Tokyo e Pechino vogliono aiutare l'Europa. Ma sono in buona fede?
Aiutare il Fondo monetario internazionale e assistere la zona euro in difficoltà. E’ questa la linea di Cina e Giappone subito dopo il vertice tra il ministro delle Finanze giapponese, Jun Azumi, e il vice premier cinese, Wang Qishan. Sul tavolo dell’incontro, le soluzioni per evitare l’influenza della crisi del debito europea sull’Asia e i modi per controllarne l’effetto nei paesi del Sol Levante.
Aiutare il Fondo monetario internazionale e assistere la zona euro in difficoltà. E’ questa la linea di Cina e Giappone subito dopo il vertice tra il ministro delle Finanze giapponese, Jun Azumi, e il vice premier cinese, Wang Qishan. Sul tavolo dell’incontro, le soluzioni per evitare l’influenza della crisi del debito europea sull’Asia e i modi per controllarne l’effetto nei paesi del Sol Levante. Secondo gli osservatori infatti, il contagio in Asia della crisi europea avrebbe effetti molto gravi per Pechino e Tokyo.
Già a dicembre si era profilata l’ipotesi per Cina e Giappone di un’unione monetaria per gli scambi bilaterlali, che di norma avvengono tramite dollaro a causa delle differenze normative tra gli stati sovrani asiatici e per via delle prassi commerciali [leggi Gli effetti su America ed Europa dell’accordo Cina-Giappone e anche Cina e Giappone adesso lavorano a un cordone sanitario anti eurodollaro]. La cooperazione bilaterale nel settore finanziario era stata concordata nel corso di un vertice di dicembre tra il primo ministro giapponese, Yoshihiko Noda, e il suo omologo cinese Wen Jiabao. Ma dall’ultimo incontro sembra che la collaborazione tra i due paesi sia rafforzata: l’Asean, l’associazione dei paesi del sudest asiatico, interverrà sui i paesi in difficoltà prima che vengano colpiti dalla crisi del debito, per prevenire la diffusione con meccanismi di compensazione per le riserve valutarie. Il settore privato verrà agevolato nell’utilizzazione in luogo di scambi delle valute nazionali, lo yen e lo yuan, piuttosto che il dollaro. Inoltre il Giappone comprerà titoli di stato cinesi per un valore fino a circa dieci miliardi di dollari.
Il vertice cinogiapponese si è tenuto pochi giorni prima della riunione dei ministri delle Finanze e delle Banche centrali del G20 in programma a Città del Messico il prossimo 25 e 26 febbraio. In agenda al G20 l'assistenza finanziaria per la zona euro: dal momento che l’America è il maggior contributore al Fmi ma rimane contraria a fornire aiuti finanziari, le nazioni europee possono contare sul contributo di Giappone e Cina. E proprio il ministro giapponese Azumi, al termine del vertice, ha detto: “Il Giappone e la Cina sono pronti a sostenere il ruolo fondamentale del Fondo monetario internazionale nella gestione della crisi del debito europeo, a fronte di ulteriori sforzi da parte dell'Unione europea e degli stati membri, e in collaborazione con i G20. Abbiamo deciso di garantire il coordinamento tra Tokyo e Pechino per intraprendere azioni comuni e rispondere meglio a una eventuale richiesta d’aiuto parte del Fmi”. Per Azumi infatti è proprio il Fondo a dover chiedere aiuto a paesi come il Giappone, la Cina e l’America [leggi L'illusione della cooperazione tra Giappone e Cina di Kent E. Calder da Foreign Affairs].
E la Cina in questi giorni si è mostrata particolarmente "caritatevole" con l’Irlanda, uno dei primi stati europei a subire la crisi e ora lentamente in via di guarigione. Il vice presidente cinese, Xi Jinping, dopo la visita ufficiale negli Stati Uniti, ha appena concluso anche la sua unica tappa in Europa, proprio a Dublino [leggi l'analisi di Brendan Keenan sull'Indipendent]. “Noi salutiamo le opportunità che offrono le relazioni incrociate con la Cina”, ha detto il primo ministro irlandese Enda Kenny dopo aver firmato un numero storico di accordi finanziari e commerciali con Pechino [leggi le dichiarazioni di Xi Jinping, leggi l'editoriale dell'Irish Times].
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