Dov'è finito Medvedev?
Nonostante patti segreti e accordi di fine estate, la nomina di Dmitri Medvedev a primo ministro in caso (scontato) di vittoria di Vladimir Putin alle presidenziali del 4 marzo è sempre più in dubbio. Che l’alleanza tra i due avesse qualche crepa lo si era capito già a gennaio, quando l’entourage del premier aveva contestato apertamente la scelta fatta da Medvedev di nominare Sergei Bozhenov governatore della provincia di Volgograd.
Nonostante patti segreti e accordi di fine estate, la nomina di Dmitri Medvedev a primo ministro in caso (scontato) di vittoria di Vladimir Putin alle presidenziali del 4 marzo è sempre più in dubbio. Che l’alleanza tra i due avesse qualche crepa lo si era capito già a gennaio, quando l’entourage del premier aveva contestato apertamente la scelta fatta da Medvedev di nominare Sergei Bozhenov governatore della provincia di Volgograd. I putiniani accusavano Bozenhov di essere stato coinvolto, all’epoca in cui era sindaco di Astrakan, in frodi elettorali. Ancor più esplicito nel prendere le distanze dal presidente era stato Putin in un articolo sul suo programma economico pubblicato su Vedomosti: “La modernizzazione ha fallito”, scriveva il premier, ben sapendo che sulla modernizzazione Medvedev aveva costruito la propria campagna elettorale nel 2008.
Come se non bastasse, lunedì scorso su Bloomberg uno dei più fidati e ascoltati consiglieri del presidente, Igor Yurgens, ha invitato l’inquilino del Cremlino a lasciar perdere e a rinunciare fin da ora alla poltrona di primo ministro: “Medvedev non riuscirebbe a fare un buon lavoro”, anche perché Putin lo estrometterebbe subito dalla stanza dei bottoni, ha detto il consigliere del. Un’idea su chi dovrebbe diventare premier Yurgens ce l’ha, ed è qui che la presa di distanza dall’attuale capo dello stato emerge (per la prima volta) in maniera chiara e netta: “Alexei Kudrin sarebbe un primo ministro ideale, sia per le sue indiscusse capacità professionali che per il fatto di essere molto stimato da Putin”. Dallo scorso settembre Kudrin ha interrotto ogni rapporto con Medvedev in seguito a dissidi sull’aumento della spesa in campo militare. Dissapori che portarono l’allora ministro delle Finanze ad annunciare la rinuncia a ogni incarico “nel prossimo governo”. E già allora qualcuno interpretò la mossa come un tentativo di smarcarsi da Medvedev per tornare alla corte di Putin come ottimo candidato premier.
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