Kim Jong-un se ne frega dei colloqui con l'America
E’ terminato il primo giorno di colloqui tra America e Corea del Nord, i primi dalla morte del Caro Leader Kim Jong-il. L’inviato americano per la questione nordcoreana, Glyn Davies, sta tentando di convincere il suo omologo del regime coreano, Kim Kye Gwan, ad accettare aiuti alimentari americani in cambio dello smantellamento dei programmi nucleari di Pyongyang. Il terreno di trattativa sono le ambasciate nordcoreana e americana a Pechino, storico alleato del regime coreano.
E’ terminato il primo giorno di colloqui tra America e Corea del Nord, i primi dalla morte del Caro Leader Kim Jong-il. L’inviato americano per la questione nordcoreana, Glyn Davies, sta tentando di convincere il suo omologo del regime coreano, Kim Kye Gwan, ad accettare aiuti alimentari americani in cambio dello smantellamento dei programmi nucleari di Pyongyang. Il terreno di trattativa sono le ambasciate nordcoreana e americana a Pechino, storico alleato del regime coreano.
Glyn Davies, che aveva definito quello di oggi un “giorno cruciale”, al termine delle sei ore di riunione ha detto che le trattative con il regime cominciano a essere “serie e concrete”. Già poco prima della morte di Kim Jong-il, in realtà, Corea del Nord e America erano sul punto di annunciare una svolta che avrebbe potuto portare a una ripresa del forum nucleare a sei (le due Coree, gli Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia). L’ultima riunione tra gli stati, infatti, si era svolta nel 2008 senza sortire particolari conseguenze (l’ultimo test nucleare ufficiale nordcoreano è del 2009, dopo quello del 2006 – e la televisione di stato coprì l’evento così – ma alcuni test segreti sono stati effettuati anche in seguito). Ultimamente però la Corea del Nord, stretta nella morsa della fame, stava per accettare l’assistenza alimentare di Washington in cambio dell’annullamento del suo programma di arricchimento dell'uranio iniziato nel 2010.
Poi però c’è stata la morte di Kim Jong-il, e il potere è passato nelle mani di Kim Jong-un, già descritto dal fratellastro diseredato Kim Jong-nam come un uomo immagine che in realtà non gestisce direttamente il potere. E infatti, mentre gli inviati del governo aprono alla possibilità di relazioni diplomatiche con l’America, lui decide di fare una visita ufficiale all’Unità 842 dell’esercito nordcoreano. La sezione, che è sotto il controllo diretto dello Stato maggiore dell’esercito, è quella che gestisce le armi nucleari e i missili a medio e lungo raggio. Come nelle migliori visite di propaganda, Kim Jong-un si è fatto accompagnare ieri dai giornalisti dell’agenzia di stampa di stato, si è fatto un sacco di foto con i dipendenti, ha regalato ai suoi soldati fucili automatici e binocoli e ha sparato a zero sul traditore Lee Myung-bak, il presidente sudcoreano.
Data l’importanza strategica dell’Unità 842 Kim Jong-il non si era mai azzardato a pubblicizzare le sue ispezioni. Gli osservatori danno un paio spiegazioni della faccenda: la prima è che Kim Jong-un voglia dimostrare di avere il controllo diretto sulle sue testate nucleari. Ma secondo un funzionario del governo sudcoreano le visite segrete del Caro Leader all’unità si sono svolte sempre “due o tre mesi prima del test nucleari e di lanci missilistici di prova. Nessuno quindi può escludere che il Nord condurrà un terzo test nucleare in occasione dell'anniversario della fondazione del regime di Kim Il-sung, il 15 aprile”.
Colloqui a parte, bisognerà aspettare di capire da che parte sta l’unica persona che ha il controllo diretto del bottone di lancio dei missili: il generale Choe Sang-ryo, capo dell’Unità 842, nominato nel 2010 (questo l'annuncio della radio di stato che proclama i nomi e le nomine dei generali della Commissione militare centrale) che risponde soltanto al Comandante supremo e presidente della Commissione militare centrale del Partito dei Lavoratori, ovvero Kim Jong-un, e al capo di Stato maggiore generale, Ri Yong-ho.
Il Foglio sportivo - in corpore sano