Mosca ha aiutato Damasco a bombardare i giornalisti a Homs?
La morte di Marie Colvin e di Remi Ochlik non è un incidente di guerra: l’esercito siriano ha preso deliberatamente di mira l’edificio da dove i giornalisti occidentali assediati nel quartiere sunnita di Homs trasmettevano articoli e immagini alle redazioni. Secondo le intercettazioni dell’intelligence libanese, che ha ascoltato alla radio le comunicazioni tra ufficiali siriani – Homs è a meno di quaranta chilometri dal confine con il Libano – i militari hanno mirato con i cannoni usando come punto di riferimento il segnale del collegamento satellitare dei giornalisti.
Leggi Sull’intervento contro Assad pesano gli spettri di dieci anni di guerre - Leggi La morte in Siria di Marie Colvin e il pretesto per cacciare Assad - Guarda Il documentario italiano che racconta da dentro la rivolta in Siria
La morte di Marie Colvin e di Remi Ochlik non è un incidente di guerra: l’esercito siriano ha preso deliberatamente di mira l’edificio da dove i giornalisti occidentali assediati nel quartiere sunnita di Homs trasmettevano articoli e immagini alle redazioni. Secondo le intercettazioni dell’intelligence libanese, che ha ascoltato alla radio le comunicazioni tra ufficiali siriani – Homs è a meno di quaranta chilometri dal confine con il Libano – i militari hanno mirato con i cannoni usando come punto di riferimento il segnale del collegamento satellitare dei giornalisti. Il piano era di zittire la cronaca durissima dei corrispondenti stranieri, che testimoniavano di bombardamenti indiscriminati sui civili e che contraddicevano la versione del governo. La responsabilità della morte sarebbe stata poi fatta cadere sulla fatalità – la guerra è pericolosa – oppure sugli insorti.
Il segnale per i satellitari è visibile da terra e tradisce subito la presenza e la posizione di un individuo con un sistema di comunicazione sofisticato. I russi hanno usato questa tecnica di localizzazione per eliminare il leader della resistenza cecena Dzokhar Dudayev (con un missile, nel 1996) e un altro leader, Aslan Maskhadov, nel 2005, scovato dalle squadre speciali. Entrambi furono tenuti al telefono con il pretesto di negoziati di pace imminenti. I russi sono anche i partner militari più sofisticati e i protettori del regime siriano. Non c’è naturalmente un collegamento diretto dimostrabile; ma la tecnica di geolocalizzazione rende ora in Siria il lavoro dei corrispondenti stranieri una missione suicida.
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