Anche i Mr. Rating plaudono al sempre meno tedesco Draghi
Adesso anche i Mr. Rating plaudono all’azione non moralistica e sempre meno piegata all’ortodossia tedesca con la quale Mario Draghi fornisce liquidità alle banche e quindi ai mercati. L’obiettivo del governatore della Bce è chiaro: frenare la recessione nella zona euro e tonificare la ripresa nel resto dell’occidente, irrorando i canali finanziari di liquidità a beneficio, si spera, non solo delle banche ma anche di imprese e di stati.
Adesso anche i Mr. Rating plaudono all’azione non moralistica e sempre meno piegata all’ortodossia tedesca con la quale Mario Draghi fornisce liquidità alle banche e quindi ai mercati. L’obiettivo del governatore della Bce è chiaro: frenare la recessione nella zona euro e tonificare la ripresa nel resto dell’occidente, irrorando i canali finanziari di liquidità a beneficio, si spera, non solo delle banche ma anche di imprese e di stati.
Ad attestatarlo è anche un report di Standard & Poor’s illustrato giovedì pomeriggio, a porte chiuse, in una conference call con Jean-Michel Six, capo economista per l’Europa della maggiore delle tre agenzie di rating. Six ha parlato nel corso di un seminario con una cinquantina di banchieri e uomini di finanza italiani organizzato dall’Ambrosetti Club. Nel documento, dieci cartelle, intitolato “Attenuare la severità dell’Eurozona è la priorità”, un terzo abbondante è dedicato al ruolo positivo che sta rivestendo la Banca centrale europea da quando è presieduta dall’ex governatore della Banca d’Italia. Il nuovo corso dell’Istituto di Francoforte è individuato da S&P’s come terzo fattore-chiave utile a scongiurare che la “mild recession”, la recessione moderata da cui si prevede l’uscita a fine 2012, degeneri in una “true double dip”. Gli altri due fattori che inducono all’ottimismo sono la domanda delle economie emergenti e la capacità di ripresa dei consumi in Europa.
Standard & Poor’s sottolinea che “a differenza delle altre Banche centrali la Bce non può, in base al trattato di Maastricht, agire da prestatore di ultima istanza comprando titoli pubblici sul mercato primario”. Il che ha prodotto una “perdita di visibilità nella seconda parte del 2011 con la crisi dei bond di Italia e Spagna, accompagnata dalle lentezze dei meccanismi governativi a partire dal Fondo salva stati”. Tuttavia da dicembre S&P’s osserva, si legge nel report letto dal Foglio, una decisa svolta impressa da Draghi per aggirare con diplomazia le rigidità di Maastricht e le opposizioni tedesche: “Dopo avere sollecitato i singoli governi a fare il loro dovere, una forte iniziativa è venuta con il prestito triennale alle banche di 489 miliardi di euro all’uno per cento”. E’ il noto Ltro (Long term refinancing operation), che, ha notato il capo economista per l’Europa della società di rating, verrà ripetuto a fine febbraio “riducendo il rischio di un fallimento sistemico del credito nei prossimi due anni e creando le basi per riportare la fiducia sul mercato dei capitali”.
La conference call tra banchieri e S&P’s si è svolta poco dopo la riunione della Bce nella quale Draghi, nonostante il voto negativo dei rappresentanti tedeschi, ha deciso sia di partecipare indirettamente al salvataggio della Grecia sia di rendere meno rigide le garanzie collaterali chieste alle banche per la prossima immissione di liquidità, rendendola più simile sempre più al Quantitative easing della Fed americana. Si tratta di contratti di leasing finanziari, con rischi inferiori all’uno per cento. La nuova formula ha riscosso il plauso del dg di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, e dei colleghi di Irlanda, Francia, Spagna, Cipro e Portogallo. Mentre lo stesso Draghi ha invitato tutte le banche a prendere e dare liquidità “poiché non vi è alcun rischio di reputazione”, e ad astenersi da dichiarazioni di “machismo bancario che non corrispondono alla realtà”. Tutti l’hanno interpretata come una stilettata al numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, che aveva dichiarato al Financial Times di non accettare lo stigma dell’aiuto pubblico insito nei prestiti della Bce. E’ presto per dire se Draghi sia già finito il periodo in cui mostrarsi “più tedesco dei tedeschi”. Ma lo smarcamento da Berlino è iniziato.
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