Lo stato al minimo

Michele Arnese

Articolo 18, taglio dei dipendenti pubblici, riduzione della spesa sanitaria, niente patrimoniale, abbassamento della pressione fiscale e privatizzazioni. Sono le richieste che la comunità finanziaria americana ha avanzato al premier Mario Monti nell’incontro al New York Stock Exchange tenuto venerdì scorso. A raccontare l’incontro al Foglio è un economista nato in Italia che ha partecipato alla riunione organizzata a Wall Street.

Leggi Così si aggredisce il debito senza reticenze ma con intelligenza di Stefano Cingolani - Leggi Attaccare il debito (ma di brutto) di Antonio Pilati

    Articolo 18, taglio dei dipendenti pubblici, riduzione della spesa sanitaria, niente patrimoniale, abbassamento della pressione fiscale e privatizzazioni. Sono le richieste che la comunità finanziaria americana ha avanzato al premier Mario Monti nell’incontro al New York Stock Exchange tenuto venerdì scorso. A raccontare l’incontro al Foglio è un economista nato in Italia che ha partecipato alla riunione organizzata a Wall Street. L’economista, liberista, si chiama Gian Luca Clementi e insegna alla Stern, la business school della New York University, una delle 10 migliori del mondo secondo tutte le valutazioni.

    “Wall Street – dice Clementi al Foglio – oltre all’intervento già programmato sul mercato del lavoro ha chiesto a Monti un taglio deciso alla spesa pubblica. Infatti l’aggiustamento di bilancio è avvenuto finora sul lato delle entrate”. Dove tagliare adesso? “Ci sono sacche enormi di inefficienza nella sanità. E’ anche eccessiva la spesa per il personale in molte amministrazioni pubbliche, tra cui le Forze armate. Secondo me una riduzione dei dipendenti statali sarebbe auspicabile, ma purtroppo credo che non vi sia il sostegno del Parlamento per questo tipo di interventi”. Ma non è soprattutto fondamentale abbattere lo stock del debito pubblico? “Il problema fiscale si riduce con la diminuzione del debito pubblico e la crescita economica. Ma il debito lo si riduce solamente attraverso avanzi di bilancio, cosa che questo governo sta cercando in maniera insistente. Il problema, però, è che la maggior parte degli interventi sono stati sul lato delle entrate”.
    Resta poi il problema della crescita asfittica, non solo in Italia. “La crescita economica si ottiene privatizzando e liberalizzando i mercati, un’altra attività in cui il governo si è cimentato, e diminuendo la pressione fiscale”. Avete chiesto a Monti di battersi in Europa per una Bce vero prestatore di ultima istanza, quindi garante non solo delle banche, come lo è la Fed o la Bank of England? “Assolutamente no. Il significato di prestatore di ultima istanza è stato completamente travisato dall’opinione pubblica”.

    “Il prestatore di ultima istanza ha senso con riferimento alle banche, ma non con riferimento ai governi” continua Clementi. “Il presupposto su cui è stata creata la Bce, e cioè che in nessuna occasione si adoperi per il salvataggio di uno stato piuttosto che per l’altro, è validissimo. La presenza di un prestatore di ultima istanza per gli stati fornisce loro l’incentivo a spendere a man bassa, e scatena aspettative inflazionistiche”. Comunque Mario Draghi sta contribuendo a modificare l’azione della Bce in stile quasi americano. “Draghi ha risposto in maniera inusitata a una situazione eccezionale. Concedere liquidità al sistema bancario è coerente con l’obiettivo di mantenere alta la liquidità dei mercati e salvaguardare il sistema dei pagamenti. Il problema è che le banche (su presssione dei relativi governi e non della Banca centrale europea) hanno utilizzato larga parte della liquidità acquisita per comprare titoli di debito pubblico. Ciò aumenta il rischio di una crisi di insolvenza bancaria in caso uno o più paesi siano costretti a un default disordinato”.

    Monti alla fine dell’incontro con voi ha detto di aver convinto Wall Street a comprare i titoli italiani. Lo pensa anche lei? “Non so se abbia convinto gli investitori a comprare i titoli. Però ha soddisfatto una condizione necessaria affinché ciò avvenga. Ha fatto capire che il governo attuale ha standard di competenza, rettitudine e serietà che sono al livello che negli Stati Uniti ci si aspetta sempre. Faccio un esempio. Durante l’incontro al Nyse è stato chiesto a Monti quale sia, secondo lui, l’incasso che si aspetta dalla lotta all’evasione fiscale. Il presidente del Consiglio ha risposto che l’Agenzia delle entrate gli ha fornito stime, però lui ha deciso di non mettere nemmeno un euro a preventivo. Le entrate da minore evasione saranno da considerarsi un bonus, essenzialmente. Questo è un cambiamento copernicano rispetto ai governi precedenti che iscrivevano a preventivo cifre fantasmagoriche, poi mai raggiunte”.

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