Controriforme
Perchè lo spettacolo di Castellucci imbratta il volto di Cristo
Diciamocelo: la pièce di Romeo Castellucci sul volto di Cristo è una sacrilega boiata. Tutta incentrata su una sorta di “merdosofia”, una vera filosofia degli escrementi. Per il regista, Romeo Castellucci, come ripete spesso, “la merda è la materia per definizione”. Alla Stampa ha, per esempio, dichiarato: “Ma la merda è la materia per antonomasia, ciò che rimane” (la Stampa, 21 gennaio). Non sono un esperto del tema, ma penso di aver afferrato il concetto.
Diciamocelo: la pièce di Romeo Castellucci sul volto di Cristo è una sacrilega boiata. Tutta incentrata su una sorta di “merdosofia”, una vera filosofia degli escrementi. Per il regista, Romeo Castellucci, come ripete spesso, “la merda è la materia per definizione”. Alla Stampa ha, per esempio, dichiarato: “Ma la merda è la materia per antonomasia, ciò che rimane” (la Stampa, 21 gennaio). Non sono un esperto del tema, ma penso di aver afferrato il concetto. Trattasi, semplicemente, di gnosi: della vecchia dottrina secondo cui la materia è il principio del male, il corpo una prigione, questa nostra vita terrena lo scherzo di un Dio Creatore non buono ma maligno. Di qui la scritta “non sei il mio pastore” che compare sul dipinto di Antonello da Messina; di qui i bambini, innocenti per definizione, che colpiscono il Creatore, colpevole (bambini che, ricorda Claudia Castellucci in un suo libro, non sospettano “minimamente che dobbiamo rendere grazie a qualcuno che ci sorveglia e ci salva”); di qui l’interpretazione positiva di Lucifero, “primo martire”, e negativa della Genesi, presentata in altre opere non come atto d’amore, ma come errore e crudeltà di Dio. Solo così si spiega l’insistenza dell’autore sulla merda come “metafora”, sulla merda che invade il palcoscenico e che sembra dire allo spettatore che, in fondo, è la vita stessa a essere una merda. Che i figli, anche il Figlio di Dio, altro compito non hanno che pulire la merda di loro padre. Che i padri, altro non finiscono per fare che insudiciare i figli con i loro escrementi, la vera “eredità-parola di Romeo-lasciata dai padri ai figli” (e da Dio agli uomini).
Ecco alcune parole tratte da un’intervista di Castellucci: dopo aver detto di aver scelto la “religione (in quanto) tema trattato in modo isterico, dogmatico”, per “liberare questo campo da una ingerenza professionale, dei professionisti dello spirito” (evidente allusione polemica alla chiesa, ndr), prosegue: “Il volto di Gesù… è riportare sulla terra… tutto un sistema metafisico, fare incontrare l’escatologico… la escatologia in senso letterale, quindi la merda… illuminare la merda con la luce divina, ma anche il contrario, gettare un po’ di merda sul volto di Dio” (11/11/2010: http://www.youtube.com/watch?v=27SUIybN01g&feature=related).
Confessioni testuali
“Merda sul volto di Dio”: letterale. Alla Stampa, sempre lui: “L’equazione: feci=Cristo ha scatenato reazioni violentissime”. Ma dai… Perché allora oggi Castellucci nega, rinega (e intanto modifica…), con tanta faccia tosta? Eppure già nell’ottobre scorso, a Roma, la pièce si concluse così: “Entrata ammiccante proprio di Castellucci che rovescia mezza tanica di putrido liquame sull’anziano padre. Senza pietà il vecchio viene cosparso di merda”, mentre “il volto di Cristo verrà sfregiato dall’interno per ferirsi di quello stesso liquido…”. (Teatro e critica, 11/10/2010).
Per capire meglio il senso di questi deliri, occorre ricordare chi era Antonin Artaud, massimo modello del Castellucci: invitava a bruciare le chiese e a squartare i sacerdoti, accusava la cultura cristiana “inautentica del padre e dello spirito” e, come Castellucci, aveva una fissa: gli escrementi. Scriveva: “C’è nell’essere qualcosa di particolarmente allettante per l’uomo, ed è appunto la Cacca”.
Ma a Castellucci, che a suo dire non voleva offendere né Cristo né i cristiani, interessa solo la merda? Per carità, c’è anche la piscia. Di qui la sua difesa del Cristo immerso nell’urina di Andres Serrano: “Si è scatenata una campagna violentissima come si era già avuta, qualche anno fa, davanti alla fotografia ‘Piss Christ’ dell’artista Andres Serrano” (la Stampa, 21 gennaio); “Qualche mese prima era stato contestato il ‘Piss Christ’ (Cristo Piscio, ndr) di Serrano, un’opera di profonda bellezza e spiritualità… Poi è toccato a noi” (il Giornale, 19 gennaio). “Profonda bellezza e spiritualità”?! Concludo con alcune considerazioni. Sui giornali, in questi giorni, in troppi hanno cercato di stravolgere la realtà.
Come nella favola di Fedro, in cui il lupo accusa l’agnello di averlo disturbato. Si sono trasformati gli aggrediti negli aggressori. C’è un uomo che insulta il Dio in cui credono miliardi di uomini, e dei ragazzi che promuovono una protesta pacifica vengono definiti sul Corriere, da Pierluigi Battista, “urlatori”, “integralisti”, persone che intimidiscono “i milanesi” (in blocco, si immagina), fautori di una “protesta violenta, intollerante, intimidatoria, prepotente”. Sui giornali si è arrivati a definire i cattolici che manifestano “antisemiti”, quando l’unico preso a merda in faccia è l’ebreo Cristo. Sentiamo il Castellucci: “Sono manipolati da qualche politico molto scaltro. Ma la cosa lugubre è che sono diciottenni vestiti benissimo. Qualcosa che ricorda la gioventù nazista… In sala hanno trovato cinque coltelli… dicono che mi uccideranno”. Follia pura. Per protestare contro il regista che sparge merda sul dolce volto di Cristo, e contro i giornalisti che fanno altrettanto con i cristiani, sarò, almeno col cuore, in piazzale Libia, il 28, alle ore 19. Fuori, noi, sporchi e cattivi; dentro l’odore snob della merda escatologica e dello zolfo delle bestemmie di Castellucci.
Il Foglio sportivo - in corpore sano