Padrino”, scrisse Maureen Dowd sul New York Times. In Africa orientale il presidente può contare su una rete combinata di intelligence e militari che ormai supera i servizi segreti francesi, tradizionalmente più avanti di tutti gli altri sul grande continente, anche se loro sono proiettati di più sulla costa a occidente – grazie ai legami con le ex colonie.
Cinque giorni prima del blitz per la liberazione degli ostaggi, un capo di al Qaida è stato ucciso da un aereo senza pilota vicino a Mogadiscio. Secondo il Guardian la posizione del libanese con passaporto inglese Bilal al Berjawi è stata rintracciata grazie a un suo errore, poche ore prima avrebbe fatto una telefonata a Londra, sul cellulare della moglie che aveva appena partorito. Berjawi, difeso in contumacia da avvocati inglesi per reati di terrorismo, evitava di entrare in contatto con loro per non esporsi a questo tipo di rischi. L’ultima volta era stato avvistato in Kenya, a Nairobi, dove si era rifugiato dopo essere stato ferito durante alcuni bombardamenti dal cielo nel luglio 2011 imputabili – ancora una volta – agli americani e alla loro caccia. La Cia e i militari che lavorano assieme (per questo sono arrivati i complimenti a Panetta) ha buoni contatti? E’ verosimile. Nel luglio 2011 il settimanale americano The Nation ha descritto in un lungo articolo le operazioni dei servizi americani in Somalia, la mezza dozzina di edifici e gli otto hangar incorporati all’aeroporto internazionale Aden Adde di Mogadiscio che è la zona relativamente più sicura della capitale (perché alle spalle ha l’oceano Indiano), e una seconda base nascosta nell’edificio della Agenzia di sicurezza del governo somalo, da dove fanno sapere: “Gli americani sono i nostri più grandi finanziatori. E pagano anche molti agenti locali sul campo, 200 dollari al mese che qui è una cifra importante, per tenere d’occhio che cosa succede in giro”.
Ci sono altri contatti. Il presidente del Puntland (che è la regione semiautonoma dove ieri è avvenuto il blitz dei Navy Seal) è Abdirahman Mohamed Mohamud, conosciuto anche come Farole, e a novembre ha autorizzato Stephen Heifetz, della Steptoe & Johnson LLP, a rappresentare lo stato a Washington come lobbista in materia di sicurezza e guerra ai pirati. Heifetz è un alleato potente, scrive il sito specializzato Africa Intelligence. Ex uomo della Cia negli anni Novanta, poi al dipartimento di Giustizia e a quello della Sicurezza interna (tra il 2006 e il 2010).
La Direction générale de la Sécurité Extérieure si sta muovendo invece con meno sicurezza.
A ottobre il rapimento della paraplegica Marie Dedieu da un resort nel Kenya, nonostante le ricerche frenetiche sulla costa della Somalia e i combattimenti ingaggiati dai commando francesi del Commandement des opérations spéciales – negati dal governo di Parigi – è finito con la morte dell’ostaggio e la furia del presidente Nicolas Sarkozy, altro che “Padrino” americano, a detta dei ministri che erano accanto a lui quando arrivò la notizia. A nord ci sono movimenti – elicotteri francesi con a bordo negoziatori sono stati visti atterrare all’aeroporto di Hargeisa – e pressioni sul governo del Puntland, perché organizzi uno scambio di prigionieri per liberare un agente dell’intelligence francese, Denis Allex, rapito a Mogadiscio nel 2009. Per ora le pressioni sono state inutili.
Il Foglio sportivo - in corpore sano