Guazzabuglio industriale

Adesso i campioni nazionali propendono per Squinzi

Michele Arnese

Troveranno un’aria molto squinziana oggi i tre saggi di Confindustria quando incontreranno a Roma interlocutori di peso, di aziende pubbliche e private, nel giro di consultazioni per la successione alla presidenza. Il 6 e il 7 marzo le consultazioni dei tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) si concluderanno a Milano, dove anche l’orientamento di Assolombarda propende più per Giorgio Squinzi che per Alberto Bombassei, anche se il presidente Alberto Meomartini è atarassico con tendenza bombasseiana, si dice nella sede di via Pantano.

    Troveranno un’aria molto squinziana oggi i tre saggi di Confindustria quando incontreranno a Roma interlocutori di peso, di aziende pubbliche e private, nel giro di consultazioni per la successione alla presidenza. Il 6 e il 7 marzo le consultazioni dei tre saggi (Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti) si concluderanno a Milano, dove anche l’orientamento di Assolombarda propende più per Giorgio Squinzi che per Alberto Bombassei, anche se il presidente Alberto Meomartini è atarassico con tendenza bombasseiana, si dice nella sede di via Pantano.

    I saggi porteranno nella giunta del 22 marzo i nomi di chi ha riscosso più del 15 per cento dei consensi della base. Da quella giunta uscirà il nome del presidente designato il quale, il 19 aprile, presenterà alla giunta il programma e la squadra. L’elezione formale è prevista il 23 maggio, con il voto dell’assemblea privata. Il giorno successivo Emma Marcegaglia, nell’assemblea pubblica, passerà il testimone.

    Oggi ai saggi, nella capitale, esponenti di spicco come Francesco Gaetano Caltagirone e Luigi Abete argomenteranno tesi a favore della soluzione Squinzi, così come l’hanno già sostenuta nell’ultimo direttivo dell’Unione degli industriali di Roma e del Lazio, l’associazione guidata da Aurelio Regina. Regina è considerato il principale regista della campagna di Squinzi così come Stefano Parisi è considerato il regista della campagna di Bombassei. Oggi si sveleranno definitivamente anche gli orientamenti delle grandi aziende a controllo pubblico, dopo tentennamenti e depistamenti. Le Ferrovie dello stato sono state le prime avversarie di Bombassei, patron di Brembo e anche socio di Ntv (Nuovo trasporto viaggiatori), l’azienda presieduta da Luca Cordero di Montezemolo che farà concorrenza sull’Alta velocità alle Fs: un motivo in più per Mauro Moretti, amministratore delegato del gruppo Fs, per appoggiare Squinzi. Anche un altro colosso, ma quotato in Borsa seppure controllato dal Tesoro, ossia Terna, propende per il patron della Mapei: l’indicazione dell’azienda presieduta da Luigi Roth e capeggiata dall’ad, Flavio Cattaneo, è stata esplicitata già nel recente direttivo dell’Unione degli industriali di Roma e del Lazio. Poste Italiane non si erano espresse: il gruppo posseduto al 70 per cento dal ministero dell’Economia e capitanato da Massimo Sarmi aveva lasciato la delega al presidente dell’Uir, Regina. Una scelta non propriamente a favore di Bombassei. Enel nella riunione del direttivo laziale era assente, ma oggi incontrando i saggi l’amministratore delegato Fulvio Conti si esprimerà a favore del patron di Mapei. Resta non del tutto definita la posizione dell’Eni. Tra i bombasseiani si ricorda una dichiarazione di apprezzamento del capo azienda Paolo Scaroni per Bombassei; quando però Squinzi non era ancora un candidato. Gli squinziani, invece, danno il Cane a sei zampe orientato a votare per l’antagonista di Bombassei. Non solo: i rumor confindustriali, che abbondano, accreditano una richiesta chiara già avanzata dall’Eni per una direzione generale forte e autorevole con alcuni nomi graditi (Giampiero Massolo o Dario Scannapieco). Ma dal Cane a sei zampe non giungono conferme, anzi. E’ certa, comunque, l’aspirazione di Scaroni a non confrontarsi con un vicepresidente con delega all’Energia con tesi troppo critiche verso gli ex monopolisti, in particolare contro l’Eni, come lo è stato per un periodo in Confindustria il marcegagliano Antonio Costato, poi sostituito dalla stessa Marcegaglia per eccesso di dissidi con Scaroni.

    Resta da decifrare il caso Finmeccanica, controllata dal Tesoro con il 30 per cento. Dario Di Vico, con uno scoop sul Corriere della Sera, ha rivelato una lettera che il presidente del gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa, Giuseppe Orsi, ha inviato ai due candidati. Nessun preannuncio di uscita da Confindustria, ma Orsi ha lanciato un messaggio: se la confederazione non punta come sistema all’high tech made in Italy ci saranno seri problemi al nostro export, verranno dunque meno le ragioni per un gruppo internazionalizzato come Finmeccanica a continuare a far parte della confederazione, alla quale versa quattro milioni di euro. Sulla “burocrazia” Orsi ha trovato più sintonia in alcune tesi di Bombassei.