Poteri fortuiti
Contrordine compagni. Anzi, contrordine banchieri e commentatori: basta svillaneggiare la tanto deprecata casta dei politici; non tutto è colpa dei parlamentari e degli uomini di partito. Il contrordine, firmato dal pensatoio bazoliano FondazionEtica, è arrivato ieri con la newsletter del think tank presieduta da Gregorio Gitti, avvocato e genero del presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, inviata a soci, sostenitori e simpatizzanti.
Contrordine compagni. Anzi, contrordine banchieri e commentatori: basta svillaneggiare la tanto deprecata casta dei politici; non tutto è colpa dei parlamentari e degli uomini di partito. Il contrordine, firmato dal pensatoio bazoliano FondazionEtica, è arrivato ieri con la newsletter del think tank presieduta da Gregorio Gitti, avvocato e genero del presidente di Intesa, Giovanni Bazoli, inviata a soci, sostenitori e simpatizzanti. Una newsletter spedita proprio nel giorno in cui il manager Roberta Furcolo, moglie dell’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, ha ribadito al Corriere della Sera tutte le critiche alla casta politica che erano insite nella domanda che aveva posto lunedì scorso al premier Mario Monti nell’incontro con la comunità finanziaria a Piazza Affari: “I politici ci hanno lasciato duemila miliardi di debiti – ha dichiarato Furcolo in un’intervista al quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli – E’ necessario ridurre le spese della politica e dello stato”.
Invece il titolo dell’ultimo editoriale del pensatoio bazoliano dice: “La casta, un bersaglio mancato”. Dopo aver indicato il tema, ecco lo svolgimento: “L’attuale classe politica ha molte colpe, in Italia, ma quello della casta è uno stereotipo insidioso: la popolarità di cui quest’ultimo gode rischia di coprire pericolosamente le colpe di altri e di ben altra consistenza”. Chi sono questi “altri”? I banchieri, ad esempio? Magari se ne capirà di più con il prossimo commento degli intellettuali bazoliani. Per il momento, le menti di FondazionEtica aggiungono: “I politici, certamente, hanno fatto di tutto per meritare discredito, ma farne il capro espiatorio di ogni male italiano non conviene”. Quindi un’analisi con un auspicio: “La gravità della crisi ha dimostrato al mondo intero il ruolo cruciale che la politica deve tornare ad avere. Ma, se continuiamo a considerare i politici il male assoluto, sarà difficile chiedere loro di portarci fuori dal baratro. Forse è arrivato il momento che facciamo tutti un po’ di autocritica”.
“Molti politici ai vari livelli istituzionali – si legge nell’editoriale – li abbiamo scelti noi, più o meno direttamente con il voto, e allora qualche colpa è anche un po’ nostra”.
Toni e parole ben diversi da quelli che la stessa FondazionEtica utilizzava solo qualche settimana fa, quando il tecnogoverno non si era ancora insediato e l’esecutivo capeggiato da Silvio Berlusconi era in carica. Questo il consiglio scandito ai primi di novembre dal centro studi fondato tra gli altri dal finanziere Romain Zaleski, dal notaio Piergaetano Marchetti, presidente della Rizzoli-Corriere della Sera, dal costituzionalista Valerio Onida e dall’amministratore delegato della statale Cassa depositi e prestiti (Cdp), Giovanni Gorno Tempini: “Una classe politica da commissariare”. “Il problema non è Berlusconi, che si è arreso all’ineludibilità delle dimissioni – scrivevano i maître à penser bazoliani – bensì quel sottobosco di interessi particolari, anzi personali, che affolla il Parlamento”.
Umori in stile signora Furcolo in Nagel? Nulla in confronto con il commento del cattolico democratico Gitti, presidente del pensatoio bazoliano bresciano, datato 20 novembre. L’avvocato e super consulente moderatamente così scriveva: “L’attuale governo (del Cav., ndr), continua a restare in sella, in barba alle stroncature e agli espliciti inviti alle dimissioni dei più autorevoli organi di informazione nazionali e internazionali”.
Il genero di Bazoli stigmatizzava l’aumento delle “vacue promesse di queste ore” di fronte “agli inaccettabili sarcasmi dei più autorevoli leader europei”, ovvero la cancelliera Angela Merkel e il presidente Nicolas Sarkozy. Gitti si rammaricava pure del fatto che l’esecutivo Pdl-Lega restasse ancora in carica nonostante “gli scandali e i procedimenti giudiziari che minano l’autorevolezza della maggioranza”. “Non è più il momento di uomini (o donne) soli al comando”. Nemmeno di Monti?
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