Prozac Monti
Quando, la prossima volta, Mario Monti dirà, verso mezzanotte perché preferisce coglierci la sera tardi, nel torpore casalingo: “E adesso le signore possono consegnare nelle urne apposite le fedi nuziali, i gioielli e le lavapiatti di ultima generazione, beni necessari e urgenti per la crescita del paese e per il consenso internazionale, e i signori le chiavi delle automobili e delle case. Sono piccole rinunce, ma l’Italia ce la farà”. Oppure: “Fare la fame non è un tabù”, e lo dirà con quell’aria rasserenante, tutti annuiranno, compunti, diranno beh, in effetti ha ragione, e cosa vuoi che sia un anello, che monotonia il bilocale, sono provvedimenti necessari.
Quando, la prossima volta, Mario Monti dirà, verso mezzanotte perché preferisce coglierci la sera tardi, nel torpore casalingo: “E adesso le signore possono consegnare nelle urne apposite le fedi nuziali, i gioielli e le lavapiatti di ultima generazione, beni necessari e urgenti per la crescita del paese e per il consenso internazionale, e i signori le chiavi delle automobili e delle case. Sono piccole rinunce, ma l’Italia ce la farà”. Oppure: “Fare la fame non è un tabù”, e lo dirà con quell’aria rasserenante, tutti annuiranno, compunti, diranno beh, in effetti ha ragione, e cosa vuoi che sia un anello, che monotonia il bilocale, sono provvedimenti necessari. Ci sarà un minimo sindacale di indignazione, soprattutto in rete, ma i più resteranno composti, sobri, riflessivi, i politici normalmente guerriglieri abbasseranno gli occhi e le signore cominceranno a slacciarsi le collane di perle e a lavare le pentole a mano. Perché Monti, con quella faccia, con quel tono, con quegli occhiali, può dire tutto ciò che vuole.
“Scordatevi il posto fisso” è una cosa abbastanza scioccante, da queste parti. Ma l’ha detta Monti (forse mette del Prozac misto a Tavor nelle onde sonore che partono dalle sue parole) e non è scoppiata la rivoluzione. Quando Silvio Berlusconi parlò dell’articolo 18, scese giù il mondo. Non aveva ancora finito la frase e c’erano già migliaia di pullman a tutto gas verso piazza San Giovanni, bandiere, palloncini, comizi, striscioni, un milione di persone in strada. Ora Monti dice, con levità: “I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita, del resto diciamolo: che monotonia il posto fisso per tutta la vita”, e molti corrono a licenziarsi per non sembrare troppo noiosi (una ragazza su twitter ha scritto che anche il pasto fisso è abbastanza monotono, a questo punto, e per trovare nuove sfide potremmo cominciare tutti a scordarci anche la cena). C’è qualcosa di incantatorio, di stregonesco, nell’autorevolezza comunicativa del presidente del Consiglio, che dà nuove sconvolgenti notizie una dietro l’altra senza che nessuno perda la calma (a parte quelli che hanno il dovere di perderla).
Si sta, per la maggior parte del tempo, in un sobrio, ragionevole oblio. E’ come se Monti emanasse un’aura riflessiva, ipnotica, molleggiata, una provvisoria assennatezza mista a una lieve intimidazione. Grazie alla quale il premier è già passato oltre, ad altri tabù da frantumare, sempre con la stessa faccia imperturbabile, certo che lo accoglieremo con la nostra parte più giudiziosa. E come al solito ha capito tutto Corrado Guzzanti, che, in un’intervista a GQ, alla domanda: quale sarebbe il personaggio del momento?, ha risposto: “Mi piacerebbe fare uno schizofrenico. Uno che dice: i provvedimenti presi erano necessari, sacrifici inevitabili per riconquistare la fiducia dell’Europa. Poi sbotta: Monti è un bastardo, mi ha rubato la pensione!!”. In questa fase schizofrenica tranquilla (ci si sfoga su altro: l’inverno, il gelo, la moldava sulla nave), ciascuno, responsabilmente, potrà scavare un buco nella neve e urlarci dentro, con la parte peggiore di sé, le cose che davvero pensa di questo governo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano