Cattolici adulti contro la sbandatina neocentrista della banda di Todi
Se c’è una cosa sulla quale il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone e il presidente della Conferenza episcopale Angelo Bagnasco sembrano concordare è sull’obiettivo che i cattolici impegnati in politica debbono darsi sino alla fine del governo Monti: spingere perché il bipolarismo non muoia, seppure all’interno di un sistema proporzionale. Bipolarismo proporzionale sì, dunque, bipartitismo tout court no. Non a caso, il 9 febbraio prossimo, il Forum di sigle che ha organizzato il raduno di Todi lo scorso ottobre si riunisce di nuovo nei suoi vertici. Obiettivo: avviare una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare.
Se c’è una cosa sulla quale il segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone e il presidente della Conferenza episcopale Angelo Bagnasco sembrano concordare è sull’obiettivo che i cattolici impegnati in politica debbono darsi sino alla fine del governo Monti: spingere perché il bipolarismo non muoia, seppure all’interno di un sistema proporzionale. Bipolarismo proporzionale sì, dunque, bipartitismo tout court no. Non a caso, il 9 febbraio prossimo, il Forum di sigle che ha organizzato il raduno di Todi lo scorso ottobre si riunisce di nuovo nei suoi vertici. Obiettivo: avviare una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. Nessuno intende tornare al sistema precedente, il cosiddetto “Mattarellum”, quanto a un sistema proporzionale con preferenze. E cioè lo stesso meccanismo, in vigore nella Prima Repubblica, che ha assicurato alla Democrazia cristiana almeno il trenta per cento dei consensi.
Ieri, sulla rivista quindicinale dei dehoniani di Bologna, il Regno, è stato il direttore Gianfranco Brunelli a dire che “le gerarchie ecclesiastiche guardano a un modello europeo, al Partito popolare europeo. In Italia quello schema deve poter mettere assieme Pdl e Udc, senza Berlusconi. E dall’altra parte il Pd e il resto della sinistra. Il Partito popolare europeo è in grado di riprendere quasi per intero lo spazio politico elettorale che fu della Dc e dei suoi alleati e stare pressoché stabilmente al governo, costringendo il Pd e le sinistre antagoniste all’opposizione”. Per Brunelli, che è personalmente vicino all’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, il futuro dei cattolici “non è la Dc. Non è la ‘Cosa bianca’. E’ piuttosto un’altra ‘Cosa’. Non è un progetto culturalmente avanzato su un piano politico, tale da contribuire a riformare la nostra democrazia. Ma realisticamente può bastare. Del resto, l’esperienza storica della Dc è finita con Moro, con la fine simbolicamente alta e drammatica di un’intera generazione cresciuta in Azione cattolica e diffusa in maniera omogenea sul piano nazionale”.
Brunelli dice chiaramente che “per la gerarchia ecclesiastica appare insufficiente (numericamente insufficiente) lo stesso esperimento neocentrista di Casini. Non può essere quello l’approdo. Identificherebbe i cattolici italiani con una corrente. Senza dire che oggi in quel contesto politico abita anche Fini, portatore di una cultura laicista non dissimile sui temi ecclesialmente sensibili da quella di molti esponenti del Pd”. E ancora: “Le gerarchie ecclesiastiche hanno preso saldamente in mano il pasticcio di Todi e lo ordinano diversamente. In questo senso Todi è il fallimento di quello che rimane dell’associazionismo variamente cattolico. Del resto l’elaborazione piuttosto rigida della nozione di ‘valori non negoziabili’ è la formula con la quale si prende atto della secolarizzazione dello stesso mondo cattolico e ci si riserva, da parte ecclesiastica, il diritto d’intervenire pubblicamente sui temi che maggiormente interessano la gerarchia e determinare, di fatto, in funzione di quella rigidità, la maggiore o minore vicinanza di singoli e di gruppi alle posizioni della chiesa. In questo senso non serve più neppure lo strumento dell’unità politica dei cattolici”.
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