Putin riemerge dalle ceneri della piazza russa orfana di leader

Luigi De Biase

Quella più fotografata sarà Maria Kozhevnikova, 27 anni, già coniglietta di Playboy e donna più sexy di tutte le Russie secondo le statistiche precise della rivista Maxim. Non è il tipo che ti aspetti di trovare alla Duma, ma nessuno pensa che ci saranno grosse lamentele fra i deputati di Mosca. La prossima settimana, quando cominceranno i lavori in Parlamento, la bionda Maria potrebbe sentirsi un po’ spaesata sedendo fra i banchi di Russia Unita, il partito che sostiene Vladimir Putin e che l’ha scelta come candidata.

    Quella più fotografata sarà Maria Kozhevnikova, 27 anni, già coniglietta di Playboy e donna più sexy di tutte le Russie secondo le statistiche precise della rivista Maxim. Non è il tipo che ti aspetti di trovare alla Duma, ma nessuno pensa che ci saranno grosse lamentele fra i deputati di Mosca. La prossima settimana, quando cominceranno i lavori in Parlamento, la bionda Maria potrebbe sentirsi un po’ spaesata sedendo fra i banchi di Russia Unita, il partito che sostiene Vladimir Putin e che l’ha scelta come candidata. Non sarà l’unica, perché la lista dei nuovi eletti è lunga e piena di sorprese. Ci sono il tennista Marat Safin e il peso massimo Nikolay Valuev, “the beast from the east”, la bestia d’oriente, come lo chiamano i commentatori americani, il gigante del ring che in piena campagna elettorale ha annunciato di avere scoperto lo yeti o qualcosa di molto simile allo yeti in una provincia della Siberia. E c’è anche un tale, Vladimir Burmatov, una specie di mostro in formato Twitter: la sua pagina, spasiboputinazaeto (“grazie Putin di tutto questo”), ha superato la soglia dei cinquantamila seguaci e sparacchia commenti giorno e notte, praticamente senza sosta. Magari dividerà il banco con Vladimir Dolgikh, 87 anni, il responsabile delle industrie metallurgiche al tempo del Politburo: è il più vecchio alla Duma e lui sì che potrebbe chiedersi “dove sono finito”.

    L’inizio dei lavori in Parlamento allontana le proteste per il voto di dicembre. Russia Unita avrà 238 seggi su 450, è la maggioranza ma sembra un niente rispetto ai 315 dell’ultima legislatura. Gli altri posti saranno divisi fra i partiti di opposizione, dai comunisti di Gennadi Zyuganov ai due schieramenti liberali o presunti tali di Sergei Mironov e Vladimir Zhirinovski. Le manifestazioni contro i brogli non sono ancora finite, il governatore di Mosca ha autorizzato proprio ieri una marcia che si dovrebbe svolgere in città il 4 febbraio con cinquantamila persone, ma pare che la temperatura si stia, lentamente, abbassando. Che cos’è cambiato da dicembre, dall’imponente corteo di piazza Bolotnaya? Non si può certo dire che Putin abbia accettato le richieste della piazza, perché questo avrebbe significato più o meno abbandonare il Cremlino assieme alla classe dirigente che è riuscito a costruire nei dieci anni al potere.

    Eppure, il suo tasso di popolarità ha ripreso a salire: lo dice un istituto vicino al governo, Vtsiom, secondo il quale Putin ha il sostegno di 52 cittadini su cento, ma lo ammette anche un centro studi indipendente come il Levada, che un mese fa soltanto segnava il minimo storico per i consensi al leader russo (appena il 36 per cento). Per la maggior parte degli analisti, la ragione della risalita è abbastanza semplice. Manca poco più di un mese alle elezioni presidenziali e Putin non è soltanto il candidato di Russia Unita, ma è l’unico contendente autorevole. I giovani e i nuovi ricchi che hanno gonfiato le proteste antibrogli sono riusciti a ottenere grande successo nei centri urbani, ma hanno fallito il passaggio successivo, che era la nomina di un nuovo leader, di un’alternativa a quel che c’è. Per l’ex ministro Alexei Kudrin, serviranno almeno un paio d’anni per raggiungere l’obiettivo. Il problema degli oppositori è che le elezioni si svolgono il 4 marzo.


    Kudrin considera scontato l’esito del voto; come lui, milioni di russi pensano che sia poco realistico mettere in discussione il successo di Putin. Chi pensava che le novità sarebbero venute da Dmitri Medvedev dovrà accontentarsi di vederlo al governo, dato che il presidente in uscita ha lanciato la corsa di Putin in cambio del posto di premier – da lì, ha detto, riuscirò a dedicarmi con maggiore energia alle riforme liberali, un proposito che pare tanto nobile quanto ingenuo. Alle urne ci saranno gli stessi uomini che compongono l’opposizione alla Duma, i vari Zyuganov, Mironov e Zhirinovski, ma i sondaggi concedono loro poche chance.

    La campagna di Putin procede senza strappi: qualche richiamo alla cultura russa, qualche piccolo cambio nei palazzi del potere e lo scontato ritorno alla retorica antiamericana. “Gli Stati Uniti non hanno bisogno di alleati, ma di vassalli”, ha detto ieri nella città di Tomsk, in Siberia, dove la crisi economica, per la verità, ha preso da tempo il posto della Guerra fredda nei dibattiti di quartiere.
    La commissione elettorale ha dato il via libera anche alla candidatura di Alexander Prokhorov, il magnate russo che ha costruito la propria fortuna nel settore delle materie e si è trasferito a New York, dove possiede persino una squadra di basket dell’Nba. Prokhorov è popolare fra i giovani e gli intellettuali delle riviste moscovite che hanno organizzato le manifestazioni degli ultimi mesi. Alcuni li chiamano “decabristi”, come gli ufficiali dell’esercito che, nell’Ottocento, cercarono invano di rovesciare Nicola I. E’ molto probabile che la loro rivoluzione finisca con lo stesso risultato. Ma questa volta non ci saranno impiccagioni e poesie di Puskin.