La versione di Catricalà
Il governo, le banche e le liberalizzazioni
Adesso non snaturate le riforme. E’ l’auspicio che Antonio Catricalà rivolge con rispetto al Parlamento, che ha in corso l’esame del decreto sulle liberalizzazioni ispirato e scritto anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Catricalà osserva con qualche preoccupazione ben dissimulata “il grande assalto alle liberalizzazioni” descritto ieri dal Corriere della Sera.
Adesso non snaturate le riforme. E’ l’auspicio che Antonio Catricalà rivolge con rispetto al Parlamento, che ha in corso l’esame del decreto sulle liberalizzazioni ispirato e scritto anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Catricalà osserva con qualche preoccupazione ben dissimulata “il grande assalto alle liberalizzazioni” descritto ieri dal Corriere della Sera. L’ex presidente dell’Antitrust non vuole sbilanciarsi (“Occorre aspettare che il dibattito parlamentare chiarisca tutte le posizioni”, osserva), però in una conversazione con il Foglio dice: “I moniti di Banca d’Italia sono di grande aiuto per il governo e per il Parlamento. Si può sempre fare di più e meglio. Spero che il dibattito parlamentare tenga conto delle indicazioni dell’Istituto di Via Nazionale”. Catricalà si riferisce ai consigli giunti alle Camere dal vicedirettore generale di Palazzo Koch, Salvatore Rossi, che ha criticato ad esempio le timidezze delle norme sui professionisti (non è previsto l’obbligo di pattuire il compenso per iscritto) e sulle farmacie (sono sempre presenti limiti eccessivi all’accesso). Rossi ha anche espresso dubbi sulla portata davvero liberalizzatrice delle norme sulle banche, auspicando una maggiore trasparenza per ridurre i costi di bancomat e carte di credito; materia di competenza anche di Bankitalia, peraltro.
Allora è vero che il governo è amico delle banche? Catricalà, prima di rispondere, riprende un ritaglio del Sole 24 Ore e legge una frase del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari: “Il governo Monti ha varato provvedimenti penalizzanti, come quello che impone agli enti locali di trasferire la liquidità alla Tesoreria unica dello stato mentre prima era nei conti correnti bancari o la necessità di presentare diversi preventivi per le assicurazioni sui mutui casa o la norma sulle commissioni delle carte di credito per i benzinai. Questo è un governo che non ci è favorevole”. Condivide? “Non siamo né pro né contro il sistema bancario – spiega Catricalà – ma abbiamo una missione ben precisa: risollevare le sorti dell’economia italiana con provvedimenti ispirati al contenimento della spesa, alla crescita e all’equità”.
Però agli interventi ricordati da Mussari si possono anche affiancare altri provvedimenti del governo Monti ben graditi agli istituti. Qualche esempio: la garanzia statale sui bond bancari; il maggior ricorso alla moneta elettronica che era da tempo una delle richieste dell’Abi; l’imposta di bollo che ora colpisce per par condicio anche i conti postali. Ma prevalgono i provvedimenti pro o quelli contro le banche? “La domanda è la prova del tentativo riuscito da parte nostra di proporre riforme bilanciate”. Bilanciate e un po’ dirigiste, dicono i liberisti. Non pensa che sia invasivo il decreto quando prevede, in caso di mancato accordo fra gli istituti di credito, una decisione del Tesoro che ponga limiti alle commissioni bancomat? “A volte in caso di mancato accordo tra le parti l’ordinamento interviene in modo autoritativo”. “In un mondo ideale – dice l’ex Garante del mercato – le commissioni bancomat dovrebbero ridursi per effetto della concorrenza. Ma se il mondo ideale non si realizza il governo ha il dovere di raggiungere l’obiettivo di ridurre i costi a carico dei cittadini”.
Catricalà, più che per questo intervento, ha subìto critiche palesi e occulte, dirette e indirette, per un altro provvedimento: la norma del decreto Salva Italia sugli intrecci banco-finanziari che cerca di evitare la contemporanea presenza in più cda; norma che che sta irritando molti banchieri. Si aspettava un così scarso consenso sulla norma? “Sono un tecnico e non mi aspetto consensi sulla mia persona ma spesso le critiche sono la conferma che si è centrato l’obiettivo. Quella non è una norma ‘ad aziendam’ ma il tentativo di eliminare una situazione anticoncorrenziale che caratterizza tutto il sistema finanziario. Purtroppo non se ne è colta la reale portata: se vogliamo davvero vedere scendere i costi delle assicurazioni e delle commissioni bancarie, la strada da percorrere è proprio quella indicata con l’articolo sulla governance. I risultati arriveranno nel medio periodo. Dopodiché le critiche ben vengano: chi ha incarichi istituzionali è giustamente esposto ai giudizi e deve trarne insegnamento”. Però, come ha sottolineato il Corriere Economia, ci sono ancora incognite interpretative: “Anche la norma più chiara dà luogo a diverse, possibili interpretazioni – risponde sibillinamente – ma a me sembra evidente il principio espresso: non si può contemporaneamente sedere in organi di imprese bancarie, assicurative e società di gestione del risparmio (Sgr) che siano in concorrenza tra loro. Bisogna leggere quell’articolo avendo presente l’obiettivo finale che è quello di evitare un continuo scambio di informazioni tra concorrenti nel sistema finanziario”.
Molti osservatori hanno scritto: è impossibile correggere con un decreto il capitalismo relazionale: “Hanno ragione. Con quella norma non si voleva tagliare il tessuto proprietario del nostro capitalismo ma solo allentare quei nodi che con maggiore evidenza impedivano il libero esplicarsi della concorrenza”. Comunque nel decreto sulle liberalizzazioni non si rintracciano tutte le segnalazioni che lei dall’Antitrust aveva inviato al precedente governo [leggi Ecco l’agenda Catricalà per risvegliare il paese con le liberalizzazioni]. “Non si è mai completamente soddisfatti del proprio operato. Sono tranquillo per aver svolto con coscienza il mio dovere in Antitrust e ora in questo diverso ruolo, che considero sempre di servizio allo stato. Certo, si tratta di due mestieri diversi. Come presidente di un’Autorità tecnica è forse più semplice indicare la ricetta ideale per ogni settore. Chi governa deve cercare di tenere insieme esigenze diverse. Ma io credo nella concorrenza e nel merito. Forse si poteva fare di più. Tutto è migliorabile”.
Ultima curiosità: aveva detto che lo scorporo di Snam rete gas dall’Eni non era una priorità del governo, ma il decreto ha previsto una progressiva separazione proprietaria di Snam: “Proprio il fatto che la separazione non riguardi solo la rete ma Snam spa nella sua interezza ha sciolto molti dubbi. Così si potrà assicurare anche la neutralità degli stoccaggi, visto che Stogit è controllata da Snam”. A proposito di reti, il Foglio ieri ha scritto che torna in auge l’ipotesi di una società unica delle reti energetiche fra Snam rete gas e Terna. Vero? “Io la vedo di buon grado. Ma bisogna studiare bene le implicazioni”.
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