Il Sun che c'è in noi

Ravi Somayia, giornalista del New York Times con base a Londra, ha tuittato una foto di Rupert Murdoch in redazione al Sun scherzando: “Scrivete la vostra didascalia”. Da giorni non si faceva che parlare della crisi al Sun (tabloid da due milioni e ottocentomila copie vendute al giorno, macchina da soldi del gruppo News International) e della rivolta in corso: non vogliamo fare la fine di News of the world dicevano i giornali, non vogliamo essere chiusi per aver intercettato illegalmente telefoni – pratica che fanno tutti. Poi è arrivato Rupert, ha spiegato che il Sun “è parte di me”, ha lanciato l'edizione della domenica del tabloid – The Sun on Sunday – e si è fermato a Londra per sovrintendere ai lavori: il primo numero esce questa domenica, come ha comunicato il capo di News International Tom Mockridge: News of the world era il tabloid domenicale più letto in assoluto, con un milione e trecentomila lettori rimasti orfani del loro giornale.

Il Sun è un brand conosciutissimo, se soltanto il 25 per cento dei suoi lettori abituali lo comprerà anche la domenica, avrà già 700 mila lettori. E' ipotizzabile che i lettori di News of the world festeggino per l'arrivo del Sun di domenica: se il 25 per cento dei lettori compra il nuovo giornale, sono 325 mila lettori. Quindi il Sun on Sunday ha già più di un milione di lettori con costi di lancio decisamente contenuti. Se si pensa al morale alto dei giornalisti (quelli del Sun ma anche alcuni di News of the World che sono stati reintegrati , come la ex vicedirettrice Victoria Newton) e al beneficio d'immagine, si può solo dire che Murdoch è un genio (con buona pace del Guardian e di tutti gli antimurdocchiani del mondo).