Micciché da Montecristo

“Questa classe politica è meritatamente estinta”

Salvatore Merlo

“Il Pdl nella prossima legislatura non ci sarà e a Berlusconi della politica non gliene importa più. Ha nominato un ‘erede’, no? Io l’avevo detto che finiva così. La Russa, Gasparri… che ci hanno portato? Il Pdl già non esiste più”. Ed è per questo che ieri Gianfranco Micciché è salito nello studio di Gianfranco Fini a Montecitorio, ha stretto forte la mano del presidente della Camera e quella di Pier Ferdinando Casini, ha abbracciato con lo sguardo il suo amico Italo Bocchino (“caro compagno fascista”), si è seduto su un divanetto e con loro ha chiuso la sua onorata carriera di berlusconiano dissidente.

Ascolta in esclusiva il nuovo inno del Pdl siciliano cantato da Pietrangelo Buttafuoco

    “Il Pdl nella prossima legislatura non ci sarà e a Berlusconi della politica non gliene importa più. Ha nominato un ‘erede’, no? Io l’avevo detto che finiva così. La Russa, Gasparri… che ci hanno portato? Il Pdl già non esiste più”. Ed è per questo che ieri Gianfranco Micciché è salito nello studio di Gianfranco Fini a Montecitorio, ha stretto forte la mano del presidente della Camera e quella di Pier Ferdinando Casini, ha abbracciato con lo sguardo il suo amico Italo Bocchino (“caro compagno fascista”), si è seduto su un divanetto e con loro ha chiuso la sua onorata carriera di berlusconiano dissidente (“ma non scrivete che sono nel Terzo Polo perché io ‘terzo’ non mi ci sento. O primo o nulla”).

    Tutto cominciò a Palermo quasi vent’anni fa, tutto finisce a Palermo oggi. “Il candidato sindaco di Fini e Casini è anche il mio candidato, si chiama Massimo Costa”. Affare fatto, dunque. E poi: “Noi costruiremo l’area dei moderati, quella vera. Una forza di governo nazionale, altro che Pdl. Siamo al di là della sola Palermo”. E’ la Terza Repubblica, postberlusconiana e forse persino postmontiana. O almeno è quello che vorrebbero apparecchiare Casini, Fini (e Micciché). Una Repubblica proporzionalista, moderata, centrista. In altri termini: democristiana. Ma il Cavaliere, forse, qualche idea alternativa ce l’ha ancora. “Se potesse, Berlusconi eviterebbe persino di parlare. Se lo fa in questi giorni è perché non può farne a meno, vede il disastro che gli combinano intorno. Bisogna ricominciare da capo”.

    Ed è tutto un declamare, un proiettarsi in avanti: i moderati e il nuovo centro-destra che, pasciuto nella pace della parentesi montiana, dalla Sicilia fiorisce su su per l’intera penisola. A giugno Casini farà il congresso dell’Udc, chiederà il mandato di fondare un nuovo partito con Fli, con Micciché e con quelli che nel Pdl vorranno aggiungersi (“faranno la fila”). Bocchino (che racconta: “Micciché ce l’ho portato io da Fini e Casini”) eccede in entusiasmo e dice che “Palermo 2012 sarà come Roma nel 1993”, malgrado poi aggiunga che “finora i voti persi da Berlusconi sono andati all’astensione e non a noi”. Micciché al contrario sorride, ci pensa, e dice: “A Roma, nel ’93, Fini perse alle comunali. Qua invece noi vinciamo. Altro che. E ovviamente non c’è posto per la Lega (se penso a quanti danni ha fatto Bossi a Berlusconi mi incazzo sul serio)”.

    Tutto da buttare? “No no, Alfano, e lo dico senza rancori (mettiamoli da parte i rancori) venga con noi. Ma ora bisogna fare un discorso serio”. Dicono che Angelino Alfano abbia proposto a Micciché di candidarsi con il Pdl, a Palermo, per fare il sindaco. Anche senza primarie. “Le primarie sono una gran minchiata”, dice Micciché, “forse se n’è accorto anche Alfano. E basta vedere che sta succedendo a Palermo nel centrosinistra”. Il Pd si è già sfasciato con quattro candidature, anche l’Idv si è fatta in due pezzi. “Diciamo la verità, quello che tutti pensano, quello che si legge negli occhi del deputato medio: questa è una classe politica che finirà estinta. Meritatamente estinta”.

    Tuttavia anche Micciché fa parte di “questa” classe politica. “Ma io mi considero un ‘usato sicuro’, come dice Fini. Nell’epoca di Mario Monti o i partiti si danno una sveglia, oppure non solo si squaglieranno, ma dal giorno dopo per fare politica si dovrà pure chiedere il permesso al Preside”. Micciché non è proprio un montiano di ferro, pare di capire. Ma Casini lo sa?

    Ascolta in esclusiva il nuovo inno del Pdl siciliano cantato da Pietrangelo Buttafuoco

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.