Le prossime missioni montiane su conti statali e fondi europei

Michele Arnese

Le prossime missioni montiane, dopo la riforma del lavoro “alla danese” (parola ieri del premier) che il governo conta di portare a termine entro la fine mese, riguardano i conti pubblici e i fondi europei. Non è un caso che le due missioni sono state affidate a due dei ministri ritenuti più in sintonia con il premier Mario Monti: Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento) ed Enzo Moavero (Politiche europee). Giarda sta cercando di trasformare in azione operativa il piano che aveva elaborato per conto dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, su come e dove tagliare selettivamente la spesa pubblica.

    Le prossime missioni montiane, dopo la riforma del lavoro “alla danese” (parola ieri del premier) che il governo conta di portare a termine entro la fine mese, riguardano i conti pubblici e i fondi europei. Non è un caso che le due missioni sono state affidate a due dei ministri ritenuti più in sintonia con il premier Mario Monti: Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento) ed Enzo Moavero (Politiche europee).
    Giarda sta cercando di trasformare in azione operativa il piano che aveva elaborato per conto dell’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, su come e dove tagliare selettivamente la spesa pubblica. I tecnici la chiamano spending review, da anni consigliata dalla Banca d’Italia e mai realizzata per le carenze della Ragioneria generale dello stato e per una mancanza di volontà politica, è l’opinione prevalente nel tecnogoverno. Quindi, avanti con il metodo alternativo a quello dei tagli lineari. La prossima settimana sulla scrivania di Monti arriverà una prima valutazione, ma senza numeri. Nel penultimo Consiglio dei ministri l’esecutivo ha deciso la sperimentazione della spending review nei primi tre ministeri (Interno, Istruzione e Affari regionali). Ma al di là della sperimentazione, il fine del premier è quello di utilizzare gli effetti della spending review in termini di minore spesa per centrare gli obiettivi di finanza pubblica in presenza di un pil calante (quest’anno meno 0,5 per cento secondo l’esecutivo, mentre il Fmi ha stimato un meno 2,2 per cento). Così, spiega Giarda in questi giorni ai suoi interlocutori governativi, il governo punta a garantire il rispetto delle previsioni per il 2012 e il 2013, anno in cui si deve raggiungere il pareggio di bilancio. Quindi, visto che lo scenario macroeconomico è cambiato rispetto alla manovra del 4 dicembre, la spending review avrà il compito basilare di costruire una sorta di “cuscinetto di garanzia”, lo definisce l’economista Giarda che in molti si chiedono perché non sia andato al dicastero di via Venti Settembre, per raggiungere comunque gli obiettivi indicati nel decreto Salva Italia. Insomma, la spending review rappresenta l’assicurazione che saranno rispettati gli impegni presi con l’Europa in materia di finanza pubblica, si dice a Palazzo Chigi.
    Monti cerca di esportare una sorta di spending review anche in Europa. All’opera, per conto del premier, c’è il ministro delle Politiche europee, Moavero. L’Italia, sia nella prima riunione a Bruxelles del Consiglio affari regionali tenuta il 27 gennaio e soprattutto nelle prossime in calendario, invoca “un bilancio dell’Ue trasparente ed equo”. Traduzione: Moavero chiederà di rivedere il meccanismo che concede ad alcuni paesi, come l’Inghilterra, sconti sui contributi da versare all’Unione europea. Lo scenario per la presidenza del Consiglio è chiaro: la proposta della Commissione europea sulle nuove prospettive economiche e finanziarie dell’Ue per il periodo 2014-2020 divide ancora i 27. Un blocco, guidato da Germania, Francia e Gran Bretagna, la ritiene eccessiva e chiede un contenimento delle spese. Un altro, che include Spagna, Grecia e Irlanda, difende il piano. L’Italia si colloca in una posizione intermedia, anche su mandato del tavolo tecnico della Farnesina sul tema coordinato dallo stesso Moavero. Prima di ridurre le spese del bilancio – secondo il ministro – serve analizzare bene le uscite per scovare privilegi nascosti che vantano alcuni paesi e bilanciare meglio alcuni capitoli come l’agricoltura e la ricerca. Il governo, dicono al Foglio fonti delle Politiche europee, vuole conoscere bene le ragioni che hanno indotto a prevedere sconti ad hoc riservati ad alcuni stati. Inoltre l’Italia è contraria a “rubriche fuori bilancio”, mentre l’attuale proposta della Commissione prevede al di fuori del piano spese per progetti come Iter e Galileo.