Credito municipale

Michele Arnese

C’è chi cerca di insediare un nuovo presidente alla testa della fondazione di riferimento. C’è chi studia di sostituire un vicepresidente di una banca. E c’è chi, oltre a cambiare il vertice della fondazione della città, punta a spodestare pure il presidente della banca controllata indirettamente. Sarà pure vero quanto sostiene da tempo Giuseppe Guzzetti, presidente dell’associazione delle fondazioni bancarie (Acri): gli enti non sono autoreferenziali e la politica non detta legge.

    C’è chi cerca di insediare un nuovo presidente alla testa della fondazione di riferimento. C’è chi studia di sostituire un vicepresidente di una banca. E c’è chi, oltre a cambiare il vertice della fondazione della città, punta a spodestare pure il presidente della banca controllata indirettamente. Sarà pure vero quanto sostiene da tempo Giuseppe Guzzetti, presidente dell’associazione delle fondazioni bancarie (Acri): gli enti non sono autoreferenziali e la politica non detta legge. Ma se si scrutano le azioni dei sindaci di Torino, Siena e Verona, la realtà è leggermente diversa.

    Il primo cittadino di Torino, Piero Fassino, è il dominus della partita appena iniziata per la successione al vertice della Compagnia di San Paolo, primo azionista con il 9,7 per cento di Intesa, la banca presieduta da Giovanni Bazoli e guidata dall’ad, Enrico Cucchiani. Se per Cucchiani, come ha detto ieri al Financial Times, la priorità è quella di rendere più internazionale il management, magari con innesti asiatici, per Fassino la priorità è nominare al posto dell’uscente Angelo Benessia, che a Torino non riscuote particolari apprezzamenti, l’ex sindaco Sergio Chiamparino. Certo, c’è da superare la ritrosia di Enrico Salza, punto di riferimento delle Camere di Commercio che esprimono sei consiglieri. Però lo stesso Salza, che nel fine settimana incontrerà il primo cittadino, conta di avere un ruolo nel comitato di gestione per incalzare, ovvero controllare e consigliare, Chiamparino. Se a Torino e a Milano non ci sono patemi d’animo finanziari, visto che Intesa non deve aumentare il capitale, a Siena la situazione è diversa.

    Nella città toscana la questione delle nomine s’intreccia con un altro rafforzamento patrimoniale troppo costoso per la Fondazione Monte dei Paschi di Siena (FMps), azionista di Banca Mps con il 49 per cento. In questi giorni la fondazione presieduta da Gabriello Mancini (Pd, ex margherita) cerca di rinegoziare il debito da circa 1 miliardo di euro ed evitare un ulteriore salasso in caso di aumento di capitale dell’istituto presieduto da Giuseppe Mussari. A essere determinante su Mps è anche il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi (Pd, ex ds). Seppure senza dichiarazioni altisonanti, Ceccuzzi ha due obiettivi: “Discontinuità”, sia nella fondazione che nella banca. Tradotto, significa: i vertici della fondazione e della banca devono cambiare, visti i risultati non particolarmente soddisfacenti (eufemismo). Quindi, dopo aver favorito la sostituzione di Marco Parlangeli come provveditore della FMps indicando Claudio Pieri, adesso Ceccuzzi pensa già a un candidato al posto di Mancini. La discontinuità è prevista pure per la banca. Anche in questo caso, l’opera è già compiuta al 50 per cento: Fabrizio Viola ha preso il posto del dg, Antonio Vigni, che però è divenuto consulente della fondazione e, come ha rivelato Rosario Dimito sul Messaggero, partecipa in questi giorni alle riunioni con gli istituti per rinegoziare il debito della FMps; ed entro aprile si ufficializzerà il futuro presidente del Monte dei Paschi che succederà a Mussari.

    Più tranquilli, ma non troppo, i rapporti politica-banca a Verona. Il sindaco leghista Flavio Tosi, attraverso la fondazione Cariverona presieduta da Paolo Biasi, conta di avere lo stesso peso nel prossimo cda di Unicredit post aumento di capitale, nonostante la quota di Unicredit si sia assottigliata lievemente. A Verona ci sono due scuole di pensiero: Tosi e Biasi confermeranno l’attuale vicepresidente vicario Luigi Castelletti; Tosi e Biasi non lo confermeranno. A breve si vedrà quale delle due scuole di pensiero prevarrà effettivamente.