Erdogan non scherza, guai in arrivo per gli armeni

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Non c’erano dubbi che l’approvazione da parte del parlamento francese della contestata legge che punisce chi nega il genocidio armeno avrebbe avuto delle conseguenze. Erdogan l’aveva promesso, e ancor più diretto di lui era stato il ministro degli Esteri Davutoglu, pronto a dire che “la Turchia farà di tutto per contrastare questa scelta sbagliata” da parte di Parigi.

    Non c’erano dubbi che l’approvazione da parte del parlamento francese della contestata legge che punisce chi nega il genocidio armeno avrebbe avuto delle conseguenze. Erdogan l’aveva promesso, e ancor più diretto di lui era stato il ministro degli Esteri Davutoglu, pronto a dire che “la Turchia farà di tutto per contrastare questa scelta sbagliata” da parte di Parigi. Un primo assaggio della reazione di Ankara si avrà il 1 febbraio, quando entrerà in vigore la nuova legge sui permessi di soggiorno e di lavoro per stranieri che stravolge l’attuale sistema che prevede il rinnovo automatico dei documenti necessari per essere in regola. Non sarà più così: i permessi dureranno tre mesi e prima di rinnovarli sarà necessario attendere novanta giorni fuori dai confini turchi. L’unico modo per ovviare alla quarantena è presentare una certificazione che attesti un guadagno mensile non inferiore a 744 dollari, e ben pochi tra i lavoratori stranieri che risiedono in Turchia sono in grado di dimostrare.
     
    Il provvedimento colpisce la manodopera a basso costo, nella grande maggioranza formata da armeni e georgiani: già si vedono lunghe file ai bus in partenza per Tblisi e Jerevan nelle stazioni delle grandi città turche. “La Turchia conferma di  essere quello che è sempre stata, un paese abituato a deportare, espellere e trasferire in modo coatto popoli che nulla di male hanno fatto”, ha detto all’Armenian Weekly Ayse Gunaysu, membro del Comitato contro il razzismo e le discriminazioni dell’Associazione per i diritti umani di Ankara.
     
    La rappresaglia turca nei confronti di Parigi non finisce qui, visto che altre misure sono allo studio (si ipotizza il declassamento delle relazioni diplomatiche con la Francia a livello di incaricato d’affari). Erdogan è disposto a tutto, anche a lasciar perdere il progetto di entrare nell’Unione europea pur di far valere l’orgoglio turco. Il problema maggiore potrebbe però arrivare da Washington, dove l’influente lobby armena al Congresso sta spingendo per copiare il provvedimento votato dal Parlamento di Parigi. E a quel punto uno scontro tra gli Stati Uniti e la Turchia potrebbe avere serie conseguenze.