Solo cinque, ma scolpiti nel pongo. I comandamenti a capoccia dei vip

Stefano Di Michele

Già direttamente il Padreterno sul monte Sinai e Cecil B. De Mille a Hollywood fecero (il Primo soprattutto) un discreto lavoro, con quei Dieci Comandamenti di cui ancora si parla. Adesso è la volta di Auditorium Tv – l’Auditorium (romano) con la Tv? Mah. Comunque proprio lì, tra suoni e canti e danze, hanno avuto una felice trovata: chiedere a suonatori e cantanti e danzatori (e scrittori e presentatori e comici) di far conoscere i loro personali cinque comandamenti.

    Già direttamente il Padreterno sul monte Sinai e Cecil B. De Mille a Hollywood fecero (il Primo soprattutto) un discreto lavoro, con quei Dieci Comandamenti di cui ancora si parla. Adesso è la volta di Auditorium Tv – l’Auditorium (romano) con la Tv? Mah. Comunque proprio lì, tra suoni e canti e danze, hanno avuto una felice trovata: chiedere a suonatori e cantanti e danzatori (e scrittori e presentatori e comici) di far conoscere i loro personali cinque comandamenti. Non che l’inziativa non presenti qualche aspetto di megalomania – così che Sandro Veronesi, dopo il suo comandamento numero due (“Svegliarsi! Sveglia!” – tutti un po’ vispi o quantomeno tutti un po’ Lazzaro), è attraversato da una saggia contabilità: “Se si pensa che Dio ne ha fatto dieci, io non valgo la metà di Dio. Forse valgo un quinto di Dio, ho quasi fatto…” – che lo stesso, un quinto di Nostro Signore fa una bella media. E’ un divertente e innocuo giochino, si capisce – più che altro comandamenti ad personam, diciamo, come le leggi di una volta, così che Carlo Lucarelli al quinto posto piazza: “Stare lontano degli zuccheri, perché ho la glicemia un po’ alta”, e pertanto si capisce benissimo che uno con la glicemia in regola se ne possa fottere tranquillamente – come, giustamente, Platinette del nono comandamento originale: della donna d’altri che gliene può mai fregare?

    Nanni Moretti di comandamenti ne ha appuntati quattro – da pagare le tasse, “insegnato da mio padre che era liberale”, a “cercare di essere coerenti” – ma il quinto, ecco, non viene, non viene, un lampo: “Continuare a vedere film al cinema”. Insomma, essendo richiesto a ognuno di darsi cinque comandamenti, ognuno se li dà a proprio gradimento – quasi come il Cav. col decreto Alfano. E al Cav., curiosamente (confinato a Villa Gernetto a far le prove del nuovo inno con i suoi: e quelli tutti lì in attesa di nuove disposizioni musicali, esaurita la stagione del vitello grasso), alcuni dei trentacinque (al momento) intervistati fanno riferimento. Daniele Silvestri, per esempio, deve aver patito tanto delle delusioni culinare (“Non sedersi mai a tavola per due volte di seguito se non c’è la pasta” – rigatone traditore?), quanto politiche (“Non credere mai a chi ti dice che un paese può essere un’azienda. Soprattutto se chi te lo dice è basso e sorride sempre”). Come avverte il sito di Auditorium Tv, “solo di fronte alla telecamera, l’ospite sfida il divino (nientemento: il divino sfidato da Lillo e Greg, ndr) dettando le proprie granitiche leggi morali”. E se per Caparezza può anche essere “non desiderare l’uomo d’altri” – e nel caso l’on. Concia si farà rispettosa e attenta – Jovanotti ha appuntato i suoi cinque direttamente sul cellulare: “Sii moderno” – non sia peccato, dunque, salire sul tram elettrico. Dacia Maraini di scrittori parla e agli scrittori fa riferimento – dopo i comandamenti ad personam, quelli ad categoria. Perciò, “rapporto di solidarietà con gli altri scrittori”, che potendo metterebbero l’arsenico nello Strega nella serata dell’apposito premio, e “leggere almeno due ore al giorno” – ottima cosa, ma che messa così, come comandamento, nei più refrattari potrebbe generare lo stesso effetto che fa l’originale “non commettere atti impuri”: disobbedienza di massa, sega generalizzata. C’è Piero Angela, che con riconosciuta saggezza da Quark esorta tanto (comandamento numero uno) a “rispettare il proprio corpo”, nello specifico non fumare e dormire bene, quanto (comandamento numero tre) ad avere “la schiena dritta”, e resta l’incertezza tra esortazione morale e vigilanza sulla scoliosi. Anche Franco Battito, come Veronesi, preferisce occuparsi del risveglio piuttosto che del sonno – “Svegliarsi alla vita”, il suo comandamento numero tre: così che parecchi ammonimenti sembrano fatti per le ore piccole. L’opposto di ciò che comanda Ascanio Celestini: “Andare a dormire presto, svegliarsi presto”. Ma il comandamento più personale, e chissà quale momento critico l’ha generato in Alessandro Baricco, è il seguente: “Togliersi prima gli stivali, poi i jeans”, disposizione direttamente ispirata, si potrebbe dire, a Tex Willer e a Ligabue. “Evviva il presente”, butta lì Giovanni Allevi: e qui si potrebbe trasgredire giusto mettendosi ad elogiare il maresciallo Radetzky. Ognuno di loro, si fa presente, “scolpisce nella pietra”. Un po’ esagerato: nel pongo, magari.