Assalto al bamboccione. Così i tecnici hanno ucciso in un colpo il politicamente corretto su giovanilismo & lavoro
Una volta può essere una battuta. Due volte pure. Tre è troppo, e non è casuale. E infatti è un assalto voluto e totale al bamboccione, e ai suoi terrorizzati genitori, quello sferrato dal governo Monti. Un assalto rimpallato, ché i ministri si muovono uno a uno, ma in una stessa direzione. Ha cominciato il premier tecnico, qualche giorno fa: “Il posto fisso? Che monotonia”.
Una volta può essere una battuta. Due volte pure. Tre è troppo, e non è casuale. E infatti è un assalto voluto e totale al bamboccione, e ai suoi terrorizzati genitori, quello sferrato dal governo Monti. Un assalto rimpallato, ché i ministri si muovono uno a uno, ma in una stessa direzione. Ha cominciato il premier tecnico, qualche giorno fa: “Il posto fisso? Che monotonia”. Ha proseguito il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo (“Il posto fisso ai giovani? Il nostro ruolo è formare bravi cittadini del mondo che fra le altre cose siano capaci non di trovarsi un lavoro, ma di creare lavoro”). Ha concluso l’opera il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, con parole che stridono con la sua aria da prefetto gioviale, mamma d’Italia che nelle fotografie sorride accanto a un’Elsa Fornero pensosa e accigliata. Modi cordiali e borsa da Miss Marple, Cancellieri ha ucciso in un colpo, con una frase, decenni di politicamente corretto in tema di giovani e lavoro: “Serve un salto di mentalità, noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città, vicino a mamma e papà. Ma il mondo moderno ha grandi esperienze di mobilità”. Monti ha voluto “sdrammatizzare”, ha ribadito Cancellieri a Tgcom24, mentre Fornero, ormai definitivamente oltre le lacrime e le pensioni, ampliava il concetto: “Il posto fisso è un’illusione, la riforma non è una bacchetta magica, non vogliamo che non esista la possibilità di licenziare ma che chi è stato licenziato sia aiutato a trovare in tempi ragionevoli una nuova occupazione”.
Non è ironia inglese del premier in trasferta, non è ragionamento a effetto per la televisione, e magari non era poi così fuori dal coro, rispetto alla linea di fondo del governo, neppure la battuta tanto vituperata del viceministro al Welfare Michel Martone sugli “sfigati” che si laureano a ventotto anni, nonostante la successiva toppa messa da Fornero su quella “frase infelice”. I ministri del governo Monti, infatti, con sincronia noncurante, stanno puntando come un sol uomo un intero groviglio di certezze nazionali, a partire da quell’articolo 4 della Costituzione che gira e rigira nella testa del cittadino, a livello inconscio, reminiscenza scolastica o familiare: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto…”. Non c’è scritto “diritto al lavoro fisso”, nella Costituzione, ma l’idea è sempre stata un po’ quella: la sicurezza mi spetta. Nessuno per questo si è sentito “Tanguy”, il ragazzo del film francese che a quasi trent’anni rimandava a oltranza il giorno dell’uscita da casa, con grande disperazione dei genitori, disposti a tutto pur di vederlo sotto un tetto indipendente.
“Vicino a mamma e papà”, ha detto la mamma-nonna prefetto Cancellieri, andando a toccare il punto di non ritorno della certezza: se picconi quella, è davvero un altro mondo (e infatti per il ministro il nuovo mondo è già qui, tanto vale rendersene conto in fretta). Più picconano, i tecnici, più dai social network sale un fastidio, un rigetto, un disorientamento da frana sotto i piedi (“meglio la monotonia del posto fisso che la rottura di coglioni del precariato a vita”, scriveva due giorni fa un internauta; “il governo ogni giorno insulta con presunzione gli italiani”, ha scritto l’Unione degli studenti). Ma come, noi “vogliamo solo ribilanciare il carico tra generazioni”, ha detto Fornero. Ma come, noi “vogliamo solo una riforma che garantisca la crescita”, ha detto Monti. Poi Profumo la dice tutta: “Ci vuole una svolta culturale”.
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