Cinque indizi sui rapporti piuttosto gelidi tra Bazoli e Passera

Michele Arnese

Cinque indizi fanno una prova? Forse no, però gli addetti ai lavori ormai sono unanimi: la freddezza fra il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e l’ex consigliere della banca milanese, Corrado Passera, è più che una mera congettura.

    Cinque indizi fanno una prova? Forse no, però gli addetti ai lavori ormai sono unanimi: la freddezza fra il presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, e l’ex consigliere della banca milanese, Corrado Passera, è più che una mera congettura. I riflessi dei rapporti gelidi si colgono in questi giorni a Torino, dove la prossima settimana si chiariranno le candidature per il vertice in scadenza del primo socio di Intesa, la Compagnia di San Paolo che ieri ha presentato i risultati 2008-2011. Al momento, anche se non si escludono sorprese, ci sono due ex sindaci che aspirano a succedere ad Angelo Benessia: Valentino Castellani, appoggiato da Enrico Salza, e Sergio Chiamparino. Le mosse di Salza, già al vertice di Intesa scalzato per volere di Benessia contro il parere di Bazoli, sono seguite con interesse e sintonia dal presidente di Intesa. La soluzione Chiamparino non è gradita né a Bazoli né a Giuseppe Guzzetti, i quali invece – secondo la ricostruzione del Foglio – temono che su Chiamparino possa arrivare un indiretto via libera di Passera: “Non amo i gossip”, ha detto ieri Benessia. Le indiscrezioni non trovano conferme ufficiali, però altri indizi sono evidenti.

    Non è un mistero, innanzitutto, che Bazoli abbia vissuto con fastidio misto a irritazione l’uscita improvvisa di Passera da Intesa per diventare ministro dello Sviluppo. Appresa la notizia a decisione già avvenuta, Bazoli si è visto costretto in pochi giorni a rimpiazzare Passera optando per Enrico Cucchiani. L’irritazione iniziale di Bazoli – si dice in ambienti milanesi – si è poi tramutata in soddisfazione per la scelta condivisa dagli altri azionisti su una figura, come quella di Cucchiani, che appare meno ingombrante rispetto al ruolo egemonico che Passera rivestiva nel gruppo. Lo stato d’animo di Bazoli verso l’ex consigliere delegato, si mormora anche ai vertici del Corriere della Sera, si poteva rintracciare sul quotidiano della Rizzoli leggendo gli articoli sui conflitti di interesse dell’ex banchiere divenuto ministro scritti ad esempio da Massimo Mucchetti. Il quotidiano di Rcs, con un corsivo anonimo, ha consigliato Monti e Passera a non nominare viceministro allo Sviluppo un altro banchiere di Intesa, Mario Ciaccia, perché giudicato di fatto “unfit”. Ciaccia è stato poi nominato proprio vice di Passera.

    Un altro indizio del rapporto controverso fra Bazoli e Passera è stato quasi svelato, e sottolineato, dallo stesso ex banchiere. Nell’intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, il ministro ha rimarcato: “Il modo in cui è stato sciolto il nodo Edf-Edison smentisce chi poteva pensare che volessi favorire qualcuno”. Traduzione: non ho favorito la bazoliana Tassara di Romain Zaleski, azionista di Edison. Infatti Tassara, considerato il prezzo dell’Opa di Edf, subirà una corposa minusvalenza per effetto dell’accordo per Edison tra francesi e italiani suggellato da Passera.

    Gli osservatori, più o meno maliziosi, hanno poi tratto dalla lettura di un recente articolo di Mucchetti le perplessità di Bazoli su una norma inserita nel decreto Salva Italia. In base all’articolo 36 della manovra – ha scritto a fine dicembre Mucchetti – Dieter Rampl, Fabrizio Palenzona e Carlo Pesenti dovranno decidere se stare in Unicredit o in Mediobanca, e Giovanni Bazoli, presidente di Intesa, dovrà lasciare Ubi Banca. “Una simile norma – ha rilevato criticamente l’editorialista – esiste solo negli Usa”. Domanda sibillina di Mucchetti: “Unicredit, Mediobanca, Generali, Intesa e Ubi sono i poteri forti infilzati dal governo amico? O forse esistono altri poteri, diversi e non identificati?”.