I consigli, le moine e le richieste di Mr Galloway al dittatore-amico Assad
Dove c’è un dittatore c’è anche George Galloway. L’istrionico politico britannico, che nel 2003 abbandonò il Labour blairiano in opposizione alla guerra in Iraq (Saddam Hussein era suo amico personale) per fondare un improbabile Partito del rispetto, non riesce a star fuori dalle magagne mediorientali. Vuol mettere il becco quando c’è da violare l’embargo a Gaza, quando c’è da difendere Hamas contro le accuse di terrorismo, soprattutto vuole urlare il suo orgoglio baathista e difendere quella Siria che, “come ho spesso detto, è l’ultimo castello della dignità araba”.
Dove c’è un dittatore c’è anche George Galloway. L’istrionico politico britannico, che nel 2003 abbandonò il Labour blairiano in opposizione alla guerra in Iraq (Saddam Hussein era suo amico personale) per fondare un improbabile Partito del rispetto, non riesce a star fuori dalle magagne mediorientali. Vuol mettere il becco quando c’è da violare l’embargo a Gaza, quando c’è da difendere Hamas contro le accuse di terrorismo, soprattutto vuole urlare il suo orgoglio baathista e difendere quella Siria che, “come ho spesso detto, è l’ultimo castello della dignità araba”.
Galloway non poteva mancare nel baraccone mediatico che ha oscurato la feroce repressione del regime di Damasco contro il suo popolo – una guerra intestina che va avanti da un anno, migliaia di morti, migliaia di video troppo crudi per essere visti fino in fondo, migliaia di “Assad se ne deve andare” e Assad che ancora è lì. Galloway è stato smascherato – ma lui ne sarà fiero – dagli hacker di Anonymous che sono entrati negli account e-mail dei collaboratori più stretti di Assad e hanno pubblicato on line le password (che per lo più erano “12345”, quanto sono tecnologicamente analfabeti questi aguzzini siriani).
Purtroppo la bonanza è durata poco e quel tesoro di propaganda è stato presto rimosso, ma è rimasto abbastanza tempo on line per registrare il tono complimentoso e confindenziale di Galloway per una delle signore più potenti nel circolo Assad, la “senior media advisor” Bouthaina Shaaban. Originaria di Homs, nel Baath dall’età di sedici anni, Bouthaina ha cominciato come interprete per Hafez (la signora ha un PhD in Letteratura inglese ottenuta all’Università di Warwick, è specializzata in poesia romantica) poi si è fatta un nome dedicandosi a far rientrare in Siria i soldi degli espatriati. E’ la migliore amica della sorella maggiore di Bashar, Bushra, e questo è il segreto del suo potere. Nel 2005, quando fu ucciso l’ex premier libanese Hariri, rilasciò interviste a chiunque: con il suo accento impeccabile sosteneva che Damasco non aveva responsabilità, a far saltare in aria l’auto di Hariri sul lungomare di Beirut erano stati gli israeliani con gli americani. Oggi Bouthaina è nell’elenco delle persone soggette alle sanzioni internazionali.
Galloway adora Bouthaina, la riempie di “my warmest fraternal greetings” e le chiede aiuto per violare l’embargo a Gaza. Ma la vera e più recente preoccupazione di Bouthaina e di tutto lo staff dittatoriale è l’intervista che Assad ha rilasciato a Barbara Walters dell’Abc, nel dicembre scorso, quella in cui disse che lui no, non aveva ammazzato nessuno, come potrei reprimere il mio popolo, solo un pazzo potrebbe farlo. Ci sono lunghi scambi di e-mail per aiutare Assad a gestire l’intervista. Tra i vari consigli c’è: citare Abu Ghraib: i torturatori sono gli americani, mica i siriani; insistere sul fatto che l’America ha perso due guerre, in Iraq e in Afghanistan; parlare molto di YouTube e Facebook. Il migliore di tutti è: “La psiche degli americani può essere manipolata facilmente quando sentono che sono stati fatti degli ‘errori’ e che stiamo cercando di ‘correggerli’”.
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