Energia & stato

Gioco di idee e interessi sul campione nazionale delle reti energetiche

Michele Arnese

Società unica delle reti energetiche? L’ipotesi torna a circolare nei palazzi della politica, dei banchieri d’affari e dei gruppi statali del settore. Il campione nazionale sarebbe composto da Snam rete gas (gruppo Eni) e da Terna, la società a controllo statale che ha la proprietà della rete elettrica.

    Società unica delle reti energetiche? L’ipotesi torna a circolare nei palazzi della politica, dei banchieri d’affari e dei gruppi statali del settore. Il campione nazionale sarebbe composto da Snam rete gas (gruppo Eni) e da Terna, la società a controllo statale che ha la proprietà della rete elettrica. Una direzione di marcia, sottolineano alcuni addetti ai lavori, implicita nella decisione del governo Monti di scorporare progressivamente la galassia Snam dal gruppo Eni, come previsto dal decreto sulle liberalizzazioni. “Snam rete gas e Terna? Non si possono unire le mele con le pere”, taglia corto una fonte di primo piano del ministero dello Sviluppo economico. Eppure alcuni indizi, oltre ai pourparler fra banchieri d’affari e ambienti del Tesoro, suffragano l’ipotesi. In uno degli ultimi seminari Ambrosetti a Cernobbio, il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, ha auspicato una fusione Snam-Terna per dare vita a una società unica delle reti. Mario Monti, presente al seminario quando ancora non era premier, non si sarebbe dichiarato ostile all’idea, anzi.

    A fine gennaio il quotidiano il Sole 24 Ore, in un articolo non smentito, scriveva: “La separazione di Snam rete gas da Eni preparerà la cessione in uno scenario che vedrebbe la società delle reti Snam-Terna (gas ed elettricità) sotto Cassa depositi e prestiti”, società controllata dal Tesoro e dalle fondazioni bancarie. Ancora: nel decreto ribattezzato Cresci-Italia c’è un comma che Stefano Agnoli del Corriere della Sera ha interpretato come una possibilità per aziende tipo Terna di valorizzare i ricavi delle sue attività regolate, al fine di avere una potenza finanziaria per fare acquisizioni.

    Si dirà: sono soltanto ricostruzioni, più o meno fattuali, di un disegno strategico caldeggiato più da commentatori e analisti che dall’esecutivo. L’editorialista del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, sottolineando che la società unica delle reti presenta sinergie finanziarie interessanti, un mese fa ha scritto che “dalle parti di Terna si era addirittura ipotizzata la possibilità di acquistare dall’Eni il 29,9 per cento di Snam rete gas, così da evitare l’Opa”.

    Mere esercitazioni? Forse. Però nei palazzi della politica, compreso Palazzo Chigi, si fa notare come in un’articolata nota giunta negli scorsi giorni dal gruppo Eni presieduto da Giuseppe Recchi e capitanato dall’amministratore delegato, Paolo Scaroni, e letta dal Foglio, il colosso energetico abbia tra l’altro voluto smontare le basi giuridiche, economiche e regolamentari delle ipotesi di una cessione di Snam rete gas (Srg) a Terna, presieduta da Luigi Roth e capeggiata dall’amministratore delegato Flavio Cattaneo.

    In un passaggio condiviso anche da ambienti della Cdp, Eni osserva che l’assunzione del controllo o di diritti su Snam rete gas da parte di Terna potrebbe costituire un’infrazione della normativa comunitaria: infatti il controllo di fatto sul nuovo azionista di Srg, ossia Terna, sarebbe esercitato dalla stessa società pubblica (Cassa depositi e prestiti) che con il ministero dell’Economia e delle Finanze possiede il controllo di Eni. Inoltre, secondo i vertici del Cane a sei zampe, “l’operazione non determinerebbe apprezzabili sinergie operative”: così si legge nel documento preparato dal colosso energetico. Nella nota che i tecnici governativi stanno leggendo si sostiene anche che “le esperienze di altri paesi dimostrano come i benefici dell’integrazione tra le reti del gas e dell’energia elettrica siano, di fatto, limitati”. Nel documento si cita il caso inglese e poi si aggiunge: “Anche nel caso di altri operatori europei, le possibili combinazioni tra reti elettriche e infrastrutture gas non si sono mai basate come elemento principale sulla creazione di valore attraverso le sinergie”. I principali tentativi effettuati  in Belgio, Olanda, Francia e Germania “non sono andati a buon fine”.